CONCETTI TRITI E RITRITI

Milan, la potenza dei luoghi comuni

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Alcuni luoghi comuni sul Milan vengono ripetuti come mantra ma non trovano riscontro nella realtà oggettiva.
Redazione Derby Derby Derby

di Max Bambara -

Nietzsche sosteneva che le convinzioni, più delle bugie, fossero nemiche pericolose della verità. Dalle convinzioni nascono, poi, i luoghi comuni che portano a quelli che tecnicamente vengono definiti bias cognitivi, ovverosia una serie di automatismi mentali dai quali si generano credenze indimostrate. Nel nostro paese, a livello mediatico, i luoghi comuni che generano bias cognitivi sono parecchi. Sul Milan, fondamentalmente, ne troviamo tre.

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LA ROSA DELL’INTER NETTAMENTE SUPERIORE A QUELLA DEL MILAN. Non parliamo da tifosi, ovviamente. Anche perché quando si analizza e si cerca di dare una visione delle cose, l’abito del tifoso risulta assolutamente non appropriato. Come un vestito da sera in un convento. Bello magari, ma fuori luogo. A nostro giudizio questa storia della rosa nerazzurra superiore a quella rossonera è uno dei luoghi comuni maggiormente triti e ritriti. L’unica stagione in cui l’Inter ha avuto una rosa superiore a quella rossonera è la 2020-2021, in cui la formazione allenata da Antonio Conte diede ben 12 punti di margine al Milan. Da allora si sono giocate 82 partite di campionato (38 nel 2021-22, 38 nel 2022-23 e 6 nel 2023-24) e le due squadre meneghine hanno fatto esattamente gli stessi punti: 171. Né uno di meno, né uno di più. I valori reali sono sempre quelli di lungo periodo e non quelli basati su un ciclo di partite altrimenti, applicando il ragionamento contrario, qualcuno potrebbe sostenere oggi che il Lecce ha una rosa che può competere per la qualificazione alla Champions League, avendo dopo 6 partite gli stessi punti del Napoli. Dinanzi a questi numeri che fotografano una realtà consolidata, una certa parte del mondo mediatico-sportivo italiano reagisce con la puzza sotto il naso e replica che la distanza fra Milan ed Inter è data dai risultati dei derby degli ultimi anni. Ma è davvero così? In realtà si tratta dell’ennesimo bias cognitivo.

RUOLO DEI DERBY. Anche qui la questione va affrontata sul piano analitico, senza scendere nel terreno del tifo, materia rispettabile, ma che inevitabilmente leva serenità nei giudizi. La domanda è la seguente: possono gli scontri diretti determinare se una squadra è più forte dell’altra? La risposta è no. Nelle ultime 10 sfide a San Siro fra Inter e Sassuolo, per esempio, la squadra emiliana ha battuto l’Inter in 6 occasioni. Ciò indica una difficoltà dell’Inter a giocare contro il Sassuolo, ma non fotografa i rapporti di forza fra queste due squadre. Nella scorsa stagione il Monza ha battuto due volte la Juventus, ma nessun tifoso juventino ha mai sostenuto che l’organico brianzolo fosse superiore a quello bianconero. Fra il marzo del 1994 e l’ottobre del 1999 il Milan non riuscì mai a vincere un solo derby di campionato (ne vinse soltanto uno in Coppa Italia nel 1998 per 5-0 contro l’Inter di Simoni e Ronaldo). In quello stesso arco temporale l’Inter vinse soltanto una Coppa Uefa, mentre il Milan conquistò tre scudetti ed una storica Coppa dei Campioni contro il Barcellona. I derby portano energia e gioia, quando si vince; deprimono l’ambiente, magari gli tolgono sicurezza, quando invece arriva la sconfitta. Per il Milan l’anno 2023 è da dimenticare dal punto di vista della stracittadina (due sconfitte in campionato, una sconfitta in Supercoppa e una doppia sconfitta in Champions League), ma queste cinque partite non possono avere lo stesso peso statistico di 82 partite di campionato in cui le due squadre milanesi hanno fatto esattamente lo stesso numero di punti. Sono sempre i dati di lungo periodo a dare l’esatta dimensione del valore delle squadre.

LA DISCUSSIONE SU LEAO. Quello che è avvenuto nell’ultima settimana ha quasi del parossistico: il miglior giocatore della Serie A 2021-22 è stato messo in discussione per un gol sbagliato in maniera clamorosa contro il Newcastle. Succede di sbagliare i gol e forse proprio sulla ferocia davanti al portiere Rafael Leao può e deve migliorare ancora, al fine di rendere il suo bagaglio tecnico sempre più completo. Eppure il tam tam mediatico su Leao nei giorni scorsi è parso davvero esagerato. Legittimo certamente, come sono legittime tutte le considerazioni, ma fuori da una base solida sul piano delle critiche oggettive. Rispondiamo anche in tal caso con dati di campo. Dall’inizio della stagione 2021-2022 in poi, Rafael Leao ha giocato 75 partite di campionato, realizzando 29 gol e 22 assist, con una partecipazione ai gol della squadra di 0,68 a partita. Gli unici giocatori che hanno un rendimento più alto come gol/assist sono due attaccanti puri come Lautaro Martinez e Victor Oshimen che, tuttavia, dal punto di vista della corsa e dei ripiegamenti difensivi, spendono meno energie rispetto al numero 10 rossonero. L’asticella di Leao può e deve essere sempre alzata, ma certi paragoni, decisamente tirati per i capelli, sembrano essere l’ennesima convinzione indimostrata che, come sosteneva Nietzsche, non può che essere una pericolosa nemica della realtà oggettiva.

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