GLI ERRORI MOMENTO DI CRESCITA...

La presunzione di Gigio

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Il portiere della Nazionale è soltanto il prodotto di tanti anni di esaltazione acritica

Redazione DDD

di Max Bambara -

Da anni l’Italia sportiva ha deciso a tavolino che Gigio Donnarumma è il portiere più forte del globo terrestre. Tale convinzione non ha una base reale atta a giustificarla ma, comunque, è diventata una sorta di totem da esibire in ogni momento.

C'era una volta il mantra...

“Abbiamo il miglior portiere del mondo” è la frase che da anni viene ripetuta a menadito, senza timore di smentita. In questo clima si è trovato a crescere il Gigio nazionale, un ragazzo che si è convinto troppo presto di essere il migliore senza dover dimostrare nulla. D’altronde se tutti ti dicono che sei il top nel tuo ruolo, dove altro puoi arrivare? La realtà dei fatti è molto diversa. Esiste da anni, infatti, una oggettività del campo che viene puntualmente ignorata e che ci dimostra come questo portiere abbia senza dubbio grande talento, ma sia totalmente privo di una base tecnica costruita con il lavoro. L’ex portiere del Milan è spesso in difficoltà nel gioco con i piedi e questo aspetto non può più essere considerato marginale nelle valutazioni, atteso che ormai l’estremo difensore è diventato un vero e proprio giocatore, praticando quasi tutte le squadre importanti il fraseggio dal basso.

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Donnarumma ha grandissima reattività fra i pali, ma il portiere di oggi è meno forte del portiere che ha esordito in Serie A nel 2015 e che ha giocato ad altissimi livelli sino al 2017. Nelle ultime quattro stagioni di Milan le smagliature ci sono state, comprensibili per un portiere di 18 anni, ma inaccettabili se questo portiere guadagna emolumenti da top player. L’errore madre venne commesso nell’estate del 2017 da Massimiliano Mirabelli. All’epoca il dirigente rossonero, pur di farlo rimanere al Milan, accettò di dargli uno stipendio di 6 milioni di euro netti. Tutto questo dopo un anno e mezzo da titolare in Serie A.

Da quel momento Donnarumma non è più stato lo stesso, alternando grandissime parate ad errori marchiani. In lui è calata l’umiltà, la voglia di migliorarsi, l’applicazione ferrea, a tratti persino la concentrazione. Si è seduto su sé stesso, mettendo troppi chili (aspetto che ne ha inevitabilmente diminuito la reattività) e non riuscendo a migliorare nelle uscite e nel gioco con i piedi, i suoi veri talloni d’Achille. L’Italia calcistica lo ha portato in trionfo per due rigori parati contro l’Inghilterra in finale degli Europei, dimenticandosi che la sua uscita a farfalle nell’ottavo di finale contro l’Austria, avrebbe potuto determinare l’eliminazione dell’Italia e soltanto un fuorigioco millimetrico di Arnautovic ha salvato Donnarumma dalle sue evidenti responsabilità. Tutta quest’opera di esaltazione nei confronti dell’attuale portiere del PSG ha prodotto un “mostro di presunzione” che si ritiene fortissimo senza esserlo e che si permette, addirittura, di fare l’offeso se un giornalista, con estremo garbo, glielo fa notare. Donnarumma, è il prodotto di una cultura calcistica in cui si passa dall’esaltazione alla demolizione, senza dare spazio all’analisi. Dinanzi a tutto questo possiamo solo dire che è un vero peccato veder sprecare così un talento puro come il suo. Il danaro può comprare molte cose ma può toglierti la fame di desiderarle e l’umiltà di crescere dando il giusto risalto agli errori e alla voglia di lavorare su di essi. Viene in mente la famosa frase pronunciata con tono solenne da Zlatan Ibrhimovic in quel di Sanremo, poco più di un anno fa. “Il fallimento non è il contrario del successo; è una parte del successo”. Si tratta di una massima esistenziale che, probabilmente, Gigio non ha mandato a memoria.

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