TUTTI GLI OCCHI ADDOSSO A LEI

Maria Sole, l’arbitro del dialogo

Maria Sole, l’arbitro del dialogo - immagine 1
Reggio Emilia, esame superato

Redazione DDD

di Vanni Zagnoli -

Sole in abbondanza per Maria Sole Caputi Ferrieri, primo arbitro donna nella storia del calcio italiano in serie A. Segue l’azione con attenzione e spostamenti molto veloci, del resto nei test atletici vanta valori persino superiori a tanti maschi. Corre lateralmente, scatta quando c’è un capovolgimento di fronte, per stare vicino alla palla, senza intralciare il gioco. Fischia un fallo a Daniliuc, in 3 della Salernitana la circondano, lei comunque non ammonisce.

Maria Sole, l'arbitro che corre

E’ vicina quando Laurienté arrota il destro aggirante, a fil di palo, con Bronn un po’ lontano, per il vantaggio del Sassuolo, sarà il primo di 5 gol, a zero. Poi scodella la palla al portiere del Sassuolo Consigli, quando riparte il gioco dall’area neroverde. Fischia ogni punizione, parla tanto con i giocatori, non dispensa ammonizioni fiscali. Risalta per la coda di capelli, ha una corsa da 200-400metrista, sul primo scatto è molto veloce, è vicina all’azione senza finire sulla traiettoria del pallone.

Maria Sole, l’arbitro del dialogo- immagine 2

Il campo è all’ombra per un terzo, sotto la tribuna, lei mai si rifugia qui, le servirebbe il cappellino, per non farsi abbagliare dal sole, neanche più i portieri lo indossano. Maria Sole corre fin troppo, ogni tanto deve arrestare gli scatti vicini all’area di chi ha recuperato palla. Nel primo tempo la palla è spesso in possesso dei granata, lei ammira involontariamente la curva della Salernitana, quasi piena, più di quella emiliana. Segue il contropiede da metà campo di Laurienté, che però non è Leao del Milan e sbaglia. Come Dia, da fuori, sul passaggio c’era un mezzo contatto sospetto ma nessuno protesta, giustamente. Lascia correre due contatti, uno nell’area di casa, l’altro nel recupero palla di Frattesi, sul tackle di Giulio Maggiore ai danni di Ceide è fiscale ma il rigore si può concedere.

La curva campana sperava andasse al Var, a rivederlo, era peraltro nella posizione ideale per valutare. Come tutti gli arbitri, avvisa di stare fuori dall’area a Sepe di restare fra i pali, segna Pinamonti e la partita quasi finisce con un tempo abbondante d’anticipo. Un pizzico di cavalleria i giocatori in maglia bianca la utilizzano, non protestano al momento di riprendere il gioco, sotto 2-0. Esulta a torso nudo il centinaio di ultrà arrivati dal paese delle ceramiche, sovrastati dai canti del sud. Maria Sole fa cenno a Rogerio, brasiliano marchiato Mapei, di non perdere tempo nella rimessa, e poi fischia la punizione contro Piatek che si era appoggiato sulle spalle di un difensore, per far volare Consigli.

All’intervallo dialoga con il neo azzurro Mazzocchi e un altro salernitano, mentre un difensore di casa le porta il cartellino giallo che aveva perso, sul campo. Dalla tribuna, insomma, si nota la personalità della signora che guarda dritto negli occhi. Fischia con un attimo di ritardo un controllo sospetto di Ceide, alla ripresa. Ogni tanto tiene il fischietto annodato al braccio destro, fa per ritrarsi su i pantaloncini neri, in un cambio di fronte di gioco. Sul terzo gol, del norvegese Thorstvedt, fa segno al Sassuolo di accelerare il ritorno nella propria metà campo.

Poco dopo estrae il suo primo cartellino giallo, per Vilhena, un fallo a centrocampo. Dialoga con il quarto ufficiale, Chiffi, in un cambio. Tiene alta l’attenzione anche quando la partita vale solo per le statistiche e per i tanti concorsi che ruotano attorno al calcio. La sua gestualità è pronta, talvolta superflua, nell’evidenziare quando si prende la palla o quando c’è una semplice spallata. A Dia sarebbe tentata di fischiare il fallo, lo farà qualche istante dopo.

Sa di avere addosso gli occhi di tutti, anche quando ammonisce Rogerio, fallosità lieve ma tattica, per bloccare la ripartenza di Bonazzoli. La quarta rete è un’altra bella ripartenza, della squadra delle ceramiche, passata in settimana dal Cersaie, il salone del settore: finalizza Harroui, allo stadio Mapei le goleade del Sassuolo sono rare. Ferrieri Caputi è alta uno e 72, non poco per una donna, Maxime Lopez è più basso e persino più gracile. Maria Sole corre convinta, affronta vis a vis Daniliuc, su una punizione per la Salernitana. Il quinto punto è di Janis Antiste. Si ferma solo al triplice fischio, suo. Vanno a salutarla anche i panchinari della Salernitana, sorride all’uscita, con gli assistenti e con Chiffi.

Aveva debuttato in coppa Italia, ad agosto, dirigendo una squadra di serie A, la Sampdoria, con la Reggina, con l’ultima mezz’ora accidentata. A 16 anni si iscrisse al corso per arbitri, voleva giocare, ma i genitori non l’hanno assecondata. A 31 debutta in serie A e avrà altre occasioni, magari dopo la sosta per il mondiale, è laureata con lode in sociologia, è ricercatrice sul tema del lavoro, in un centro studi privato, la fondazione Adapr. “Ora – ha raccontato a Famiglia Cristiana – farò l’arbitro di professione -, il datore di lavoro mi consente di tenere l’altra attività come passione”.

I 49 colleghi al massimo livello l’hanno accolta con favore. Lei studia la tattica, le caratteristiche dei giocatori: “Il Var mi dà sicurezza psicologica”. A fine partita torna a Bergamo, dal fidanzato, nel tempo libero cammina in montagna e fa snorkeling, magari nel mare di Livorno, la sua città. Può festeggiare perché non sarà una meteora. Anna De Toni da Schio arbitrò in serie C e al mondiale under 19 femminile, con la collaboratrice Cristina Cini, di Firenze, nel 2004. Diciotto anni dopo, il gap nazionale fra uomo e donna si diminuisce anche credendo nelle arbitre. Anche se non ama questo termine. Come conferma Il Messaggero.

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