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SECONDO TITOLO EUROPEO DELLA STORIA AZZURRA

Italia ombelico d’Europa, oh yes!

LONDON, ENGLAND - JULY 11: Giorgio Chiellini, Captain of Italy lifts The Henri Delaunay Trophy following his team's victory in the UEFA Euro 2020 Championship Final between Italy and England at Wembley Stadium on July 11, 2021 in London, England. (Photo by Michael Regan/UEFA via Getty Images)

A Wembley ha vinto la squadra più squadra

Redazione Derby Derby Derby

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Nando Martellini avrebbe scandito: campioni d’Europa, campioni d’Europa. Lo è l’Italia per la seconda volta, alla grande, dopo aver rimontato e domato l’Inghilterra, dal lampo di Shaw alla zampata di Bonucci. I rigori, again. Non ha deciso Jorginho, questa volta. Donnarumma: è stato lui, l’eroe. Due parate, su Sancho e Bukayo Saka. Erano entrati, con Rashford, per dare una mano dal dischetto: 0 su 3, come non detto.

Con la Spagna, avrebbero meritato loro. A Wembley no, la nazionale era in largo credito con la trama, con lo spirito e con le occasioni, ma sì, per avare che fossero state. Chi scrive, l’aveva collocata tra i quarti e le semifinali. E’ andata al di là di tutto, e di molti. In cima, Roberto Mancini. Non aveva una rosa eccelsa, l’ha difesa, l’ha selezionata, l’ha migliorata: chapeau.

 (Photo by Andy Rain - Pool/Getty Images)

Non dei marziani, questo no, ma dei giocatori con le palle, sempre. Nei periodi in cui la superiorità di giornata avrebbe potuto spingerli a stuzzicare il destino. E, soprattutto, nei momenti in cui bisognava pedalare e soffrire: a ruota del Belgio, dietro alla Spagna.

Una squadra nel senso vero e più «normale» della parola. Tutti per tutti, tutto per tutti. Dai Locatelli e dai Berardi di Roma al Chiesa debordante delle partite secche alla old firm, i rostri e le cicatrici di Bonucci e capitan Chiellini, passando attraverso le geometrie di Jorginho, i blitz di Barella, i ricami di Verratti. Magari ci si aspettava di più dai centravanti, Immobile o Belotti, ma il gruppo - la sua anima, la sua forza - ha coperto i limiti, ha liberato le forze.

Mai visto, in uno stadio che gronda leggenda come Wembley, l’Inghilterra così chiusa a catenaccio e l’Italia di tante vignette (e di «troppo» Lineker) a palleggiarle in faccia. Si sono presi, gli uomini di quel fifone di Southgate, solo il primo quarto d’ora e i supplementari. Pochi spiccioli.

 (Photo by Facundo Arrizabalaga - Pool/Getty Images)

(Photo by Facundo Arrizabalaga - Pool/Getty Images)

La sentenza del mese europeo è corretta. Ha vinto la squadra più squadra, al di là dei baci e degli schiaffi (Spinazzola, fin lì the best) che gli dei ci hanno distribuito. In un calcio di club alla canna del gas - parlo «anche» tecnicamente, salvo rare eccezioni - la Nazionale, che di solito era un vagone, e pure fastidioso, è passata in testa, ha salvato anche la loro.

The italian job. Ben fatto. E dedico l’arbitraggio di Kuipers agli stolti che avevano parlato di mafia, di manovre al soldo di sua maestà.

 (Photo by Antonio Masiello/Getty Images)

I voti complessivi, per concludere: Donnarumma 9, Di Lorenzo 7, Bonucci 7,5, Chiellini 8, Spinazzola 8, Emerson Palmieri 6,5, Barella 7, Jorginho 8, Verratti 6,5, Chiesa 8, Immobile 6, Insigne 7, Cristante 6,5, Acerbi 6, Locatelli 7, Pessina 7, Belotti 6, Bernardeschi 7 (freddissimo dal dischetto, 2 su 2), Berardi 7,5, Toloi sv, Florenzi sv, Castrovilli sv, Raspadori sv, Sirigu sv, Meret sv.

E 9 al Mancio, oh yes. Italia ombelico d'Europa: chissà se sarebbe piaciuta a Raffaella.

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