C'è stato un tempo in cui abbiamo avuto l'onore di vedere sui campi da calcio occidentali delle maschere danzanti. È un privilegio che non è concesso a tutti. Tuttavia, se questa occasione viene accordata, spesso risulta inautentica per via di una tendenza sempre maggiore alla turistificazione culturale. Tra i Dogon del Mali vengono proposte delle danze mascherate apposta per i turisti ma non hanno lo stesso valore, lo stesso obiettivo e gli stessi interpreti di quelle performate dagli adulti e dagli anziani legittimi. Inoltre le maschere sono spesso appannaggio di società segrete che tramite esse svolgono funzioni sociali fondamentali come la gestione di rituali di passaggio (soprattutto funerari), elementi pedagogici e incarnazioni spirituali.
LA SFIDA
Le maschere di Samuel Eto’o e Didier Drogba: una mediazione fra il materiale e l’immateriale

Questi oggetti sono divenuti di importanza fondamentale nella nostra società per il loro valore artistico-estetico. Le maschere più belle (secondo i canoni del mercato dell'arte occidentale) arrivano a costare milioni, trasformando la loro funzionalità politica e utilità rituale in staticità museale. C'è dunque un atto importante di risignificazione simbolica importante in questi oggetti. Prima di essere semplici numeri e valori stellari, le maschere sono strumenti di mediazione e trasformazione. È solo grazie ad esse che l'invisibile diventa visibile, l'immateriale materiale, l'uomo animale. Samuel Eto'o e Didier Drogba hanno reinterpretato l'oggetto rituale a modo loro: sono gli autori e i consumatori della maschera stessa. Il 9 uno, l'11 l'altro. Le loro maglie diventano così occasione di trascendenza e dispostivi simbolici. I milioni di tifosi che stasera indosseranno queste due maschere rimetteranno in circolo la macchina rituale, ricongiungendo il materiale e l'immateriale.
Samuel Eto'o e la maschera dell'elefante
—Probabilmente, a bassa voce, si potrebbe affermare che il centravanti camerunese sia il più forte giocatore africano di sempre. Un calciatore incredibilmente sottovalutato, capace di vincere tantissimi premi collettivi e distruggere altrettanti record individuali. Nessuno più di lui ha incarnato la maschera dell'elefante dei Bamileke. Forse, la maschera più significativa in un luogo dove le persone la notte si tramutano in animali. Nella foresta sacra di Bandjoun il rischio di incorrere in questo enorme elefante è reale. Simbolo dell'autorità sovrana, capace di forza brutale ma anche di intelligenza, la maschera (mbap mteng) è interamente ricoperta di perline in vetro. Il suo utilizzo è specificatamente mantenuto all'interno delle cerimonie pubbliche dalla società segreta Kuosi. Una delle occasioni più importanti di esibizione della danza è il funerale dei guerrieri della società.
Samuel Eto'o col Camerun a 21 anni aveva già conquistato 2 Coppe d'Africa consecutive (2000 e 2002) con gol in finale a soli 18 anni. Dei leoni indomabili è diventato il miglior marcatore di sempre (56 reti e una polemica attuale con Aboubakar), oltre che il più grande scorer della competizione continentale (18 gol). Tuttavia, la vittoria più grande della punta ex Inter non è appannaggio di medaglie o coppe sportive. Il suo successo è certificato dalla sua presenza su uno dei pali che sorreggono il Nemo di Bandjoun. La grande casa al centro della località è un luogo sacro e simbolicamente fondamentale. È il ventre comune di tutti gli abitanti di Bandjoun, si entra e si esce come. Eto'o si trova intagliato accanto ad animali totemici, antenati e motivi geometrici. La sua presenza in una delle strutture sociali più importanti della nazione intera certifica il ruolo chiave del calciatore nell'immaginario e nella cosmologia camerunese.

La carriera europea di Samuel Eto'o
—La storia calcistica di Samuel Eto'o comincia dalla cantera del Real Madrid, che lo porta in Europa a 15 anni (già convocato in nazionale maggiore). Ma il passo più importante lo ha compiuto il Mallorca, che con una cifra record per il club lo ha portato tra le proprie fila. Il calciatore infatti non era convinto di prestiti e panchine blancos, così è giunta la decisione di cambiare aria. Qua conquista una storica Coppa del Re e mette a segno 70 reti in 4 anni e mezzo, valide per diventare il miglior marcatore di sempre del club maiorchino. Dopodiché arriva l'approdo ai blaugrana dove va a formare una delle squadre migliori di sempre. Col Barça vince un triplete che replicherà consecutivamente con l'Inter, prima di perdersi fra Anzhi, Chelsea, Samp, Antalyaspor, Konyaspor e Qatar, il cimitero degli elefanti.
Negli anni di Barcellona e Milano, il numero 9 diventa una delle punte più forti del mondo. Capace di segnare 37 gol in singole stagioni (2008-09, 2011-12) e allo stesso tempo adempiere ai compiti di sacrificio richiesti dagli allenatori. Ambidestro, la sua rapidità e la sua finalizzazione lo hanno portato sullo "stesso piano di Ronaldo e Maradona", come ha affermato Paolo Maldini. Una tripletta con l'Angola nel 2006 esemplifica la totalità del calciatore. Una di queste 3 reti arriva così da una punizione perfetta calciata all'incrocio. La rappresentazione è quella di una arcobaleno, che per i Bamileke è collegato direttamente al legame fra la comunità dei vivi e quella dei morti. Solo chi possiede l'autorità può attraversare e interagire questo elemento. Samuel Eto'o ha portato l'arcobaleno nella Coppa d'Africa.
Didier Drogba e le maschere Dan
—Parlare di Didier Drogba come antagonista di Samuel Eto'o sarebbe scorretto, seppur le competizioni nelle danze siano fondamentali. I due calciatori hanno legittimità differenti e la scelta sul più forte è in gran parte determinata dal gusto soggettivo. Anche la punta ivoriana nel suo percorso ha saputo cogliere il lato magico e politico della propria nazione. La sua è un'incarnazione dello spirito Gle, di proprietà del gruppo della Costa d'Avorio dei Dan. Questo spirito proveniente dall'ambito forestale, per entrare nell'universo umano necessita di una corporeità e individualità. Questo inserimento avviene così tramite l'utilizzo di maschere, appositamente prodotte dopo l'apparizione in sogno dell'entità spirituale. Dopo la creazione dello strumento di mediazione, ecco che l'uomo diventa spirito e lo spirito uomo. All'interno della produzione rituale delle maschere, i Dan classificano queste secondo opposizioni cosmologiche e binarie. Dalle maschere esteticamente appaganti, raffinate, femminili alle maschere maschili, dure e violente.

Drogba non ha vinto nulla con la Costa d'Avorio. Due finali di Coppa d'Africa perse con 2 rigori suoi sbagliati in entrambe. Del suo percorso in nazionale rimangono sicuramente i 65 gol segnati che lo proiettano indiscutibilmente nell'olimpo delle punte africane. Questa sfortuna e questi fallimenti paradossalmente gli conferiscono quel pizzico della famosa aura in più. In particolar modo, quando il centravanti si prenderà le sue rivincite in Europa, trasformando l'immaginario su un'Africa statica e fatalista. Drogba nonostante fatichi ad abbracciare totalmente l'incarnazione spirituale, diventa personaggio attivo della storia. Ha un'agency determinante che supera narrazione e discorsi sull'incapacità ontologica del continente africano.
Le fortune inglesi del centravanti ivoriano
—Drogba arriva molto più tardi di Eto'o nel calcio che conta. Segna meno reti (370 a 300) e vince meno a livello collettivo e individuale (4 palloni d'oro africani contro i soli due di Drogba). Nonostante ciò, la punta degli elefanti ha un ruolo d'élite nel panorama calcistico inglese. Se oggi si parla di un Chelsea costantemente fra le top del calcio europeo, una bella fetta del merito va sicuramente alla punta ex Marsiglia. 9 stagioni, 164 reti e 14 trofei di cui 4 PL e 1 Champions League. Il resto della carriera di Drogba si è diviso fra la Francia minore prima e fra Cina, Turchia, Canada e Usa poi.
Negli occhi e nella mente di tutti non possono che non esserci il gol e il rigore decisivi nella finale di Champions League contro il Bayern Monaco (2011-12). All'88esimo, quando il match sembra ormai essere concluso, ecco che arriva la girata di testa di Drogba. In quest'occasione, la punta ivoriana celebra e incarna la maschera più importante della società Dan: la Gle Wa. Indossando e incorporando questo dispositivo simbolico-valoriale, Didier ha il diritto di vita o morte sul match, di dichiarare guerra o pace. La sua parola è incontestabile poiché arriva direttamente dal regno degli antenati e degli spiriti. Drogba decide di aprire questo squarcio nel quotidiano. Il suo rigore afferma che il Chelsea sarà campione d'Europa per la prima volta nella sua storia. Così, il centravanti ivoriano porta l'immateriale della volontà di riscatto afrodiasporiche dei morti nel materiale della Champions League.
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