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editoriali

Nuovo San Siro: il lungo derby fra i rinvii all’italiana e le esigenze degli investitori stranieri

MILAN, ITALY - DECEMBER 10:  A general view outside the stadium prior to the UEFA Champions League group F match between FC Internazionale and FC Barcelona at Giuseppe Meazza Stadium on December 10, 2019 in Milan, Italy.  (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Il dibattito sul futuro di San Siro si trascina, ma non entra nel vivo: il Comune di Milano decida

Redazione DDD

"di Franco Ordine -

"Siamo già al secondo tentativo. È stato di recente rivisto e corretto il primo e principale progetto presentato alcuni mesi fa al Politecnico di Milano rimpiazzato da un secondo. Nel frattempo, con la partecipazione inattesa della Sovraintendenza, il dossier nuovo stadio di Milano si è fermato e continua ad alimentare un dibattito che sa, lontano un miglio, di pretesti, voglia di buttare la palla in tribuna, insomma perdere tempo.

"I due interessi contrapposti, da una parte la politica, dall’altra gli investitori stranieri che mal digeriscono i rinvii all’italiana, vedono allontanarsi nel tempo la parola fine della discussione oltre che l’inizio dei lavori. Adesso siamo di fronte a una proposta che, in sintesi, prevede un investimento di capitali privati pari a 1,2 miliardi di euro più la costruzione di un nuovo impianto calcistico da 60-65 mila posti e nella zona dell’attuale San Siro la trasformazione in un distretto sportivo con l’aggiunta di cubatura da destinare a uffici, abitazioni e centro commerciale.

"Qui non è più il caso di tifare per uno o l’altro progetto, qui è il caso di porre una sola riflessione agli attori della decisione, cioè il comune, consiglio comunale, maggioranza e sindaco Sala. Dovete decidere e non potete farlo rinviando sempre alle calende greche. Decidere significa assumersi una responsabilità che è politica oltre che economica e che riguarda la visione futura della metropoli. Tirare per le lunghe significa soltanto accreditare la tesi secondo la quale solo scellerati investitori possono ancora puntare sull’Italia.

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