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TENSIONI DA GESTIRE

La gestione di Antonio Conte è divisiva, la verità dell’Inter sta nel mezzo

VERONA, ITALY - DECEMBER 23: Antonio Conte, head coach of Internazionale looks on ahead of the Serie A match between Hellas Verona FC and FC Internazionale at Stadio Marcantonio Bentegodi on December 23, 2020 in Verona, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Antonio Conte lo conferma: nulla è trasversale quanto il pallone. Ma il tutto deve essere regolato, soppesato, ragionato.

Redazione DDD

di Gabriele Borzillo per fcinternews.it -

"La cosa più fastidiosa, perché di vero fastidio si tratta, è rendersi conto quanto la gestione contiana sia, al momento, una delle più divisive nella storia dell’Inter e della sua tifoseria. O, almeno, nella storia che appartiene alla mia memoria. Qui non si tratta di stare da una parte del guado o dall’altra: e nemmeno di pensare oddio quanto è bravo Antonio oppure è un sopravvalutato e nulla più. Si tratta di non scordarsi il bene supremo, calcisticamente parlando sia chiaro, di noi tifosi: i colori della maglia. Il cielo e la notte. Tutto il resto, ma proprio tutto, passa in secondo piano. La verità, mai come in questa situazione, sta nel mezzo. Sarebbe scorretto pensare che Antonio Conte abbia raggiunto il minimo traguardo auspicato all’inizio della scorsa stagione: ha messo in cascina gli stessi punti dell’Inter di Mou - anno 2010, con i quali all’epoca si vinse lo scudetto - e ha raggiunto una finale europea che ad Appiano Gentile mancava da giusto dieci anni, poco importa se il cammino verso la meta sia stato costellato di squadre non proprio annoverate nella lista delle “mi tremano i polsi se penso che la dobbiamo incontrare”. L’eliminazione diretta, spesso, racconta storie che con la logica del più forte hanno poco a che spartire, esempi da raccontare ce ne sono a decine.

(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

(Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Lo stesso discorso, dal mio opinabile punto di vista, va fatto riguardo la campagna acquisti/cessioni. Villa Bellini ha consegnato un allenatore più forte, inutile stare a girarci intorno, questo è, e una Società pronta ad avallare le scelte del tecnico, forse anche per liberarsi da quel senso di “eh, ma avessi avuto tizio e non caio sarebbe stato meglio” che ha aleggiato per i corridoi della sede nerazzurra lungo tutto l’arco della passata stagione sportiva. Io sono un fan di Eriksen: no, non un tifoso semplice del danese, proprio un fan sguaiato. Però, se nel campo visivo dell’allenatore dell’Inter, che è il bene supremo, sottolineiamolo per l’ennesima volta, non è mai abbastanza, l’Eriksen di turno resta fisso ai margini oppure manco ci entra beh, l’unica soluzione è liberarsene in nome e per conto di un’utilità forse poco chiara ai più, almeno leggendo i vari social, ma molto evidente a chi deve guidare la squadra e che, di un simil Eriksen, non sa cosa farsene. Poco importa è forte non è forte: importa quel che decide il tecnico, nelle grandi Società calcistiche accade così spesso e volentieri, con qualche eccezione, lo ammetto, ma non è questo il caso.

Il tutto, per Antonio Conte, è un boomerang estremamente pericoloso: oggi ha in mano il potere decisionale e la Società Inter farà di tutto per accontentarlo, come è corretto che sia. Un domani, perché il momento del conto arriverà, dovrà tornare tutto, come al ristorante. Io credo, 30 gennaio, che l’Inter farà molto bene in campionato, ne sono convinto pur stringendo gli zebedei, non si sa mai. Dovesse andare diversamente beh, l’Inter c’era prima di Antonio Conte e ci sarà anche dopo. Oggi sostengo chi guida i nerazzurri ma quei colori, quelle maglie, resteranno sempre. Indipendentemente da chi le guiderà".

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