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IL RITORNO DI UNO STILE

Sensazioni antiche: Il Milan di oggi rievoca uno stile comportamentale figlio del passato

MILAN, ITALY - JANUARY 06: Gianluigi Donnarumma of A.C. Milan in action during the Serie A match between AC Milan and Juventus at Stadio Giuseppe Meazza on January 06, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Ecco il parallelo fra il Milan attuale e quello del passato sulla base di alcune comunanze riscontrate nello stile comportamentale

Redazione DDD

di Max Bambara -

Sentirsi orgogliosi della propria squadra dopo una sconfitta non è frequente, eppure la sensazione che i tifosi del Milan hanno avuto subito dopo il fischio finale di Milan Juventus di mercoledì sera è stata quella di una enorme fierezza. Quando una squadra dà tutto, in particolare nelle condizioni emergenziali in cui il Milan ha affrontato la partita contro la Juventus, non puoi non lodarla. Stavolta il Milan ha dato persino ciò che non aveva in termini di energie e di abnegazione. Sul parziale di 1-1, più volte la squadra rossonera ha avuto le occasioni per trovare il vantaggio, ma un pizzico di imprecisione e la grande serata del portiere bianconero hanno negato al Milan la possibilità di sfiorare un’impresa. I tifosi rossoneri comunque, si sentono particolarmente lieti perché stanno riprovando antiche sensazioni che, negli ultimi anni, si erano disperse per una serie infinita di motivi. Lo spirito di gruppo che questo Milan incarna ricorda la stessa armonia del primo Milan di Sacchi. Non è un paragone tecnico ovviamente (quella squadra ha fatto la storia del calcio e metterla sullo stesso piano di questa sarebbe sacrilego) ma di dimensione psicologica. Oggi come allora c’è una squadra fatta di tantissimi giocatori giovani che hanno più carriera davanti che alle spalle. Ed oggi come allora, la forza del collettivo rossonero risulta chiara ed evidente anche allo spettatore neutrale.

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Il Milan è forte, vero, compatto, unito ma soprattutto va sempre in campo per vincere anche in condizioni rattoppate. Nel secondo tempo contro la Juventus avrebbe anche potuto pensare di amministrare ed invece ha preso il gol del 2-1 su un contropiede bianconero dopo una mancata occasione nell’area avversaria. Nei momenti difficili inoltre questa squadra sa sempre reagire. Con forza, con decisione, pescando risorse nel proprio serbatoio emotivo e nella propria coesione interna, vero e proprio valore aggiunto rispetto alle altre contendenti. Il Milan è in testa alla classifica dall’inizio del campionato (ossia quasi un intero girone) ed ha dimostrato che non soffre la pressione che la posizione di testa inevitabilmente porta. L’obiettivo reale è la qualificazione alla Champions League, ma siamo certi che se in primavera il Milan si trovasse ancora in altissima quota non si celerebbe dietro frasi retoriche. Perché questa squadra vive di fiducia e si nutre di entusiasmo; trae forza dall’idea di avere un obiettivo quasi impossibile, non si fa scalfire dal pensiero di non riuscire. C’è poi l’immancabile aspetto arbitrale che fa arrabbiare i tifosi del Milan perché questa squadra ha subito due torti gravi in pochi giorni (l’espulsione di Tonali contro il Benevento e la mancata espulsione di Bentancur contro la Juventus), ma la società ha scelto il profilo basso: nessuna polemica, nessun accenno agli episodi nelle interviste, solo il pensiero proiettato alle gare successive. Anche qui ci sono analogie col passato. Nell’epoca reale berlusconiana, raramente ci sono state proteste contro gli errori degli arbitri. A memoria, in trent’anni, potremo contare certe prese di posizione sulle dita di una mano. Viene in mente semmai un flash molto preciso di che cos’era quel Milan.

Nella primavera del 1990, dopo la vergogna del Bentegodi, successiva alla monetina di Alemao, il presidente Berlusconi rilasciò una intervista in cui espresse rammarico per quanto era avvenuto, ma tracciò immediatamente la via: da quel momento gli sforzi e le energie del Milan dovevano concentrarsi esclusivamente sulla finale di Vienna contro il Benfica. Quel Milan ha sempre avuto la capacità di guardare avanti anche nei momenti più duri. La sua forza era la mancanza di recriminazioni sterili. Il futuro era sempre più importante del passato. Il futuro potevi costruirlo; il passato invece potevi soltanto rimpiangerlo. Paolo Maldini, del Milan di Silvio Berlusconi, è stato capitano, simbolo oltre che giocatore con più presenze. Facile intuire pertanto come nell’attuale atteggiamento verso gli errori arbitrali da parte della dirigenza rossonera ci possa essere molto di quell’approccio alla vita e al calcio che il Milan più grande della storia ha saputo insegnare.

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