Il modello gestionale rossonero

Metodo e scelte: il progetto del Milan oggi

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Gli scenari da cui si tengono lontani i rossoneri...

Redazione DDD

di Max Bambara -

Paolo Maldini, a margine dei sorteggi per i gironi di Champions League, ha rimarcato con il suo consueto stile come il Milan di oggi sia in una fase intermedia e che le possibilità di investimento non sono le stesse rispetto ad altri club che, in Europa, vanno per la maggiore. Maldini è stato molto sincero ma questa frase è utile per porre una riflessione sul fatto che, quando non si hanno disponibilità economiche illimitate (come purtroppo accade nel calcio italiano), per mantenere ad alti livelli una squadra diventa fondamentale darsi una dimensione progettuale, scandita da un metodo di lavoro coerente, che non ammette deroghe.

La fase intermedia

In ragione di ciò bisogna sempre distinguere fra il metodo e le scelte quando si parla di come pianifica il mercato una società di calcio. Vale per tutti e, ovviamente, vale anche per il Milan. Il metodo è la bussola che indica la rotta da seguire. Le scelte sono i passi di questo tragitto. Se il metodo è corretto, molte scelte avranno successo; viceversa qualora il metodo non sia adeguato soltanto poche scelte potranno essere felici. Appare evidente come il Milan, dall’estate 2019, si sia dato un metodo molto chiaro e preciso che i risultati, sia sul piano del campo e sia sul piano dell’extra-campo, stanno confermando. Il club rossonero segue tre direttive: in primis c’è un progetto tecnico definito nel quale vengono scelti giocatori con caratteristiche moderne (buona tecnica, anche grezza e buone doti di velocità e cambi di ritmo) e con un’età media bassa (salve le doverose eccezioni). In secondo luogo c’è uno staff tecnico che opera in piena sinergia e che prende le decisioni in maniera collegiale dopo aver pesato ogni aspetto relativamente al possibile approdo al Milan di un determinato giocatore. Infine c’è la questione economica che viene trattata come discrimine: chi viene al Milan o chi sceglie di rinnovare il contratto con il Milan deve dimostrare di voler giocare a tutti i costi in questo club. Le ragioni finanziarie non devono mai prevalere sulla parte motivazionale.

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Questo è il metodo Milan. Può piacere o meno, ma va compreso prima di avanzare contestazioni. Il Milan di questa fase storica non andrà mai a fare aste per prendere giocatori, né inseguirà mai il legittimo desiderio di un professionista di ottenere il massimo profitto dai propri anni di carriera. Il Milan ha scelto di seguire un percorso diverso, all’interno del quale la valorizzazione delle risorse interne diviene un momento chiave delle strategie di mercato, che consente al club di attendere il momento giusto per fare un’operazione per rinforzare una determinata posizione di campo. La ponderazione prevale sulla frenesia e questo, nel calcio italiano, non viene ancora compreso pienamente.

Tre esempi possono fornire uno spaccato chiaro di che cos’è il Milan oggi

Estate 2020: il Milan, reduce da un sesto posto in campionato ottenuto con un girone di ritorno importante, decide di investire 10 milioni di euro sul prestito di Sandro Tonali (che verrà poi riscattato un anno dopo). Le risorse disponibili in quel momento per l’altro rinforzo necessario (il difensore) sono minori e, non convinto pienamente dei nomi al vaglio, il club sceglie di rimanere così com’è. La tesi di fine mercato di molti tifosi ed esperti di mercato era che il Milan, senza il difensore, non poteva competere per i primi 4 posti della classifica e che era stato un errore non prendere il difensore centrale titolare, investendo una parte del budget sul prestito di un giocatore come Tonali che giocava in una posizione dove il Milan aveva già come titolari Bennacer e Kessié. Il Milan nel 2020-2021 arrivò secondo in campionato. Ma soprattutto, grazie a quella scelta, il Milan ha potuto prendere nel momento giusto un difensore centrale sul quale costruire il ciclo dei prossimi anni (Tomori a gennaio 2021) e si è ritrovato in casa il sostituto di Kessié due anni dopo, senza dover per forza di cose affrontare un’operazione dispendiosa dal punto di vista finanziario.

Estate 2021: il Milan deve prendere assolutamente, per tutti, il sostituto di Calhanoglu. Molti tifosi, legittimamente, sono innamorati di Isco. Prezzo d’occasione si dice. Il Real gli ha appiccicato addosso un cartellino. Con 15 milioni di euro (ma con un ingaggio importante) ti porti a casa un giocatore che ha storia, curriculum, palmarès da vincente e piedi nobili. Ma il Milan non affonda mai. Prende Messias in prestito negli ultimi giorni di mercato e la sentenza arriva senza appello quando scocca il gong di fine calciomercato: per tanti, anche fra i tifosi rossoneri, il Milan non è competitivo per i primi 4 posti della classifica. Il Milan nella stagione 2021-2022 vince addirittura il campionato. Isco termina il suo contratto col Real Madrid che, dalla sua cessione, non ricava nulla e deve accontentarsi di un nuovo contratto, molto meno remunerativo, in quel di Siviglia. Il Milan grazie a quella non operazione, nell’estate corrente ha le risorse per prendere Charles De Ketelaere, strappandola alla concorrenza dei club inglesi. Se avesse seguito le chimere di mercato del momento, oggi probabilmente nella rosa rossonera ci sarebbe un trequartista con molto più passato che futuro, piuttosto che il ragazzo belga venuto dal Bruges.

Gennaio 2022: il Milan sa di dover sostituire Simon Kjaer che, suo malgrado, si è procurato la lesione del legamento crociato anteriore ad inizio dicembre e non potrà giocare fino alla fine del campionato. Ci sono 4 difensori centrali a disposizione ma l’idea della società è quella di aggiungere un giocatore già pronto per dare un’alternativa in più al tecnico Pioli. Durante il mese di gennaio però le prestazioni di Kalulu rubano l’occhio. Il ragazzo venuto dalla Francia è padrone del ruolo e, nonostante la giovane età, mette in luce qualità importanti come la velocità e la concentrazione. In più Kalulu mostra un pregio raro nei giovani: dopo un errore non si abbatte, ma riparte come se nulla fosse. La società capisce che Kalulu si trova in un momento di crescita tecnica ed umana che va assecondato e così sceglie di non prendere il difensore sul mercato. Le reazioni, sia dei tifosi, sia degli addetti ai lavori, non tardano a farsi sentire. Il Milan viene pronosticato fuori dai primi 4 posti della classifica, anche perché la Juventus, in quel momento, ha appena preso Vlahovic e si candida per rubare il posto CL proprio ai rossoneri. La storia la conosciamo bene e l’epilogo di maggio è uno zuccherino ancora molto dolce per i tifosi rossoneri.

Tre esempi chiari di come il Milan ragiona e di cosa è il Milan oggi. Non un club perfetto, bensì un club che ha un progetto e che rimane fedele ad esso anche quando in tanti spingono per derogarvi. La minor disponibilità di spesa aiuta ad aguzzare l’ingegno, la fantasia, il talento. In certi casi stimola persino la creatività. Non è una questione di contestare o essere in disaccordo. La politica del Milan, primariamente, va compresa e va capito che le alternative, ad oggi, sono meno garantite. Le società oggi non sono detenute da presidenti innamorati, ma da fondi o gruppi industriali che, senza una progettualità di lungo periodo, perdono convenienza nell’investimento. I tempi del Presidente Berlusconi e delle congiure bonarie per convincerlo a fare un’operazione di mercato appartengono ad un calcio che possiamo ricordare con tanta nostalgia, ma non sono proponibili oggi come oggi. L’alternativa a questo tipo di politica non è uno sceicco illuminato che viene a gettare soldi a fondo perduto sul mercato, ma un salto in un buio fatto di bond e rifinanziamenti di debiti. Uno scenario fosco che, francamente, sarebbe preferibile evitare.

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