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Inter, occhio al biscotto…ma averne di pivot come Lukaku!

MOENCHENGLADBACH, GERMANY - DECEMBER 01: Romelu Lukaku of Inter Milan scores their team's third goal past Yann Sommer of Borussia Moenchengladbach during the UEFA Champions League Group B stage match between Borussia Moenchengladbach and FC Internazionale at Borussia-Park on December 01, 2020 in Moenchengladbach, Germany. Sporting stadiums around Germany remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Lars Baron/Getty Images)

Borussia Gladbach-Inter 2-3

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Per carità, gli allenatori: averne. Ma dove era il Milan prima dell’avvento di Ibra? E cos’è la Juventus senza Cristiano? E cosa sarebbe l’Inter senza Lukaku? E’ la sua notte, una delle tante: a Moenchengladbach imposta l’azione che, via Gagliardini e Sommer, sfocia nel gol di Darmian, e poi ne ficca due. Alla fine, 3-2 per Conte, dal momento che i borussi avevano recuperato e ridotto le distanze con Plea. Il quale Plea avrebbe pure siglato il tre pari agli sgoccioli, se il Var e l’arbitro non glielo avessero correttamente sfilato per fuorigioco attivo di Embolo. Tra lattina e centimetri, non è che l’avvento dell’Inter porti bene, da queste parti.

(Photo by Lars Baron/Getty Images)

(Photo by Lars Baron/Getty Images)

Lukaku, dicevo. Trascina e sradica, è il pivot, anche se oggi si dice «centro», attorno al quale gira (quasi) tutto il gioco. L’Inter poteva chiuderla (palo di Lau-Toro e non solo), i tedeschi potevano riprenderla. Due parole su Darmian: sta a Conte come Mussi stava a Sacchi e Prandelli al Trap. Una pedina preziosa, che tratta la sua casetta di periferia, sulle fasce, come una villa e per questo la lustra, sempre. Fu lui, in Svezia, a cogliere il palo che fece capire come e con che gusto il destino aspettasse al varco lo sventurato Ventura.

E adesso? Girone pazzo, non meno dell’Inter. Può succedere di tutto, veramente, dopo che lo Shakhtar, debellato il Covid, ha sculacciato il Real anche a Kiev. Conte può ancora farcela ma, come Zidane, può finire fuori dalla mappa, persino dall’Europa League. Si decide il 9 dicembre: Real-Borussia, Inter-Shakhtar. Il biscotto di Madrid è una bombetta che potrebbe esplodere sull’obiettivo (avanti entrambi), ma persino in mano agli ex, molto ex, galacticos.

All’Atalanta, in compenso, basterà esportare ad Amsterdam l’1-1 impostogli dal Midtjylland. Un pari, insomma. I danesi erano ancora a zero e, all’andata, vennero travolti (0-4). E’ stato Romero, con una schiacciata alla Lebron, a salvare la Dea: non il Papu, non Ilicic, non - questa volta, soprattutto - Zapata. Per correre, l'esercito del Gasp corre sempre, diversi sono il furore e le ricadute sul pressing, sulle transizioni. Hateboer e Gosens non sono più i tarantolati puledri dei rodei felici: sono, oggi, i più braccati, i più accerchiati. E così al dentista restano meno pinze: mentre, man mano che si va avanti, le gengive crescono. A proposito di Champions: in casa, l’Atalanta non ha mai vinto: 2 pari, 1 sconfitta. In trasferta, sempre: 2 su 2, Anfield incluso. Se son trapani, fioriranno.

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