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tifava milan raccontava mondiali zucconi anche uomo calcio

analisi Facebook di Roberto Beccantini – Aveva 74 anni, non sapevo che stesse così male. Vittorio Zucconi è stato uno dei giornalisti più bravi che abbia conosciuto. Modenese, globetrotter, di base in quegli Stati Uniti ai quali, nello...

Redazione Derby Derby Derby

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Aveva 74 anni, non sapevo che stesse così male. Vittorio Zucconi è stato uno dei giornalisti più bravi che abbia conosciuto. Modenese, globetrotter, di base in quegli Stati Uniti ai quali, nello sport, ci si riferiva spesso, un po’ per cazzeggio e un po’ no, per riflettere e mai deflettere da quella idea di play-off che tanto lo eccitava e, proprio per questo, tanto cercavo di banalizzarne gli effetti considerandola una botta di viagra a un campionato sfinito (e non c’erano ancora stati né il poker dell’Inter né gli otto della Juventus).

Ci si vedeva soprattutto ai Mondiali di calcio. Lo ricordo chiosatore famelico e ironico del Sacchismo nel 1994, alla Pingry School. Ubriaco di «io (non) l’avevo detto» nella hall di un albergo a Berlino dopo l’ultimo rigore di Fabio Grosso. In fila a un aeroporto del Sud Africa, forse Durban o forse no.

Come spesso capita, ci si era persi di vista ma, almeno da parte mia, mai di lettura, mai di stima. Di politica - «da De Gasperi a questi qua», come avrebbe poi riassunto Filippo Ceccarelli in un libro, «Invano», che incarta e incarna chi siamo stati, chi siamo e chi non riusciremo mai essere - si parlava poco, sul filo dello sbadiglio istituzionale, legati entrambi al gusto del calembour, alla malìa dell’aforisma, alla scintilla della battuta. 

Figlio d’arte, milanista praticante, dotato di stile graffiante, era poco indulgente e mai auto-indulgente. Ha scritto montagne di articoli, libri di costume (come si dice), è stato protagonista e testimone di un trapasso di secoli che ne ha scolpito la carriera: da Gutenberg a Zuckerberg, dal Pc al pc. Lo sport e il calcio erano, per lui, un passatempo, e non già il tempo che passa. Spesso ci ridevamo su. ««Le opinioni sono come il sedere. Tutti ne abbiamo uno, ma non è detto che interessi agli altri»: Vittorio, sapessi quante volte l’ho citata, quante volte ti ho citato.

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