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QUANDO UN GRANDE TALENTO NON BASTA...

La parabola di Mario Balotelli: aveva tutto per essere un numero 1…

MILAN, ITALY - MAY 01:  Mario Balotelli of AC Milan shoots and misses a penalty during the Serie A match between AC Milan and Frosinone Calcio at Stadio Giuseppe Meazza on May 1, 2016 in Milan, Italy.  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Mario Balotelli e il declino inesorabile di un giocatore che aveva tutto per essere un campione e che, invece, si è accontentato di vivere alle spalle del suo talento

Redazione DDD

di Max Bambara -

Quando si parla di Mario Balotelli, bisogna sempre considerare che esiste un pre ed un post Mondiale del 2014 in Brasile. Quel Mondiale infatti avrebbe dovuto essere il trampolino di lancio per l'ex attaccante di Inter, Manchester City, Milan e Liverpool. Ed invece, complice una Nazionale italiana controversa e non gestita nel modo migliore dal CT Cesare Prandelli, l'Italia si è ritrovata eliminata al girone, con Balotelli eletto, ingiustamente, capro espiatorio della situazione. Il giocatore non era stato all'altezza delle aspettative di tutti gli sportivi italiani: in ogni caso, la scelta di Gigi Buffon e Andrea Barzagli di scaricarlo pubblicamente, con alcune dichiarazioni ad orologeria, era stata davvero pessima. Tuttavia da quel momento nella mente di Mario qualcosa è saltato, qualche meccanismo di equilibrio si è rotto, perché da quell’estate è iniziato il suo lento declino: il ragazzo da potenziale nuova stella del calcio italiano, si è trasformato in qualcosa di difficilmente identificabile. Un parallelo non casuale può essere proprio quello con Cassano. Anche Antonio era stato baciato da madre natura che gli aveva donato un talento incredibile, un talento da lui sprecato per la sua incapacità di maturare e di diventare una persona equilibrata. Mutatis mutandis, in Balotelli è accaduto qualcosa di simile; prigioniero dei suoi vuoti, ha scelto la via sbagliata, ossia quella di trasformare le sue mancanze in alibi giustificativi per le proprie asperità caratteriali. I numeri chiariscono meglio di qualsiasi altra opinione questo concetto: nell'estate 2014 Balotelli era un attaccante di 24 anni che aveva già segnato 88 reti da professionista in poco più di 200 partite fra Inter, City e Milan. Nelle due stagioni successive, le reti da professionista furono soltanto 7 in oltre 50 partite, con le maglie del Liverpool e del Milan che, alla fine dell'estate 2015, gli aveva voluto dare una seconda chance. E così, nell’estate 2016, a soli 26 anni appena compiuti, Balotelli si è accontentato di vivere alle spalle del suo talento, scegliendo la soluzione comoda di un ambiente protetto, il Nizza, dove ritagliarsi una carriera da Cassano. Dopo l’esperienza triennale in Ligue 1 (positiva sul piano dei numeri con 43 gol in 76 partite, ma alienante dal ciclo del grande calcio) è iniziato un declino talmente inesorabile da non lasciar spazio nemmeno ai rimpianti.

 (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

L’arrivo a Brescia sembrava essere il punto di svolta per un giocatore che, in quella piazza, non era semplicemente Balotelli, ma poteva sentirsi anche Mario, perché in quel di Brescia lui aveva vissuto una parte importante della sua vita ed in quella città poteva sentirsi a casa. Ed invece Balotelli non è stato capace di mettere il suo talento al servizio della squadra, diventando quasi un sopportato per i compagni, un atteggiamento che non ha dato frutti e che ha portato ad una retrocessione amara per la squadra lombarda. Ne è seguita una estate da disoccupato, col giocatore che si è fatto più conoscere per il fuori campo piuttosto che per le imprese sportive. Poi c’è stata l’occasione a Monza, dove lavorava Adriano Galliani che aveva deciso di dare a Mario un’altra possibilità di rinascita, l’ennesima, forse l’ultima, della sua carriera. Anche questa chance Balotelli non l'ha sfruttata, sfornando qualche gol sporadico, ma giocando praticamente da fermo. E così il club brianzolo, fallita amaramente la promozione in Serie A, ha deciso di non rinnovargli il contratto in scadenza a giugno perché nel calcio il talento non basta. Qualche giorno fa, l’ultimo passaggio di una discesa verso gli inferi che è stata repentina e che non ha conosciuto soste: Mario ha firmato il contratto per una squadra della Serie B turca. Il tutto a nemmeno 31 anni, un’età in cui avrebbe potuto e dovuto essere in un grande club a determinare scudetti e Champions League o a guidare l’attacco della Nazionale italiana in una competizione come gli Europei o i Mondiali. Uno spreco. In questo caso, purtroppo, immenso.

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