derbyderbyderby editoriali L’editoriale di Juventus-Inter: segnale forte dei bianconeri, nerazzurri in crisi
Serie A

L’editoriale di Juventus-Inter: segnale forte dei bianconeri, nerazzurri in crisi

Alessandro Savoldi
Alessandro Savoldi
Dalla risata di Thuram, alla scelta di Tudor, passando per un Yildiz sempre più star e i tanti punti di domanda intorno ai nerazzurri: ecco cosa ci ha detto un Derby d'Italia da cuori forti
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Juventus-Inter ci dice tante cose, nonostante siano passate solo tre giornate. Sicuramente chi ha più da riflettere tra i due allenatori è Chivu, mentre Tudor può essere soddisfatto dei nove punti. Ecco l'editoriale del Derby d'Italia.

Inter, numeri e gap: ora Juventus e Napoli distano sei punti

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Partiamo dai numeri, freddi ma inappellabili. L'Inter non partiva così male in campionato dalla stagione 2011/2012: un pareggio e due sconfitte in tre partite per un'annata chiusa al sesto posto, con 58 punti. La vetta della classifica, con Juventus, Napoli e, potenzialmente, Roma e Cremonese in testa a punteggio pieno, ora dista sei lunghezze. Con 35 partite da giocare sarebbe sciocco dire che l'Inter è già fuori dalla corsa al titolo, anche se, d'altro canto, le ultime due uscite dei nerazzurri hanno dimostrato qualche debolezza di troppo. Occhio quindi a un gap che potrebbe anche diventare definitivo.

Ovviamente, nella sconfitta di Torino per Chivu non tutto è da buttare. La prestazione, sul piano del gioco, non è stata negativa, anzi, per larghi tratti i nerazzurri si sono fatti preferire rispetto ai padroni di casa. Eppure, nel momento in cui, dopo aver prima raddrizzato e poi ribaltato lo svantaggio, l'Inter non ha chiuso la partita, come fanno le squadre da titolo. Non ha chiuso la partita perchè, fondamentalmente, non ne è capace. Il problema dei punti persi da situazione di vantaggio si ripresenta per la seconda volta in tre giornate: una spia d'allarme accecante sul pannello di controllo del tecnico rumeno e del suo staff.

Passato e presente: dove sta la linea?

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"Si va avanti, bisogna cancellare qualche cosa accaduta nel passato per poter avere la lucidità e la serenità di portare a casa risultati": così Chivu in conferenza stampa. Sorge spontanea la domanda: cosa si intende per passato? Qual è il passato di questa Inter e qual è il presente? Perchè, ad oggi, le similitudini sono parecchie. Nonostante le voci estive siano state un susseguirsi di ipotetici ribaltamenti, i nerazzurri sono gli stessi nel modulo ma soprattutto nei protagonisti. E oggi i cambi di Chivu lo hanno dimostrato, bocciando, almeno per ora, il mercato estivo, in entrata e in uscita.

Un Akanji arrivato da pochi giorni scalza un Bisseck ai minimi storici in termini di gradimento ma blindato dalla dirigenza, Mkhitaryan panchina Sucic, tanto convincente soprattutto alla prima, Frattesi non entra dopo essere stato tolto dal mercato e ritenuto incedibile. E ancora: Diouf resta in panchina dopo essere stato pagato più di venti milioni e, infine, a Luis Henrique viene preferito Darmian. Ultima postilla, sul capitolo portiere. Sommer, di fatto, ha condannato l'Inter alla sconfitta, con una sbavatura sul gol di Yildiz e una papera sul gol di Adzic: quando toccherà, davvero a Martinez, al posto dello svizzero, sempre meno convincente?

Insomma, tante domande, qualche certezza e qualche segnale di ripresa, come quello di Calhanoglu. Infine, per chiudere il passaggio sulla serata dell'Inter, due parole sullo pseudo-caso Marcus Thuram. Nessuno vuole promuovere l'anacronistica e stucchevole retorica per la quale chi perde deve necessariamente essere furibondo e fuori di sé, considerando poi che la prestazione del numero nove nerazzurro è stata di altissimo livello.

Però, allo stesso tempo, diciamola tutta: la combinazione mancata esultanza più risata dopo la rimonta subita non è proprio un bel messaggio. Correre a festeggiare con i propri tifosi, che per di più erano nella zona della porta in cui ha segnato il francese, sarebbe stato più che giusto e avrebbe caricato magari la squadra, evitando poi la contro-rimonta. Ognuno vive le emozioni a modo suo, ma, forse, un po' di sanissimo agonismo farebbe bene.

La Juve in testa: voglia di volare o paura di cadere?

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La Juventus bissa le vittorie contro Parma e Genoa, tiene il passo del Napoli e si regala la possibilità di covare un piccolo, grande sogno. Piccolo, perchè ancora la linea del traguardo è lontana. Grande, perchè sognare il Tricolore, con la consapevolezza di non essere chiaramente la favorita, non costa nulla. Ora sarà decisivo per i bianconeri riuscire a gestire i primi passi falsi, con una squadra che ha pochi giocatori abituati a lottare per vincere. Se la capacità di reagire riuscirà a prevalere sul rischio di finire in un vortice quando inevitabilmente i momenti difficili arriveranno, i tifosi juventini potrebbero divertirsi anche a lungo andare.

A proposito di momenti difficili: oggi la Juve manda un messaggio forte e chiaro alle altre. I bianconeri hanno sbloccato la partita alla prima discesa nell'area dell'Inter, dopo una decina di minuti complicati. Poi hanno ritrovato il vantaggio dopo essere stati raggiunti una prima volta. Infine, nonostante siano andati sotto all'82', hanno vinto in rimonta il Derby d'Italia. Con il senno di poi, può essere una giornata da scarica di adrenalina importante, motivando ancora di più l'ambiente con un gran risultato arrivato in seguito a una prestazione non così esaltante.

Chi completerà la spina dorsale bianconera? Ecco cosa ci dice Juventus-Inter

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Bremer, Thuram, Yildiz e... Se in tre reparti su quattro non ci sono dubbi, resta da capire, anche dopo questa giornata, chi sarà il centravanti della Juve. Vlahovic ha giocato titolare per la prima volta in stagione e non ha convinto. Openda invece ha fatto vedere buone cose sul piano dell'intraprendenza, pur peccando di precisione e lucidità: può starci, all'esordio è normale voler strafare. Pochi minuti invece per David, complice anche una trasferta intercontinentale per scendere in cmapo con la foglia d'acero sul petto.

Ecco, questo traffico, alla lunga, rischia di diventare controproducente. Se da una parte è vero che disporre di tre calibri pesanti è un lusso da top team, dall'altra così potrebbe risultare difficile per tutti e tre trovare continuità. Le chance non mancheranno, tra campionato e Champions League, però la sensazione è che Tudor debba prendere una strada netta, decidere a chi affidare l'attacco e cavalcare la sua scelta. Poi, ovviamente, ci sono partite più adatte alle caratteristiche di uno o dell'altro giocatore, ma la sensazione è che per ora David parta davanti nelle gerarchie: in tal senso le prossime settimane chiariranno le idee di tutti.

Passiamo a Khephren Thuram, oggi il francese ha dimostrato, semmai ce ne fosse bisogno ulteriormente, di essere pronto per dominare anche in partite di altissimo livello. L'ex Nizza ha davanti a sé un futuro più che roseo e, presto, potrebbe arrivare il suo momento anche con les Bleus. Bene anche Kelly, oggi protagonista con un gol ma anche, e soprattutto, con una prova di grande solidità. E poi Yildiz, predestinato e sempre più incisivo: proprio questo step è quello che manca al turco per consacrarsi. Se dovesse iniziare a mettere in mostra tutto il suo talento con più continuità in pochi al mondo potrebbero reggere il confronto con lui.

Infine, Adzic. Il gol del montenegrino premia una scelta coraggiosa del suo allenatore con la terza rete di un subentrato in tre partite per la Juventus. Un segnale? Forse. La dimostrazione che osare può pagare? Sì. In tanti, anche in casa Inter, dovrebbero prendere nota.