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L’origine di tutto: sguardo a ritroso su Donnarumma

ROME, ITALY - JUNE 10: Salvatore Sirigu, Alex Meret and Gianluigi Donnarumma of Italy in action during a Italy training session ahead of the UEFA Euro 2020 Group A match between Italy and Turkey at Olimpico Stadium on June 10, 2021 in Rome, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Ottobre 2015: Mihajolovic scelse di far esordire Gigio a quasi 17 anni. Probabilmente senza quella mossa non ci sarebbe stato il contratto da 6 milioni dell'estate 2017 e il Milan non lo avrebbe perso qualche anno dopo a costo zero.

Redazione DDD

di Max Bambara -

Forse può sembrare scontato dirlo ma, in certi frangenti, non è mai inopportuno farlo, anche in ragione dell’eco mediatica che il casus belli è stato capace di sollevare. La scelta di Donnarumma di lasciare il Milan a costo zero, senza consentire al club di incamerare un solo euro dalla sua cessione, va rispettata in un mondo in cui il professionismo, da molto tempo, ha superato le questioni di bandiera. D’altronde Gigio, bandiera del Milan, non lo è mai stato, perché la sua parabola rossonera ha sempre avuto accanto la presenza grigia di un rinnovo di contratto problematico e la narrativa di una cessione che, prima o poi, si sarebbe verificata. Se basta baciare uno stemma o fare qualche banale dichiarazione per essere bandiera di una società, siamo allo stropicciamento peloso del concetto di bandiera. Donnarumma, semmai, è sempre stato un professionista che ha giustamente badato ai propri interessi. I professionisti non guardano alla riconoscenza perché credono che quanto fatto da loro in carriera dipenda solo ed esclusivamente dal proprio talento. Visione legittima con un grande “però” di mezzo. Donnarumma infatti, da capitano del Milan, doveva esporsi ed essere chiaro pubblicamente. Perché la fascia di capitano del Milan è un onere prim’ancora che un onore. Il popolo milanista avrebbe accettato la sua scelta, se fosse stata motivata con onestà e con sguardo fiero.

 (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

La coltre di silenzio invece ha tolto a Donnarumma ogni omaggio da parte di una tifoseria che, erroneamente, lo aveva scelto come simbolo, senza capire che proprio il numero 99 non aveva tutta questa voglia di rappresentare il Milan per tutta la vita. Perdere il rispetto di un popolo tuttavia è un qualcosa che non può essere quantificato sul piano economico. Nei prossimi anni, il portiere stabiese capirà questo concetto sulla sua pelle, perché a Parigi non ci sarà l’ammorbidente dell’affetto e dell’appartenenza nelle critiche che riceverà dopo un errore; ci sarà soltanto la scure di un contratto da top player che non ammette imperfezioni, uscite sbagliate, rinvii imprevedibili. Chissà cosa sarebbe accaduto se il ciclo degli eventi fosse stato diverso. Perché in tanti, sul tema, si dividono in chi apprezza l’operato societario (in maggioranza) e chi, invece, ritiene che il Milan non avrebbe dovuto arrivare alla scadenza contrattuale del suo portiere. Opinioni legittime. Tuttavia, col senno di poi, è possibile ammettere che l’errore di partenza non fu di un dirigente, ma di un allenatore. Sinisa Mihajlovic tuttora si prende pubblicamente il merito di aver fatto esordire in Serie A Donnarumma. Più volte il tecnico serbo ha raccontato come, nella settimana che precedeva Milan Sassuolo, gara d’esordio per il giovane portiere, il presidente Berlusconi abbia provato a dissuaderlo da questa mossa. Con lo sguardo sull’epilogo di questa vicenda, probabilmente l’atteggiamento di Berlusconi, sul punto, non era sbagliato. Permettere infatti a Donnarumma di diventare il portiere titolare del Milan, a 16 mesi dalla maggiore età, senza un contratto professionistico quinquennale e con Mino Raiola come agente, non era affatto una buona idea.

Tanto più che il Milan, in porta, aveva un tale signor Diego Lopez che era stato acquistato dal Real Madrid campione d’Europa e che è stato giubilato malamente per qualche prestazione non impeccabile. Col senno di poi, il Milan avrebbe dovuto aspettare, lanciare Donnarumma come vice Diego Lopez l’estate successiva (visto il ritiro di Abbiati), facendogli firmare il contratto da professionista a febbraio 2017 (in occasione del suo 18esimo compleanno), in modo tale da consentire al club di avere un giocatore coperto da un quinquennale e con un ingaggio basso. Gli eventi che sono seguiti, dalle schermaglie dell’estate 2017, alla presunta violenza psicologica del dicembre 2017, sino al mancato rinnovo di poche settimane fa, sono solo la conseguenza della scelta di Mihajolovic che forse, in cuor suo, mai avrebbe potuto immaginare come sarebbe potuta finire.

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