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Juventus bella di notte: dal massacro dell’andata al trionfo del ritorno

BARCELONA, SPAIN - DECEMBER 08: Cristiano Ronaldo of Juventus F.C. is put under pressure by Lionel Messi of Barcelona during the UEFA Champions League Group G stage match between FC Barcelona and Juventus at Camp Nou on December 08, 2020 in Barcelona, Spain. Sporting stadiums around Spain remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by David Ramos/Getty Images)

Barcellona-Juventus 0-3

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Sono notti che restano. All’andata, senza Cristiano, e al di là dei centimetri di Morata, fu un massacro. Questa volta, con Cristiano, è stato un trionfo. Da 0-2 a 3-0: e primo posto nel girone di Champions, addirittura. Non ci credevo, l’avevo scritto. Dal derby di sabato al Camp Nou di stasera siamo passati dalla Juventus peggiore alla Juventus migliore, soprattutto per un tempo. Può darsi che il Barcellona l’abbia presa alla leggera, era senza Piqué e dicono che Leo Messi - il migliore dei suoi, sempre e comunque - sia all’ultimo tango. Ne dicono tante. Fatto sta che, al pronti-via, Madama è andata a scegliersi lei il cavaliere - cioè il gioco, cioè il pressing - soffiandolo agli avversari, fermi agli ozi torinesi e alla polizza dello scarto. Cristiano ha trasformato un rigore muy generoso, McKennie ha raddoppiato in acrobazia, sul «solito» assist del «solito» Cuadrado. Mi son dovuto dare un pizzicotto. Le incursioni dell’americano, le sponde di Morata, la vivacità di Ramsey - persino lui, sano immaginario - e la difesa raccolta attorno a Bonucci, De Ligt e Buffon. Ho detto raccolta, non chiusa a chiave.

(Photo by David Ramos/Getty Images)

Pirlo aveva rinunciato al pacchetto delle ali (Chiesa, Kulusevski, Bernardeschi) e varato un 4-4-2 mobile, reattivo, in cui tutti aiutavano tutti. Piano piano, ma non Pjanic Pjanic, Koeman ha cercato di scuotere gli spiccioli che gli rimanevano. Non ce l’ha fatta. Ha chiuso con i pulcini che invocavano disperatamente la Pulce, l’unico a impegnare Buffon, sempre lì, sul pezzo, a 42 anni. In avvio di ripresa, la Juventus ha ricominciato come aveva cominciato. All’attacco. Altro pizzicotto, please. Ed ecco il secondo penalty, per un braccio di Lenglet colto dal Var e non dall’arbitro, tirchio anche nel giallo (sarebbe stato il secondo). E così, per il Marziano, doppietta e 752. Zero a tre: il Barcellona, nella sua tana, non perdeva dal 3 maggio 2013 (Bayern). Non c’era Messi. Questa è una squadra profondamente malata, che la Juventus ha ribaltato dopo esserne stata rovesciata non più tardi del 28 ottobre, perché sì, il calcio è un mistero buffo e molto può succedere. Tutti ad alto livello, con l’unico peccatuccio dei troppi passaggi laterali buttati via. Pirlo è stato netto, stavolta, e pure i cambi, penso a Rabiot, gli hanno dato sicurezza. La palla viaggiava più veloce e ci si muoveva anche senza. La chiave di molto, se non di tutto.

Che poi, alla fine, Madama abbia lasciato che i bambini venissero a lei, bé, nessuno è perfetto. E adesso, al lavoro: se sarà la partita della svolta, se sarà un esame capace di tracciare confini solidi, buon per Pirlo. A patto che fin da domenica a Marassi, con il Genoa, non ci si addormenti sopra. Sarebbe un film già visto. Per concludere, il duello fra gli Extraterrestri. Messi è stato il Barcellona. Cristiano è stato infallibile dal dischetto e ha contribuito ad arricchire l’arsenale della Juventus. Su tutto, e su tutti, il recupero con il quale Cierre ha rincorso e borseggiato Leo nell’area di Buffon. L’utopia è quella cosa che se fai due passi per avvicinarla, lei ne fa altri due, diceva Galeano. A volte, anche tre.

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