UNO 0-0 CHE PUO' CAPITARE...

Milan, una settimana da capire

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I rossoneri all’Inter al Newcastle: il punto con un approccio analitico, che vuole stare lontano del partitismo degli schieramenti
Redazione Derby Derby Derby

di Max Bambara -

Fra la critica, anche aspra, ed un certo di tipo di tafazzismo, vi è un oceano di differenza. Abbiamo trovato surreale il dibattito post-derby e troviamo altrettanto surreale il dibattito post Milan Newcastle. La ragione è molto semplice: non ci piacciono gli schieramenti pro o contro qualcuno, preferiamo nettamente le idee e i concetti. Spesso invece nel dibattito sportivo, prevalgono gli schieramenti, ovverosia le opinioni precostituite che vengono difese e rilanciate a prescindere da ciò che avviene sul campo. Inter-Milan è stata una partita che i milanisti si porteranno dentro per molto tempo perché quando perdi un derby con queste proporzioni qualcosa rimane nell’inconscio.

La domanda da porsi è la seguente: Stefano Pioli ha preparato al meglio questa partita?

A nostro avviso il tecnico emiliano ha commesso alcuni errori che, in futuro, devono assolutamente essere evitati. Attenzione qui nessuno chiede all’allenatore di riproporre un bunker difensivo anni 60 oppure di rinunciare a giocare. Fra giocare uomo contro uomo e piazzarsi in 11 davanti alla porta di Maignan, ci sono tantissime sfumature di grigio. Quel che si deve chiedere al Mister è unmaggior livello di flessibilità e pragmatismo in riferimento a tre situazioni di dettaglio. Primo appunto: il gol subito al 4° minuto ha la sua genesi nell’uscita tardiva di Theo Hernandez su Dumfries. Una delle difficoltà maggiori quando si gioca contro squadre che applicano il 5-3-2 è proprio quella di uscire sugli esterni in fase di non possesso. In certe partite, è forse più logico che siano gli esterni offensivi a prendere la prima uscita, in modo tale che la linea difensiva possa continuare a difendere di reparto e a non essere esposta a sanguinosi uno contro uno. Secondo appunto: Stefano Pioli ha avuto il merito di inventarsi i terzini dentro il campo due anni fa in una partita contro l’Atalanta. Fu una mossa che sparigliò le carte in quella gara e che spesso è stata riproposta con buoni risultati. Contro squadre come l’Inter, però, che non pressano e che difendono in densità, probabilmente sarebbe preferibile tenere i terzini nella loro posizione naturale al fine di sfruttare al massimo le fasce laterali, unica zona di campo nella quale è possibile creare la superiorità numerica. Ciò non è praticamente mai avvenuto nel derby ed il dato finale sui corner in favore del Milan (zero) evidenzia come la squadra rossonera abbia cercato prevalentemente di attaccare per vie centrali, andando a sbattere contro un muro.

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Adesso che il Milan ha aumentato la fisicità, l’alternativa di gioco dei cross e di un attacco mirato dell’area avversaria con 3-4 giocatori può e deve essere sfruttata maggiormente. Per fare questo i terzini devono tornare a fare i terzini puri. Terzo appunto: dal modo di attaccare del Milan contro l’Inter nasce un problema quando si perde palla. Se si osserva come nasce il gol del 2-0 dell’Inter si comprende come la squadra nerazzurra sappia perfettamente che sulla palla persa dai rossonri deve soltanto verticalizzare sulla punta che, a sua volta, deve giocarla cieca sul movimento dell’altra punta. Dinanzi a questa situazione, anch’essa tipica in molti degli ultimi derby, il Milan dovrebbe opporre una coppia centrale difensiva compatta in cui nessun centrale esce a contrastare la punta che viene incontro, lasciando a Krunic (troppo alto nella situazione analizzata) tale incombenza. Sbilanciando di meno la squadra, tenendo Krunic a protezione e senza incombenze di altro tipo, il Milan avrebbe potuto evitare anche questo gol. E i gol, come sappiamo cambiano scenari ed umori delle partite. Queste sono, a nostro avviso, le contestazioni da portare all’attenzione di Stefano Pioli.

Il tecnico del Milan, tuttavia, già a partire dalla gara di martedì ha dimostrato di avere appreso qualcosa dal derby di sabato scorso. Contro il Newcastle il Milan non ha praticamente mai rischiato perché la difesa ha ragionato di più come reparto e l’unica parata del portiere è stata su un tiro centrale degli inglesi. Certamente il rientro di Tomori ha facilitato alcune situazioni in campo aperto, ma le distanze fra i reparti sono state curate al dettaglio e i terzini più bloccati hanno dato più equilibrio alla squadra. Stona, in questo caso, sentir dire che il Milan stava giocando contro una squadra mediocre. Quando la quarta classificata in Premier League affronta la quarta classificata italiana si affrontano due squadre che provengono da due mondi diversi. La Premier League infatti vale più di 4 miliardi di euro l’anno di diritti televisivi; la Serie A non arriva nemmeno al miliardo di euro. Se una squadra arriva quarta in Premier League, ossia nell’attuale NBA del calcio, non può essere mediocre. E se crei tante occasioni, non concedendo quasi nulla, la tua prestazione va elogiata perché significa che la partita è stata preparata bene. Dire poi che l’attacco del Milan si dimostra non adatto per uno 0-0 in Champions League significa spararla grossa. Nella storia di questa competizione infatti ci sono tanti complicati 0-0 ottenuti dal Milan di Gullit e Van Basten (pensiamo ai 180 minuti col Malines nel 1990, poi risolti nei supplementari) o dal Milan di Kakà e Shvchenko (0-0 a Vigo nel 2003, 0-0 col PSV in casa nel 2005, addirittura lo 0-1 contro il Bruges in casa nel 2033). Le polveri bagnate offensive capitano nel corso di una stagione, sono quasi fisiologiche. E se capitavano ai Milan leggendari, possono capitare anche ad una squadra ancora in formazione come questa.

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