IL SENSO DEI GOL PRESI

Milan, la strada per alzare il livello in Europa

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Un centrocampista in più ed un giocatore offensivo in meno: la formula del prossimo futuro rossonero

Redazione DDD

di Max Bambara -

Non è vero che il Milan è più timoroso in campo europeo; anzi a volte è persino eccessivamente baldanzoso. La squadra rossonera non conosce tracotanza e quando scende in campo sui palcoscenici della Champions League sembra avere quasi un’ansia frenetica di dimostrare quanto vale. L’impianto di gioco del Milan, le idee del suo allenatore, i principi tecnici, sono tutti marcatamente moderni.

Cosa manca davvero alla squadra rossonera in Europa?

Non ho certezze assolute, ma credo che al Milan formato Champions manchi soltanto un pizzico di malizia nelle scelte e nei dettagli. A distanza di qualche giorno ho voluto riguardare a mente lucida Chelsea-Milan, la gara di andata giocata a Londra. (la gara di ritorno, per volontà non nostre, è come se non si fosse disputata). Per chi sanguina in rossonero come me e come tanti milanisti, rivedere le partite a distanza di qualche giorno è sempre un esercizio utile. La passione e l’adrenalina del match non consentono mai valutazioni oggettive quando la partita è in corso. D’altronde questo è l’altro lato della medaglia dell’essere tifosi. La passione toglie lucidità nelle analisi e se non fosse così non avremmo sufficiente sangue che scorre nelle vene.

SIEBERT VS MILAN

Nel rivedere la partita ho tratto impressioni e considerazioni che, sul momento, mi erano sfuggite. Il Chelsea non è stato superiore al Milan sul piano del fraseggio (il possesso palla d’altronde è stato favorevole ai rossoneri) bensì sui ritmi di gioco, agevolati dalla superiorità numerica in mezzo al campo. Sembra quasi paradossale ciò perché, in Italia, il Milan è la squadra che meglio delle altre riesce ad imporre il proprio ritmo agli avversari; in Europa, invece, contro avversari certamente di caratura maggiore, questo diviene un problema. Dipende, senza dubbio, dalla forza dell’avversario ma non solo da quello, non a caso l’ultima gara di campionato ha evidenziato una certa difficoltà del Milan contro un avversario non di alto livello tecnico, ma pronto a pressare alto tutte le fonti di gioco milaniste. Credo che Pioli sia perfettamente consapevole della problematica, non a caso già contro il Chelsea al ritorno la formazione iniziale prevedeva un centrocampista in più ed un giocatore offensivo in meno. La gara poi ha preso una piega particolare per effetto della decisione incomprensibile dell’arbitro di espellere Tomori, ma comunque l’idea del tecnico milanista era conseguenziale rispetto alle problematiche emerse qualche giorno prima a Londra. In Europa, ma in certi casi anche in Italia, la palla lunga su Giroud quando la pressione avversaria è massima, non è più una soluzione efficace perché spesso il francese ha due giocatori addosso e le sue spizzate vengono limitate. Necessario pertanto avere una fonte di scarico in più (un centrocampista) in uscita per provare ad avere un fraseggio meno lento, pressabile e maggiormente continuo.

La metà dei gol presi dal Milan nascono infatti da palloni persi in uscita. Non è un dato casuale, bensì estremamente indicativo.

La presenza di un centrocampista in più consente inoltre in varie fasi delle partite di non andare sotto coi numeri a centrocampo, aspetto che potrebbe presentare un conto salato in primavera quando il contachilometri di Bennacer e Tonali potrebbe iniziare ad andare in tilt per eccesso di corsa. In Europa oggi nessuna delle big adotta il 4-2-3-1 puro; chi lo fa sulla carta (il Bayern Monaco) gioca senza una punta di ruolo. Le altre big (Manchester City, Psg, Chelsea, Liverpool, Real Madrid, Atletico Madrid) preferiscono avere soltanto tre giocatori, in partenza, oltre la linea della palla. Su questa base quindi, inserendo un centrocampista in più, nella sua mediana, il Milan può rimanere fedele ai propri principi di gioco, adottando un atteggiamento di gara più accorto e meno dispendioso sul piano atletico, in modo tale da poter meglio controllare le partite con un possesso palla meno pressabile e più ordinato. La strada appare tracciata: a Stefano Pioli il compito di implementare compiutamente questa nuova dimensione del Milan.

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