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MILAN-INTER 0-3

Morale della favola; Inter falo’ pressing e contropiede, Milan travolto

MILAN, ITALY - FEBRUARY 21: Zlatan Ibrahimovic of AC Milan looks on with Romelu Lukaku of Internazionale during the Serie A match between AC Milan and FC Internazionale at Stadio Giuseppe Meazza on February 21, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Il derby di Milano e l'analisi dell'atteggiamento vincente di Conte

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Per garantirsi la difesa che a Coverciano chiamano «bassa», l’Inter segna subito. L’ha fatto anche nel derby, con Lau-Toro, di testa, su pennellatina di Lukaku. Era il 5’. Dopodiché, non prima di aver sparato altre cartucce, tutti indietro, con falò di pressing e lampi di contropiede. Il Milan ne è uscito travolto e stravolto. Zero a tre. Lento per un tempo, con Ibra accerchiato e schermato (da Brozovic), ci ha provato in avvio di ripresa. E qui, parafrasando Jim Morrison, se a volte basta un attimo per scordare una stagione, a volte non basta una gaffe (quello di coppa, su Cierre) per scordare due minuti: doppia paratona su Ibra e gran riflesso su Tonali. Chapeau.

Stava premendo, la squadra di Pioli, e Conte, felice, non pensava alle censure dei fusignanisti, alle menate sulla difesa a cinque che in Champions non tira: qui è Rodi e qui bisogna arretrare.

 (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Morale della favola: transizione tra Hakimi (meglio di Theo), Eriksen (sempre meglio), Perisic (meglio di Calabria) e raddoppio di Martinez, il migliore del mazzo (lui e il portiere). Poi, con il Diavolo stracciato in avanti e il totem svedese abbandonato dai sudditi, ecco lo schema Lukaku: da metà campo allo sparo, con Romagnoli invano ciondolante attorno alle sue spalle. Tutto qua. E non è poco. Per la cronaca, e per la storia, Ibra e Luka si sono ignorati. Ognuno per la sua strada. Lo svedese, sostituito (addirittura); il belga, un assist, un gol e capocannoniere (in attesa di Cristiano). Il Milan non è più il Milan d’andata, anche (ma non solo) perché ha perso Bennacer e giocato giovedì a Belgrado. Quattro sconfitte nelle ultime otto partite. L’Inter, viceversa, cinque vittorie nelle ultime sei.

L’impressione era che il Diavolo avesse di fronte un muro; l’avversario, una porta socchiusa. Era da dieci anni che il derby non valeva per lo scudetto. Più quattro sui secondi: fuori da tutto, l’Inter di Conte gli è entrato decisamente dentro. Ricordo, en passant, la mia griglia di settembre: 1) Juventus, 2) Inter, 3) Atalanta, 4) Milan, 5) Napoli, 6) Roma, 7) Lazio. Tranquilli, non scappo.

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