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JUVENTUS-INTER 0-1

Juventus-Inter e Allegri, ma allora dominare si può…

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All’Inter è andata bene: anche per questo, Milan e Napoli permettendo, lo scudetto è sempre lì.

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Ma allora si può giocare in un certo modo? Non ricordo un derby d'Italia così dominato da Allegri eppure 1-0 per l’Inter. I risultatisti saranno furibondi. Ha deciso un episodio agli sgoccioli del primo tempo, un rigorino di Morata su Dumfries «fratello» del pestoncino di Dumfries ad Alex Sandro, all’andata. Un capitolo degno della saga: il Var lo suggerisce a Irrati, Szczesny la para a Calhanoglu, sulla respinta la palla carambola comunque in rete (Zakaria?), per me tutto regolare. Per il Var no: invasione di De Ligt, bis del turco e stavolta il polacco non si arrampica ai livelli di Hurkacz e della Swiatek.

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Bollicine, dunque, ma non di champagne. Un’antologia di wrestling, di imboscate, di veleni. Juventus con il tridente, un valore o un prezzo a seconda di come lo supporti, padrona per una buona mezz’ora e per lunghi tratti della ripresa. Certo, Dybala gironzolante attorno a Brozo non era il massimo, ma anche lui deve darsi una mossa. Traversa-ginocchio di Chiellini, mischioni, presunzione di pericolosità in certi tiri (di Morata, di Vlahovic, di Cuadrado) e da certe situazioni, palo di Zakaria, lo stadio pieno e ringhiante, la caccia sistematica a un penalty risarcitorio (ah, De Ligt). Insomma: ha perso, la Juventus, come tante volte aveva vinto. Persino il pari le sarebbe stato stretto. La nemesi, la nemesi. Al di là di chi gioca, la filosofia non può che essere questa: aggressivi dall’inizio, feroci nel recupero-palla, più coraggiosi nel piantare le tende della difesa.

L’Inter? Veniva da sette punti in sette partite, non aveva alternative, si è raccolta a catenaccio attorno al rientrante Brozovic, a Skriniar, a un Barella meno vago. Con Handanovic ora muro ora meno. Locatelli, speronato al pronti-via da Lau-Toro, è stato ben surrogato dallo svizzero. Mi è piaciuto persino Rabiot. Se mai, è mancato Vlahovic, non proprio l’Attila che sa essere. Si chiude, così, la striscia di 11 vittorie e 5 pareggi. Resta, come era nei voti, il quarto posto.

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