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IL VALORE DEL FUTURO

Perché Elliott può vendere meglio di Thohir

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Elliott vettore ma anche propulsore e il Milan di oggi non ha nulla a che vedere con quello del 2018...

Redazione DDD

Oggi nel grande calcio, con i grandi capitali che si muovono, gli assetti sono fluidi, le squadre vanno in campo, i tifosi vanno allo stadio, ma le proprietà non sono più entità immutabili o costanti nel tempo. Tutt'altro. Tutto scorre, tutto evolve e certamente non solo in Italia. Visto che a Milano siamo alla viglia di un derby di semifinale di coppa Italia, non può non balzare agli occhi come siano simili, anche se con tempi e scansioni diverse, le transizioni interista e milanista. Massimo Moratti ha ceduto l'Inter nel 2013, Erick Thohir è stato il vettore che ha portato i nerazzurri fra le braccia di Suning nel 2016, l'Inter è tornata in Champions League nel 2018 e ha vinto lo Scudetto nel 2021. Silvio Berlusconi ha ceduto il Milan nel 2017, Elliott è stato lo sviluppo della parentesi iniziale Yonghong Li, il Milan è tornato in Champions League nel 2021 e sta lottando per trasformarsi da club competitivo a club vincente. Le voci su InvestCorp sono pesanti e autorevoli, ma nessuno può sapere oggi se succederà, cosa succederà ed eventualmente quando succederà. Certamente, i media che "appoggiano" l'indiscrezione lo fanno con una autorevolezza e una varietà di gamma molto più ampie rispetto a quando si parlava di Louis Vuitton mesi e mesi fa.

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Se sarà del Bahrein la Suning del Milan lo vedremo, se, come e quando. Ma certamente le cifre che si leggono su giornali e sul web sono nettamente superiori, e non per caso, ma per strategia e visione, a quelle che scandirono il passaggio interista dal ticket indonesiano a quello cinese. Perchè Thohir aveva sostanzialmente lavorato solo in quell'ottica, quella della rivendita. I risultati sportivi erano stati discreti e a detta degli stessi commentatori nerazzurri il suo grande merito era stato quello di "aver saputo guadagnare per sè" e di "aver assicurato al club una grande proprietà". Fine della storia del primo segmento post Moratti, senza picchi e senza troppi clamori in termini di risultati di campo. Elliott ad oggi ha operato in maniera diversa. Ha risanato lo sprofondo in cui si trovava il Milan nell'estate 2018 e ha dato una visione al club. Oggi il Milan piace all'estero perché è un club sostanzialmente, e non suoni provocatorio, de-italianizzato. Non come Storia e tradizione che restano milanesissime e italianissime. Ma come impicci, come politiche, come veleni. Lo standing del Milan di oggi è quello di una squadra fresca e giovane, che gioca bene a calcio e lotta per i vertici, che ha in portafoglio giovani di grande prospettiva e di grande valore. Il tone of voice del Milan è quello di un club che dimezza i passivi di bilancio nonostante alcuni giocatori partiti a zero, che non polemizza con gli arbitri, che non alimenta alleanze o camarille istituzionali, che non intruglia fra bond e plusvalenze e che non produce dossier arbitrali di nessun tipo. Un club traversale per aplomb, e che non a caso attira non solo potenziali investitori ma anche brand e sponsor a ripetizione sul fronte commerciale. Brucia poca cassa e punta obiettivi importanti, il Milan. Per questo oggi, come valore e in teoria, può catalizzare e intercettare opportunità di sviluppi proprietari di livello altrettanto alto.

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