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IN DUE ANNI SOLO 4 ERRORI SU 40 OPERAZIONI PER IL DUO MALDINI-MASSARA

Il Milan ha una linea chiara e precisa sul mercato

Il Milan ha una linea chiara e precisa sul mercato

Tante scelte corrette, acume e progettualità nelle 40 operazioni fino ad oggi portate avanti dalla dirigenza sportiva rossonera. Troppi i giudizi basati su meri preconcetti

Redazione Derby Derby Derby

di Max Bambara -

Da quando Paolo Maldini e Ricky Massara sono diventati i responsabili dell’area tecnica rossonera sono passati oltre due anni; era il giugno del 2019 e quel Milan era molto diverso rispetto alla squadra di oggi. Il club veniva da due estati particolari. In quella del 2017 l’allora direttore dell’area tecnica Massimiliano Mirabelli aveva condotto una campagna acquisti molto rilevante sul piano degli impegni finanziari (oltre 200 milioni di euro spesi in cartellini). In quella del 2018 invece Leonardo era diventato il direttore tecnico del Milan a metà luglio ed aveva avuto circa un solo mese davanti al fine di impostare una strategia di mercato che, comunque, aveva determinato gravosi impegni finanziari a bilancio, soprattutto nel gennaio 2019 quando gli investimenti per Piatek e Paquetá impattarono notevolmente sugli equilibri finanziari del bilancio milanista. Nell’estate del 2019 pertanto, sia Paolo Maldini e sia Ricky Massara erano chiamati ad un’impresa non semplice: alzare il livello di competitività del Milan, abbassando contestualmente i costi. Obiettivi ambiziosi ma non semplici nel breve periodo, atteso che nel calcio, molto spesso, costi e competitività camminano sulla stessa strada.

 (Photo by Getty Images)

Eppure due anni dopo, nel maggio del 2021, il Milan si è ritrovato in Champions League dopo 7 lunghi anni di assenza, secondo in campionato con pieno merito, con una squadra giovane e, soprattutto, con un progetto tecnico molto chiaro e definito, teso a creare una squadra capace di praticare un calcio moderno, veloce, tecnico ed europeo all’interno di una cornice finanziaria improntata alla sostenibilità. In questi due anni le scelte del duo dirigenziale sono state spesso accompagnate da perplessità, scetticismo, persino scherno. Si è andati dai giocatori retrocessi che se venivano al Milan rappresentavano un’onta incancellabile (Bennacer, Krunic, Tonali), al panchinaro del Chelsea con poche partite in Premier League (Tomori), sino al giocatore incompiuto (Rebic) ed agli scarti del Real (Hernandez e Diaz). Il picco dello scetticismo è stato toccato quando il Milan ha ceduto Cutrone per 18 milioni di euro (forse una delle migliori operazioni in uscita degli ultimi 10 anni) e quando è stato preso Kjaer in prestito dall’Atalanta.

Per molti non c’era un progetto perché i preconcetti della mente sono patine dorate che impediscono di vedere le linee tecniche marcate di quella che è stata una rivoluzione silenziosa, credibile, non necessitante alcuno sbandieramento mediatico. Solo con la prevenzione si spiega peraltro lo scetticismo su Messias, uno dei giocatori tecnicamente più dotati della Serie A, uno che conduce la palla in corsa da grande giocatore che, tuttavia, nella sua vita, ha avuto il difetto di arrivare al calcio dei grandi quando aveva solo 28 anni. Certo un investimento su un giocatore che viene dal Crotone ha sempre un margine di rischio perché esistono le variabili dell’ambientamento e della capacità di sostenere la pressione. Il Milan però si è premunito: qualora andasse male l’operazione, la società rossonera perderebbe soltanto poco più di due milioni di euro (la spesa sostenuta per il prestito annuale).

Le intuizioni della dirigenza meritano apertura di credito non certamente per spirito di partigianeria o per assenza di capacità critica, bensì perché i numeri ci dicono che dobbiamo avere fiducia. Dall’estate del 2019 al gennaio 2021 (ossia in 4 sessioni di mercato ad oggi giudicabili) la coppia Maldini-Massara ha portato a termine 40 operazioni, di cui 18 in entrata (Theo Hernandez, Rebic, Rafael Leao, Bennacer, Krunic, Leo Duarte, Saelemekers, Ibrahimovic, Kjaer, Tonali, Tatatusanu, Kalulu, Diogo Dalot, Hauge, Brahim Diaz, Tomori, Meite, Mandzukic) e 22 in uscita (Abate, Bertolacci, Montolivo, Mauri, Stefan Simic, Strinic, Reina, Zapata, Laxalt, André Silva, Cutrone, Bellanova, Halilovic, Ricardo Rodriguez, Musacchio, Caldara, Piatek, Borini, Bonaventura, Biglia, Suso, Paqueta). Le uniche operazioni che possono essere contestate in entrate sono Leo Duarte e Mandzukic, mentre in uscita gli unici giocatori che hanno avuto un buon rendimento lontano dal Milan sono Paquetá e André Silva (che comunque è arrivato in uno scambio con Rebic dal quale hanno tratto vantaggi entrambi i club).

Pertanto, parliamo di 4 errori su 40 operazioni complessive, ossia il 90% delle scelte sono state corrette. Sono numeri che andrebbero evidenziati in quanto indicano una visione estremamente chiara dell’identità tecnica che la squadra deve avere ed una valutazione corretta dei profili dei giocatori. Su queste basi, d’insieme e non riferite alla singola operazione, deve essere valutato il lavoro della dirigenza sportiva del Milan. Il 100% delle operazioni perfette è impossibile per chi opera, per chi fa delle scelte, per chi decide di sporcarsi le mani nella pasta. L’obiettivo della perfezione nella pratica non è raggiungibile. Possono assurgere ad essa soltanto i professori che stanno dietro una scrivania e che hanno sempre in tasca la soluzione migliore, quella che non potrà mai essere discussa dalla realtà e che boccia senza appelli un ragazzo soltanto perché ha il torto di aver giocato nei tornei UISP fino a 24 anni, arrangiandosi facendo il fattorino. In fondo rimane sempre valido il detto di Albert Einstein: è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio.

 

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