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Juventus-Barcellona: Messi c’era, Cristiano Ronaldo no…

TURIN, ITALY - OCTOBER 28: Lionel Messi of Barcelona and Merih Demiral of Juventus battle for the ball  during the UEFA Champions League Group G stage match between Juventus and FC Barcelona at Juventus Stadium on October 28, 2020 in Turin, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Juventus-Barcellona 0-2

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

C’era Messi, non Cristiano. E allora è inutile girare attorno a Juventus-Barcellona, alla sua trama, al suo risultato. Pirlo fa quello che può, Koeman quello che deve. Leo, a 33 anni, vede ancora autostrade dove gli altri solo sentieri (Boskov). Vogliamo parlare del cambio di versante con cui ha aperto la corsia a Dèmbelé per il destro che, deviato da Chiesa - in quel caso, troppo al centro del villaggio - ha rotto il fragile equilibrio? Solo lui, poi, può permettersi di sbagliare certi gol da certe posizioni. Non però il rigore regalatogli, agli sgoccioli, da Bernardeschi, un naufrago disperso su un’isola di cui nemmeno le sue carte conoscono la latitudine.

TURIN, ITALY - OCTOBER 28: Leonardo Bonucci of Juventus greets Lionel Messi of FC Barcelona before the UEFA Champions League Group G stage match between Juventus and FC Barcelona at Juventus Stadium on October 28, 2020 in Turin, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Daniele Badolato - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

Già in avvio un errore di Demiral aveva innescato un minuto di fuoco culminato nel palo di Griezmann. Migliore di Madama, Szczesny: su Dembèlé, su Griezmann. Mamma mia. Direte: e i tre gol di Morata? Fuorigioco. Di abbastanza, di poco, di pochissimo. Episodi: avrebbero cambiato la partita? Lo dubito, visto l’agio con il quale avanzava il Barça, colpevole - solo e troppo - di eccesso di narcisismo: o in porta con la palla o niente.

Nella ragnatela del Barça, Pjanic entrava quasi in punta di piedi: un po’ emozionato, forse. Il 4-4-2 di Pirlo avrebbe avuto un senso (tecnico, tattico) se gli attaccanti avessero dettato uno straccio di lancio, se le ali - Kulusevski, Chiesa - avessero azzeccato un dribbling, almeno uno. Dybala, cercato fin troppo dai compari, si limitava a incanalare il traffico, come al crepuscolo dell’era Allegri. Era questo che gli aveva chiesto il mister, forse per sopperire a un centrocampo senza radar?

Si reggeva su Bentancur, la terra di mezzo, così come la difesa sulle malizie di Bonucci e i riflessi del portiere. Per il resto: palla indietro, tipo rugby, e nessun passaggio a premiare i rari incursori che alzavano la manina (Chiesa, a volte). Una Juventus lenta, senza scintille. La solita Juventus. Con il solito penalty contro e il solito espulso (Demiral), corretti entrambi. E dire che i catalani non hanno mai dato l’impressione di essere proprio un muro, dietro.

E’ la prima sconfitta di stagione, a fronte di allarmi che erano già suonati a distesa. Andrea è «figlio» di Andrea e dunque, in teoria, potrà lavorare tranquillo. Restano le tracce: me ne aspettavo qualcuna. Nessuna, se si escludono le bollicine di Kiev.

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