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La prossima sfida di Stefano Pioli: dare nuove certezze alla squadra

MILAN, ITALY - FEBRUARY 21: Stefano Pioli, Manager of AC Milan gives their team instructions during the Serie A match between AC Milan and FC Internazionale at Stadio Giuseppe Meazza on February 21, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Nel post gara di Milan Stella Rossa Belgrado, Stefano Pioli ha giustamente espresso la sua soddisfazione per il passaggio del turno da parte della squadra rossonera, ma non ha celato un filo di inevitabile preoccupazione per una impressionante...

Redazione DDD

di Max Bambara -

Stefano Pioli, dinanzi a qualche domanda diretta da parte degli addetti ai lavori, non ha nascosto che, in base alle sue valutazioni e alle sue personalissime sensazioni, il calo del Milan è più mentale che fisico, visto che la squadra sta patendo più del dovuto certe pressioni. La responsabilità, secondo Pioli, sta mettendo il freno a mano al Milan. Il tecnico rossonero, a nostro avviso, ha individuato abbastanza chiaramente le ragioni del calo del Milan nell’ultimo mese; probabilmente tuttavia ha un filo sottovalutato la componente tattica che, non in senso assoluto, sta condizionando abbastanza i giocatori in campo visto che l’attuale veste non par dare alla squadra le dovute sicurezze. La forza del Milan nell’ultimo anno è stata la sua identità tecnica molto marcata. Il 4-4-2 del gennaio 2020 schierato contro il Cagliari (vittoria rossonera per 0-2, con reti di Leao e Ibra) si è evoluto nel giro di poche partite in un 4-2-3-1 filosoficamente offensivo, tipico di una squadra sbarazzina che decide di scendere in campo per dominare la partita con la capacità innovativa del suo gioco. Il Milan del post lockdown ha poi trovato in questo sistema di gioco la cartina di tornasole del proprio coraggio e di una sana spavalderia ed in questo modulo si è cristallizzato, specializzandosi nella proposizione di un calcio non speculativo, armonico, collettivo nelle due fasi di gioco, fatto di dinamismo, qualità e tanta, anche tantissima, corsa. Ecco il punto della questione è tutto qui a nostro modestissimo avviso: il Milan, in questa fase della stagione, non ha il livello di condizione psicofisica che lo ha accompagnato per tutto il 2020; non è colpa di nessuno d’altronde, visto che i cali fisiologici fanno parte della complessità di una singola stagione. Probabilmente riuscire a trovare un piano B, alternativo all’ormai consolidato 4-2-3-1 (che, intendiamoci, deve comunque rimanere la strutturazione base della squadra rossonera), potrebbe consentire a Stefano Pioli di restituire nuove certezze ai suoi giocatori e di trovare una via d’uscita a questo periodo di stasi.

 (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Il Milan infatti, non sta patendo un calo mentale soltanto perché ha giocato più gare di tutti e sente il peso delle responsabilità. Questa è solo una parziale verità che non dà nemmeno l’esatta dimensione del problema. Il Milan è semmai bloccato mentalmente perché vorrebbe fare il calcio che faceva prima, ma ogni volta che prova ad attaccare alto l’avversario non riesce più a farlo come collettivo. Questo accade perché il pressing non è più portato in modo coordinato e sistematico, la linea difensiva non riesce ad avere la compattezza di inizio stagione nelle salite e, fra i reparti, ogni volta che gli avversari riescono a saltare la nostra prima pressione, si creano delle voragini imbarazzanti che espongono i difensori a situazioni complesse, in cui devono fare delle scelte. In casi del genere, queste problematiche nascono da un livello di condizione atletica non particolarmente ottimale che, inevitabilmente, si ripercuote sulla psiche dei giocatori. Ed ecco allora che qui nasce il problema modulo: continuare con questa strutturazione, in un momento in cui non si riesce ad avere la giusta brillantezza, potrebbe essere un errore di concetto.

Il Milan deve tornare a coprire meglio il campo, ad avere riferimenti più vicini fra i vari reparti ed a fare un calcio più verticale, anche se con meno stile. Non deve farlo per sempre, deve soltanto rifugiarsi in questa fase in un piano B alternativo che consenta alla squadra di trovare una stabilità e fiducia. In momenti del genere avrebbe senso togliere un giocatore offensivo dalla trequarti (magari Saelemekers) e aggiungere un difensore (Tomori) per provare a dare stabilità al pacchetto difensivo, precondizione fondamentale per riuscire ad attaccare bene quando si è in possesso di palla. Dal 4-2-3-1 al 3-5-2 cambiano tante. Meno svolazzi, meno ghirigori, più sostanza, più riferimenti. Sarebbe necessario insomma fare un passo indietro nella capacità evolutiva del proprio gioco, per riuscire a farne uno in avanti in termini di compattezza, adottando un sistema di gioco più classico ma dalle certezze più immediate. Tutto questo al fine di avere distanze più corte fra i reparti in fase di non possesso, il vero tallone d’Achille del Milan nell’ultimo mese di campionato e di coppe. A Stefano Pioli quindi l’arduo compito di valutare la fattibilità e la necessità di una variazione sul tema rispetto al modulo base. A noi pare abbastanza evidente come l’assenza di un piano B alternativo stia diventando, alla lunga, un vantaggio considerevole per gli avversari ed un aspetto penalizzante per il Milan.

 

 

 

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