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IL MILAN E LE SUE BASI DIFENSIVE NEL MOMENTO DELICATO

L’onere di Pioli: necessario un Milan più equilibrato per raggiungere la Champions League

ROME, ITALY - APRIL 26: Ismaeel Bennacer of A.C. Milan is put under pressure by Luis Alberto of SS Lazio   during the Serie A match between SS Lazio and AC Milan at Stadio Olimpico on April 26, 2021 in Rome, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Il Milan avrebbe bisogno, in questa parte finale della corsa Champions, di essere riequilibrato, magari aggiungendo un difensore o un mediano in più nelle gare toste, rinunciando alla pressione alta sugli avversari

Redazione DDD

di Max Bambara -

La sua storia professionale ci dice che Stefano Pioli è un tecnico molto preparato, capace, soprattutto nei suoi primi mesi di lavoro, di dare una impronta definita alle sue squadre, oltre ad una forte identità tecnica. Quel che gli è mancato, sinora, per fare il salto di qualità nella sua rispettabilissima carriera, è stata la continuità di rendimento sul lungo periodo, unita alla capacità di evolvere nella sua proposta di gioco. Al Milan sta succedendo esattamente questo: la strutturazione su cui Pioli ha lavorato sin dall’inizio del 2020 ha dato enormi soddisfazioni ai tifosi che, per un anno, si sono goduti una squadra che non soltanto faceva punti, ma che offriva anche un gioco divertente e moderno. Piano piano però la carica innovativa portata da Pioli si è inevitabilmente esaurita; gli avversari hanno studiato le contromosse ed oggi giocare contro il Milan è più semplice perché la squadra rossonera non è mai evoluta rispetto ai principi di gioco iniziali. Questo stile di gioco, peraltro, è particolarmente dispendioso sul piano fisico e sul piano delle energie nervose, perché il Milan adotta un 4-2-3-1 in cui la squadra cerca di avere un baricentro del gioco molto alto, con gli esterni offensivi che vanno ad alzare il pressing sui difensori avversari.

 (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

In principio questa strutturazione funzionava e ha dato buone soddisfazioni; col tempo, il dispendio fisico e nervoso ha tolto al Milan qualcosa sul piano dell’efficacia del pressing, rendendo molte uscite tardive ed esponendo spesso la difesa a troppi uno contro uno in campo aperto. Non è casuale che tutte le sconfitte negli scontri diretti nel 2021 siano nate in virtù della volontà del Milan e del suo allenatore di rimanere sempre fedeli a sé stessi, al proprio modo di interpretare le partite ed alla propria filosofia di gioco. Contro l’Atalanta, l’Inter, il Napoli e la Lazio, il Milan ha perso subendo dieci reti e non riuscendo a farne nemmeno una. Sono sconfitte arrivate in momenti diversi della stagione, ma tutte caratterizzate da una duplice costante. In primis c’è la difficoltà ad attaccare difese schierate senza un fraseggio rapido (vedasi pallone perso contro il Napoli che ha portato al gol di Politano) e poi c’è l’inadeguatezza del pressing alto quando il livello atletico della squadra non è al massimo (vedasi tutti i gol subiti contro Inter e Lazio). Su queste due difficoltà, mai realmente affrontate con dei cambiamenti tattici negli ultimi quattro mesi, la squadra rossonera è finita per incartarsi e gli avversari del Milan hanno costruito la loro rimonta.

Pioli aveva ed ha tuttora due alternative per equilibrare la squadra: inserire un difensore in più (Romagnoli) oppure inserire un centrocampista in più (Tonali) al posto di uno dei tre giocatori che agiscono dietro la punta, abbassando la squadra di 20-30 metri. Se il tecnico rossonero riuscisse a operare queste variazioni di nota sua una melodia che ha assunto stonature sgradite, il Milan potrebbe affrontare al meglio anche le prossime cinque gare di campionato, non facili calendario alla mano, ma comunque non impossibili. Sarebbe la dimostrazione di un allenatore capace di fare quello step finale che gli manca per passare al livello successivo, dando valore al lavoro svolto finora e mettendo in sicurezza gli sforzi suoi e della squadra dal gennaio del 2020 in poi. Nelle prossime cinque gare il Milan avrà due partite in casa e tre partite in trasferta; l’idea di dare più equilibrio alla squadra nella gara dello Stadium ed in quella successiva contro il Torino, potrebbe essere la soluzione migliore per risolvere due problemi in uno. Nelle ultime settimane infatti la squadra rossonera ha segnato poco ed ha subito molto; per seguire un detto antico, ma sempre valido anche nel calcio contemporaneo, per attaccare bene è necessario difendere meglio. Oggi la linea difensiva milanista, per tante ragioni, ha la necessità di una protezione diversa rispetto a sei mesi fa, sia perché il livello atletico dei due interni (Kessié e Bennacer) non è più ottimale, sia perché la squadra fa fatica a rimanere alta senza creare praterie fra i reparti. Fare un passo indietro, a volte, è il modo migliore per andare avanti. Basti pensare a Zidane (un tecnico vincitore di 3 Champions di fila), che quest’anno, nella fase finale della Coppa dei Campioni, non si è vergognato di togliere un giocatore offensivo per inserire stabilmente un difensore in più.

Nel calcio, prima dei moduli, delle convinzioni degli allenatori, delle filosofie di gioco e dello spettacolo puro e semplice, conta principalmente l’equilibrio, l’ingrediente perfetto per permettere ad una squadra di rendere al meglio e di esprimere al massimo le sue qualità. Ma come in questo momento il Milan ha bisogno di riequilibrarsi in campo per dare valore al suo obiettivo stagionale. Stefano Pioli, non recettivo sinora nel cogliere quest’esigenza, ha l’opportunità di dimostrare che sugli errori si può lavorare per crescere e per evolvere. Tocca a lui quindi mettere le mani nella pasta, ridando una struttura diversa alla sua creatura rossonera e provando a centrare una qualificazione alla Champions League che, visti i tempi, avrebbe portata storica, visto che il Milan è assente da oltre sette anni dal più alto proscenio europeo.

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