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SE NE E' ANDATA UNA PARTE DELL'AZTECA

Quella di Gerd Muller era…area condizionata

Quella di Gerd Muller era…area condizionata

Se Diego Maradona è stato il calcio, loro Gerd Muller e Paolo Rossi sono stati i momenti.

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Si era perso, da anni, nei fumi della demenza. Gerd Müller, lui che aveva scelto una fetta di terra, l’area di rigore, per diventare «il» centravanti. Quello che, ai tempi in cui il ruolo era fisso anche nell’idea, aspettava il silenzio dell’attimo per trasformarlo in urlo. Una vita nel Bayern, grassoccio, sgraziato, sempre lì, in un posto che gli era casa e ufficio, funzione e missione: 730 gol in 788 partite, 68 gol in 62 con la Germania (Ovest, all'epoca), pallone d’oro, campione del Mondo, campione d’Europa, 3 Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Intercontinentale, 4 scudetti di Bundesliga, 4 Coppe tedesche, capocannoniere ovunque e comunque.

E, naturalmente, Italiagermaniaquattroatre, 17 giugno 1970, allo stadio Azteca di Città del Messico, un gol rotolante a metà con Poletti, e la sgrullatina che scatenò il destino, già al dessert ma, evidentemente, non ancora sazio: Rivera che, vicino al palo, non intercetta e Albertosi che, se solo potesse, lo passerebbe per le armi. Invece no, qui piovono i ricordi: piatto destro proprio di Rivera, il condannato, e tutto il mondo, fedele al proverbio, fu Paese: il nostro.

Müller è cognome non meno comune di Rossi, in questi casi si ricorre al nome, Gerd, Paolo, Valentino. Ecco: Paolo, sì, aveva qualcosa di Gerd. E qui mi soccorre l’eterno Jim Morrison: «A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo». Finì in Florida, incapace di vincere il «dopo», che per un fuoriclasse è stagione terribile, scommessa cialtrona. Esci da una vita di cui possedevi le chiavi ed entri in un’avventura che, se le perdi, diventa una prigione. Invisibile agli avversari, che pure ne annusavano i ferini agguati, si è fatto invisibile a sé stesso. Gerd Müller, 75 anni, il mestiere dell’ombra.

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