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Appena quattro gare disputate e la Juve di Tudor è già sotto i riflettori, grazie a un avvio di stagione fatto di emozioni e risultati convincenti. Dopo il successo pirotecnico nel Derby d’Italia contro l’Inter, che ha portato in dote non solo prestigio ma anche la vetta della classifica a pari punti con il Napoli, i bianconeri erano attesi alla prova del nove in Champions League. E la sfida contro il Borussia Dortmund ha confermato che questa squadra ha carattere, ma anche fragilità da correggere.
Come contro l’Inter, anche contro i gialloneri la Juve ha rischiato grosso. Sotto nel punteggio e vicina al tracollo, è stata l’orgogliosa reazione finale a cambiare il destino della partita: due reti in tre minuti, dal 94’ al 96’, hanno trasformato un 2-4 disperato in un 4-4 che sa di vittoria morale. Un risultato che racconta di una squadra incapace di arrendersi, fedele al nuovo DNA forgiato da Tudor, fatto di rabbia, identità e spirito collettivo.
Tra i protagonisti spicca ancora una volta Kenan Yildiz, ormai più di un semplice talento. Il suo gol, un destro a giro dalla “mattonella” cara ad Alessandro Del Piero, ha fatto scattare inevitabili paragoni con la leggenda bianconera e la rete segnata proprio al Westfalenstadion nel ’95. Il turco non solo illumina, ma si carica la squadra sulle spalle: due partite, due colpi da leader tecnico.
E poi c’è Dusan Vlahovic, tornato devastante dopo mesi difficili. Reduce da un’estate tormentata e dalle critiche della passata stagione, il serbo ha risposto sul campo: doppietta pesantissima, assist decisivo per Kelly e già cinque gol stagionali in sei presenze tra Juve e Nazionale. Un rendimento che spinge a un interrogativo inevitabile: può davvero restare un’arma da usare solo a partita in corso? Tudor lo gestisce da “super-sub”, ma con questa condizione appare impossibile lasciarlo fuori ancora a lungo.
La rete del 4-4 porta la firma di Lloyd Kelly, già a segno contro l’Inter: un colpo che conferma la sua capacità di incidere anche in fase offensiva. Ma dietro la Juve continua a concedere troppo: tra Inter e Borussia, otto gol realizzati e sette subiti, con un dato che pesa come un macigno – cinque tiri nello specchio e quattro gol incassati contro i tedeschi.
A ciò si aggiunge un Di Gregorio incerto, colpevole su almeno due reti, e una mediana incapace di schermare gli inserimenti avversari. Koopmeiners resta un enigma: fallisce una ghiotta occasione a tu per tu con Kobel e in 69 minuti di totale anonimato non lascia tracce. Tudor, però, continua a puntare su di lui: segno che vede qualcosa che ancora sfugge agli altri.
Il bicchiere resta mezzo pieno: la Juve è capolista in Serie A e imbattuta in Champions. Tuttavia, per non trasformare lo spettacolo in roulette russa, serve trovare quel famoso equilibrio evocato da Chiellini nel prepartita. Perché se davanti la coppia Yildiz-Vlahovic infiamma lo Stadium e regala sogni, dietro il castello trema troppo facilmente.
Bella, folle e imprevedibile: capace di incantare e spaventare, di cadere e rialzarsi. La sensazione è chiara: con qualche accorgimento difensivo, questa squadra potrebbe non solo divertire, ma anche arrivar lontano.
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