ALTISSIMA COMPETITIVITA'

La nuova fase della Serie A

La nuova fase della Serie A - immagine 1
Su 110 gare giocate negli anni 20 (escluse solo le ultime due giornate di andata della stagione 2019-2020) i valori sono estremamente vicini (Inter 241 punti, Milan 239, Napoli 235).

Redazione DDD

di Max Bambara -

Le analisi sul calcio italiano e, in particolare, sulla Serie A, si fanno eccessivamente condizionare dalla mentalità e da quanto avvenuto nel decennio precedente in cui esisteva sempre una squadra capace di dominare il campionato prim’ancora che lo stesso iniziasse. Gli esiti della Serie A apparivano assolutamente scontati e diventava difficile pensare ad una alternativa alla Juventus vincente, tanto è vero che gli stessi tifosi juventini hanno finito per snobbare l’incredibile serie di scudetti portati in bacheca.

Dopo un decennio dominato dalla Juventus, è iniziato un decennio in cui la competitività per i primi posti è massima

Gli anni 20 calcistici, che stiamo vivendo da tre anni, sono stati fortemente caratterizzati dal lockdown che ha acuito le difficoltà di bilancio di tanti club ed ha costretto tanti proprietari ad una retromarcia sul piano dei costi e delle spese da sostenere. L’andamento tendenziale delle squadre in questo segmento temporale che va dall’inizio del 2020 sino ai giorni nostri ci dice fondamentalmente una serie di cose. In primis ci dice che gli anni 10, caratterizzati dal dominio di una singola squadra (la Juventus) non ci sono più e difficilmente possono essere riproponibili, atteso che la Juventus in quella fase storica è riuscita a portare avanti un piano d’investimenti importante, cui ha fatto da volano lo stadio di proprietà, vero e proprio differenziale fra il club sabaudo e gli altri competitor.

MILANO E IL DERBY DEL BILANCIO

In quella stessa fase storica l’Inter e il Milan hanno vissuto il canto del cigno delle loro storiche proprietà italiane (i nerazzurri nel 2010, i rossoneri nel 2011); successivamente entrambe sono state costrette a vendere i propri giocatori migliori per esigenze di bilancio e il passaggio da una proprietà italiana ad una proprietà straniera è stato lento, mantecato e non indolore dal punto di vista dell’impatto e dei risultati. In quella fase la Juventus è riuscita a spadroneggiare vincendo 9 scudetti consecutivi, sia per meriti propri, sia per l’assenza di validi competitor che rappresentassero uno spauracchio realmente credibile. Forse soltanto il Napoli di Sarri nella stagione 2017-18 è stato un avversario capace di far vedere i classici sorci verdi alla squadra bianconera.

Negli anni 20, invece, sta accadendo l’esatto opposto. Lo confermano in maniera lapalissiana i numeri di questi ultimi 3 anni. Dall’inizio del girone di ritorno della stagione 2019-2020, si sono giocate esattamente 110 partite. Tre squadre hanno fatto praticamente lo stesso numero di punti. L’Inter 241, il Milan 239, il Napoli 235. Orbene, se su oltre 100 partite ci sono soltanto 6 punti di differenza fra queste squadre significa che siamo passati ad una fase davvero antitetica rispetto agli anni 10; dal dominio indiscusso si è giunti ad una competitività altissima, in cui la differenza può essere fatta da situazioni di contorno, da semplici dettagli, da quel pizzico di buona sorte in più.

Qualsiasi discorso su chi è più forte fra queste tre squadre rischia, pertanto, di diventare un postulato ideologico, atteso che non è semplice avere valori così vicini sommando i punti ottenuti in quasi tre campionati (a rigore mancherebbero 4 partite per fare 3 campionati perfetti). D’altro canto c’è da segnalare come la Juventus sia scesa di ben due livelli. Non soltanto non è più la squadra indiscutibilmente più forte e dominante della Serie A ma, addirittura, fa molta fatica anche a stare fra le prime 3, staccata di oltre 20 lunghezze. Non è casuale che il valore della squadra torinese, in questo triennio, sia molto più vicino a quello dell’Atalanta (214 punti per la Juventus in 110 gare, 207 punti per gli orobici in 110 gare). Più staccate la Lazio (197 punti in 110 gare) e la Roma (187 punti in 110 gare).

L’attuale rendimento del Napoli di Luciano Spalletti (media di 2,7 punti a partita su 15 gare), trova comunanze soltanto con l’Inter di Antonio Conte del girone di ritorno 2020-2021 (media di 2,6 punti a partita su 19 gare). Il Milan di Stefano Pioli invece è la squadra maggiormente costante nel rendimento. Considerati i cinque gironi da 19 partite effettivamente disputati (ritorno 2019-20, andata 2020-21, ritorno 2020-21, andata 2021-22, ritorno 2021-22), si segnala come in 4 occasioni la squadra rossonera sia riuscita a superare quota 40 punti (col picco negativo dei 36 punti in 19 partite nel girone di ritorno 2020-21). Il Napoli è sceso ben tre volte sotto quota 40 punti (nel girone di ritorno 2019-20, nel girone d’andata 2020-21 e nel girone d’andata 2021-22), mentre l’Inter in due occasioni è scesa sotto quota 40 punti (nel girone di ritorno 2019-20 e nel girone di ritorno 2021-22).

L’equilibrio insomma regna sovrano e continuare con la tiritera mediatica di quale sia la squadra più forte che deve vincere per manifesta superiorità della propria rosa (prima l’Inter, poi il Napoli), è un esercizio di inutilità e di pressappochismo, smentito in maniera clamorosa dai numeri degli anni 20.

tutte le notizie di