NESSUNA CERTEZZA, TANTE SPIEGAZIONI

Un dirigente fuoriclasse

MALDINI DIRIGENTE
Le ultime dichiarazioni di Maldini sono una polizza assicurativa sul futuro del Milan

Redazione DDD

di Max Bambara -

Fra l’intervista di fine maggio scorso alla Gazzetta dello Sport e quella di pochi giorni fa al Festival dello Sport di Trento sono passati soltanto quattro mesi, eppure la netta sensazione è quella di un Paolo Maldini molto diverso, più sereno, maggiormente rilassato, perfettamente consapevole del percorso che attende il Milan nei prossimi anni, totalmente concentrato sul mondo rossonero. Le asperità umorali dell’intervista di fine maggio sono state spazzate via da un approccio molto diverso, che rimarca una crescita del dirigente Maldini. Lo stesso Paolo ha ammesso che nel 2018, chiamato da Leonardo a ricoprire un ruolo dirigenziale all’interno del club, non si era sentito pienamente a suo agio.

Gli mancavano dei pezzi che soltanto l’esperienza poteva dargli

Quella andata in scena a Trento è la versione nuova di Paolo Maldini, non più soltanto grande personaggio, icona indiscutibile del calcio e dell’appartenenza ai colori rossoneri, ma anche dirigente completo, ligio ai doveri istituzionali, sensibile su quei temi che non ineriscono la sua sfera di competenza ma che sono fondamentali per il futuro del club come, ad esempio, la costruzione del nuovo stadio. Nessuna retorica spicciola nelle sue parole, pragmatismo di sostanza, unito ad una visione futuribile della crescita del club; Maldini si è dimostrato consapevole della complessità del momento che sta vivendo il calcio italiano, ma non vuole rinunciare a sognare perché sa, da ex grandissimo campione, che la voglia di andare oltre i propri limiti riassume il senso più vero dello sport. A maggio scorso le sue parole avevano prestato il fianco alla critica. Non appariva sereno il clima fra la proprietà del club e la dirigenza sportiva che, peraltro, era ancora in scadenza di contratto e si sentiva non adeguatamente considerata. Quattro mesi dopo sono diverse le parole, ma sono anche distinti i toni usati da Maldini.

Un dirigente fuoriclasse- immagine 2

Nessuna contestazione, nemmeno velata, né alla vecchia né alla nuova proprietà. Emerge, semmai, una unità di intenti sostanzialmente dichiarata e una totale sinergia sul cammino del prossimo futuro. Non ci sono richieste di investimenti su singoli ruoli perché probabilmente lo stesso Paolo si è reso conto che quel tipo di impostazione non è produttiva. C’è invece una corretta rivendicazione di scelte illuminate come la decisione di non investire sul mercato di gennaio in risposta ai colpi di Inter e Juventus. In quel passaggio si scorge la lucidità visionaria di Maldini: il Milan non compra tanto per farlo oppure per rispondere a ciò che fanno i club concorrenti. Il Milan ha una sua progettualità e i giocatori vengono valutati sulla base del percorso che fanno e dei tempi di maturazione. Aver compreso che Kalulu era pronto per fare il salto nello status di titolare è stata una giocata da dirigente fuoriclasse. A Paolo è bastato evidenziarlo con garbo. Lo stesso garbo con cui ha sottolineato la sua fiducia sulla situazione Leao. Nessuna certezza sul rinnovo ovviamente, ma Maldini ha spiegato chiaramente come il dialogo con il giocatore sia costante e quanto lo stesso Rafa sia in grado di cogliere l’importanza dell’ambiente sano che gravita attorno al Milan. In tutta l’intervista rilasciata da Maldini ci sono tante parole misurate e moltissimi concetti preziosi. Tutti, rigorosamente, da declinare al futuro perché le nubi di quattro mesi fa sono ormai definitivamente allontanate.

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