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I NUMERI PARLANO CHIARO

Milan, una proprietà vera che in tre anni e mezzo ha speso tantissimo

Milan, una proprietà vera che in tre anni e mezzo ha speso tantissimo - immagine 1

Il Milan, negli ultimi tre anni e mezzo, risulta essere il club di Serie A che ha investito maggiormente sul parco giocatori

Redazione DDD

di Max Bambara -

All’inizio del 2018, quando si iniziò a capire che la consistenza della cordata cinese che gestiva il Milan non era per nulla solida, in molti iniziarono a far notare come, nel caso di un singolo inadempimento da parte del proprietario del club, il fondo Elliott avrebbe potuto esercitare l’escussione del pegno sulle azioni del Milan in qualità di creditore e diventare pertanto proprietario del club rossonero. Tale eventualità, dalla stragrande maggioranza dei media italiani, veniva definita come una sorta di liquidazione del Milan, perché, secondo molti, ad un fondo non sarebbe mai convenuto gestire un club calcistico e quindi, non appena escusso il pegno, Elliott avrebbe ceduto il Milan al miglior offerente senza curarsi della progettualità e della solidità del nuovo proprietario. I fatti successivi si sono incaricati di smentire clamorosamente questa tesi. Elliott ha infatti escusso il pegno nella prima decade di luglio del 2018 (in occasione del primo mancato aumento di capitale da parte di Yonghong Li) e si è subito comportato da proprietario vero del Milan e non da creditore ansioso di fare cassa col bene ricevuto in pegno.

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Elliott ha patrimonializzato il Milan tramite sostanziosi apporti di capitale ed ha intrapreso una politica societaria di ampio respiro. Sono state investite risorse importanti per il progetto stadio, è stato preso un CEO come Ivan Gazidis, che ha intrapreso una politica finalizzata all’aumento dei ricavi e ad una contestuale razionalizzazione dei costi. Tutto ciò senza mai lesinare investimenti sul parco giocatori. Sono passati ormai quasi tre anni e mezzo da quando il fondo di Paul Singer è diventato proprietario del club rossonero, un arco temporale nel quale l’esposizione finanziaria del fondo americano nel Milan è stata superiore ai 700 milioni di euro. Eppure, nonostante ciò, i luoghi comuni e i pregiudizi proseguono imperterriti. Provate a fare un giro fra i social e l’argomentazione maggiormente diffusa sul Milan e sulla sua proprietà riguarda una diceria alquanto diffusa. “Elliott non ha interesse a spendere per il Milan, perché non guarda all’obiettivo sportivo, bensì soltanto a quello economico”. Mai luogo comune fu più falso, fermo restando che l’obiettivo economico in un club è, oggi come oggi, presupposto indispensabile per arrivare all’obiettivo sportivo.

I numeri che analizzeremo non possono comunque essere contestabili, perché fra un’opinione ed un fatto c’è una differenza fondamentale. Ogni opinione, pur legittima, può essere discussa, magari avversata, finanche combattuta. Un fatto, anche se spiacevole o contrario alle nostre convinzioni, va invece accettato così com’è. Ebbene i numeri ci dicono che, dall’estate 2018, ossia da quando Elliott è il proprietario del Milan, la squadra rossonera è il club di Serie A che ha investito maggiori risorse sui cartellini dei giocatori nel rapporto fra entrate ed uscite. I dati che sono stati utilizzati per quest’analisi sono stati tratti tutti dal sito Transfermarkt.it. Il Milan, nelle ultime sette sessioni di mercato (dall’estate 2018 all’estate 2021) ha un differenziale negativo di 217,79 milioni di euro fra entrate ed uscite (spese totali 416,57 mln, entrate totali 198,78 mln). Segue la Juventus con un differenziale negativo di 200,63 milioni di euro (spese 656,8 mln, entrate 456,17 mln) e poi la Roma con un differenziale negativo di 159,99 milioni di euro (spese 476,85 mln, entrate 316,86). Più staccate negli investimenti complessivi il Napoli con un differenziale negativo di 88,85 milioni di euro (spese 359,37 mln, entrate 270,52 mln), l’Atalanta con un differenziale negativo di 13,74 milioni di euro (spese 246,4 mln, entrate 232,66 mln) e l’Inter con un differenziale negativo di 12,93 milioni di euro (spese 445,82, entrate 432,89). La società nerazzurra risente inevitabilmente dell’ultima sessione di mercato estiva nella quale è stata costretta a cedere, per ragioni di bilancio, Hakimi e Lukaku. Si tratta di due cessioni senza le quali il differenziale negativo dell’Inter sarebbe stato sui livelli di quello della Roma (attorno ai 160 milioni di euro).

Questi numeri ci dicono che, negli ultimi tre anni e mezzo, il Milan non è stato soltanto il club di Serie A che più ha investito sui cartellini dei giocatori; dagli stessi si può evincere altresì come il Milan abbia investito cifre simili a quelle della Juventus (entrambi i club hanno speso oltre 200 milioni di euro), pur avendo un fatturato netto che è meno della metà rispetto a quello della società bianconera. Per citare un vecchio adagio di Friedrich Nietzsche “le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità”. Molti fra i tifosi rossoneri sono tuttora convinti che il fondo Elliott sia una proprietà sparagnina, che guarda soltanto al bilancio e che non ha in testa gli obiettivi sportivi, soltanto perché continua a parlare di crescita graduale, dando il giusto rilievo agli obiettivi economici. Eppure, i numeri del calciomercato degli ultimi tre anni e mezzo, descrivono una realtà molto diversa, praticamente opposta a certe convinzioni, avvolte da una patina di pregiudizio; si tratta di evidenze numeriche che, forse, andrebbero diffuse e analizzate, perché i discorsi impostati sulla base dei luoghi comuni e dei preconcetti pelosi rischiano di diventare un pericoloso manifesto di dogmatismo.

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