TEMPI PIU' LUNGHI DEL PREVISTO

La tenuta difensiva e il rendimento di De Ketelaere

CDK E GLI EQUILIBRI
Il Milan e i suoi temi fondamentali

Redazione DDD

di Max Bambara -

Tutto molto bello, per citare una tipica espressione del mitico Bruno Pizzul. Il Milan passa i gironi di Champions League e, finalmente, dopo 9 anni, si qualifica agli ottavi di finale della massima competizione europea. A mio avviso non è casuale che la qualificazione sia arrivata dopo due partite in cui la squadra rossonera ha segnato molto (8 reti) ma soprattutto non ha subito gol.

A tal proposito, la considerazione di Fabio Capello nella serata di mercoledì è estremamente interessante, nonché molto pertinente. L’ex tecnico rossonero ha infatti evidenziato come questo Milan non stia tenendo lo stesso livello di rendimento difensivo rispetto alla scorsa stagione. Quali sono le motivazioni? A mio avviso ci sono tre ordini di ragioni che hanno inciso in questo segmento di stagione.

Concentrazione

La prima ragione è, senza dubbio, di natura psicologica. Quando prendi spesso gol, mentalmente tendi a perdere quell’attenzione feroce che è fondamentale nell’applicazione difensiva. Analizziamo i gol subiti dal Milan contro l’Udinese (alla prima giornata) e contro il Torino (nell’ultimo turno di campionato). In quei gol subiti non è possibile concentrarsi su questioni relative alla tattica di gioco perché in quei casi è la concentrazione dei difendenti a fare la differenza. Il Milan prende gol su situazioni in cui la squadra è schierata a protezione della porta ed in superiorità numerica perché i marcatori rossoneri non sono attenti e smaliziati, perché i meccanismi di scalata difensiva si inceppano, ma soprattutto perché si abbassa la soglia della tensione.

CDK E GLI EQUILIBRI

Non è casuale che una squadra che ha avuto un rendimento difensivo quasi perfetto (2 gol in 11 partite nell’ultimo tratto di stagione 2021-22), dopo uno scudetto vinto inconsciamente tenda a rilassarsi. D’altronde il sentore di una spia della tensione non ai livelli massimi può essere desunto dalle parole di Sandro Tonali dopo Bergamo. Emblematiche per certi versi, rivelatrici per altri. Non è un caso che nelle due gare chiave dell’ultimo mese (Juventus e Salisburgo) il Milan sia riuscito a vincere mantenendo la porta inviolata. I grandi avversari portano i livelli dell’attenzione al massimo.

Sacrificio in fase di non possesso

Impropriamente si dice che il Milan abbia vinto il campionato nella scorsa stagione in virtù di una difesa bunker durante tutto il campionato. Non è propriamente così; il Milan, come tenuta difensiva, nel girone d’andata della stagione 2021-22 ha avuto un rendimento simile al girone d’andata attuale. Ha trovato stabilità ed equilibrio nella seconda parte del girone di ritorno della scorsa stagione quando Stefano Pioli ha scelto di giocare quasi stabilmente con un centrocampista in più (Kessié o Krunic sulla trequarti) e di lanciare Kalulu come titolare al posto di Romagnoli. A ciò si è aggiunta una applicazione costante in fase di non possesso da parte dei giocatori offensivi (Giroud e Rafael Leao su tutti) che ha permesso al Milan di giocare un calcio collettivo in cui il recupero della palla alta era il marchio di fabbrica principale. Questa abnegazione e questo spirito di sacrificio in fase di non possesso non sono stati i medesimi in questo inizio di stagione e ciò ha esposto più frequentemente la linea difensiva a situazioni di palla scoperta. Nella gara di mercoledì sera, tuttavia, non è passata sotto traccia la grandissima prova fornita da Olivier Giroud che non ha solo segnato due gol, ma è stato un disturbo costante con le sue corse all’inizio delle azioni del Salisburgo. Un segnale prezioso in chiave futura, da rimarcare e da sottolineare.

Equilibrio di squadra

E veniamo all’ultima questione. C’è un aspetto che è stato sottovalutato in questa prima parte di stagione. Pierre Kalulu e Fik Tomori, la coppia centrale titolare del Milan, sono due difensori centrali fortissimi quando difendono alti. Hanno velocità ed esplosività e non temono di avere alle loro spalle 40 o 50 metri di campo. Se, invece, devono difendere in area o a ridosso dell’area di rigore entrambi tradiscono qualche lacuna concettuale che, col tempo, potrà essere sanata ma che, ad oggi, rappresenta una problematica. Tuttavia il Milan per tenere la linea alta ha bisogno di attaccare la palla alta e per farlo la presenza in campo di uno fra Pobega e Krunic è quasi indispensabile perché sono due giocatori eccellenti nel chiamare i tempi del pressing. Questo è il motivo principale per cui l’inserimento di De Ketelaere non è ancora stato implementato dalla squadra. Il ragazzo belga ha altre caratteristiche rispetto a Pobega e Krunic e non può avere le loro caratteristiche in fase di non possesso. Pioli continua a dire di vederlo trequartista, ma probabilmente un compromesso accettabile per le esigenze attuali della squadra potrebbe essere quello di vederlo stabilmente come esterno destro offensivo, libero di accentrarsi in fase di possesso. In tale posizione ha giocato lo scorcio finale della gara con la Juventus, fornendo buone sensazioni e liberando Hernandez davanti alla porta con un assist illuminante.

De Ketelaere

Il Milan aveva immaginato una squadra con un giocatore offensivo in più nei 4 davanti per alzare il livello. L’idea era ed è corretta, perfettamente in linea con la storia del Milan. Tuttavia i tempi di implementazione si stanno rivelando più lunghi del previsto. Oggi la priorità per la squadra rossonera è quella di tornare ad avere stabilità difensiva e, contestualmente, provare a valorizzare Charles De Ketelaere in un ruolo diverso rispetto a quello che inizialmente si era pensato. Non per colpa del giocatore, bensì per mere esigenze di equilibri tattici legati alla tenuta difensiva. Fra qualche mese, forse, lo scenario potrà essere diverso e potrà lasciare spazio ad evoluzioni più marcatamente offensive. Attenzione ad un aspetto sottovalutato nelle analisi. Charles nel Bruges giocava da attaccante, ma in realtà svolgeva una funzione molto simile a quella di Totti nella prima Roma di Spalletti (falso nove che andava dove lo portava il talento). Oggi ciò che il ragazzo sta patendo non è tanto la zona di campo in cui si trova, bensì l’essere passato da un sistema di gioco in cui era prima opzione offensiva, ad un sistema di gioco nel quale, comprensibilmente, c’è una sorta di “Leao-centrismo”. Il Milan però non ha acquistato un attaccante, bensì un giocatore universale che ha un talento sopra la media. Ed il talento, quando è cristallino, è come una pietra preziosa: ha soltanto bisogno di essere levigato.

 

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