E' ANCORA UNA STAGIONE REGOLARE?

Viva la Serie A: dove nulla è finto, ma tutto è da ridere…

Redazione DDD

Non è Zelig e nemmeno il Bagaglino: è semplicemente il campionato italiano...

di Max Bambara -

Se domani arrivasse uno sportivo che ha vissuto dall’altra parte del mondo, questi non potrebbe che accorgersi di come la credibilità della Serie A stia iniziando a diventare un problema che non ha soluzione. Stanno infatti accadendo cose strane che attengono alla regolarità della stagione. E, di converso, ci sono situazioni figlie del campo che, invece, vengono issate a veri e propri casi mediatici in barba alla logica ed al buonsenso. Nell’attuale stagione sportiva, condizionata nel suo celere incedere dall’emergenza pandemica mondiale del COVID 19, si sono verificate troppe situazioni borderline, atte a minare la regolarità del campionato. Innanzitutto, ai nastri di partenza della stagione, la società campione d’Italia in carica è stata coinvolta in una squallida storia finalizzata all’ottenimento di un passaporto di cittadinanza falso per un giocatore (Suarez) che, altrimenti, non avrebbe potuto essere tesserabile. Dinanzi alle prove dei rapporti del massimo dirigente della Juventus Fabio Paratici con un ministro della Repubblica e dinanzi alla confessione di Suarez di aver ricevuto con anticipo il testo dell’esame, la Procura Federale non ha ritenuto opportuno intervenire. L’Inter, il club attualmente primo in classifica, da mesi, non si trova nelle condizioni finanziarie adatte ad onorare i propri debiti con i tesserati (stipendi e quant’altro) ed ha scelto di rimandare i pagamenti degli emolumenti dei suoi tesserati alla fine della stagione. A fronte di questo scenario, la FIGC ha consentito all’Inter di andare avanti nel corso della stagione, senza subire alcuna penalità, pur avendo una situazione manchevole dal punto di vista della sostenibilità economica. Effetti del COVID dirà qualcuno. Può darsi, anche se, come noto, certe decisioni da parte del Governo cinese non dipendono dagli effetti della pandemia globale. Forse sarebbe più opportuno replicare con un detto antico e mai fuori moda: fesso chi paga!

Paolo Dal Pino, presidente dei Lega Serie A (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

Per non far mancare nulla alla credibilità del movimento calcistico italiano, la Lazio, qualche mese fa, ha deliberatamente scelto di non comunicare alle Asl competenti la messa in isolamento di vari giocatori positivi ai tamponi Uefa; ha inoltre deliberatamente scelto di non mettere in isolamento altri 3 giocatori positivi ai tamponi Uefa prima della partita con il Torino ed ha inserito in distinta un giocatore positivo nella gara con la Juventus. Ad ora, soltanto una misera multa e nessuna penalizzazione per la squadra biancoceleste, nonostante il deferimento da parte della Procura Federale. Singolare poi, probabilmente ai confini dell’assurdo, quanto avvenuto con il protocollo anti COVID 19, regolarmente sottoscritto da tutte le società ad inizio stagione, per garantire regole uguali a tutte le 20 squadre di Serie A. Dopo la sentenza sul caso Juventus Napoli (a gennaio), si è creato di fatto un doppio campionato: quello di chi ha rispettato il protocollo, arrivando a giocare tante partite in condizioni rimaneggiate e quello di chi, adesso, ai primi casi di positività si vede, immediatamente, rinviare la partita. Due pesi e due misure che non garantiscono la regolarità della stagione ma che, inevitabilmente, alterano l’esito del campionato perché appare ovvio ed evidente come il beneficio del rinvio, in occasione di una situazione o di più situazioni emergenziali, orienti in un senso o nell’altro la bussola della stagione.

C’è infine qualcosa di assolutamente pittoresco, a margine di tutto questo, ed è la possibilità che la Lega Calcio concede a due società, in questo caso Juventus e Napoli, di mettersi d’accordo, qualche giorno prima di una partita da recuperare alla prima data utile, al fine di rinviarla come se si trattasse di una partita fra scapoli e ammogliati. Tutto lecito dirà qualcuno. Se si guarda esclusivamente il dato normativo sì, ma chiunque conosca le dinamiche dello sport si rende conto che si sta parlando di qualcosa che non rientra nel concetto di lealtà sportiva, con tanti saluti alla regolarità della stagione. Ora mettete assieme tutte queste situazioni e provate a spiegare ad uno sportivo che viene da un paese molto lontano dall’Italia ed assiste stupefatto a questo vermaio, che i casi mediatici nel Belpaese si fanno sul numero dei rigori dati al Milan, sulle spacconate verbali di Ibrahimovic e sulle faccine pubblicate sui social da Theo Hernandez. Questi riderà di santa ragione, come si faceva una volta dinanzi alla comicità disarmante dei commedianti di Zelig o dinanzi alla sublime dimensione artistica che andava in scena al Bagaglino romano. Visto il riferimento teatrale, ci pare opportuno però citare l’immenso maestro Gigi Proietti il quale inneggiava alla grandezza del teatro con una delle sue massime più note e conosciute: “viva il teatro dove tutto è finto, ma niente è falso”. Parafrasando il grande Gigi Proietti potremmo dire, con un’amara punta di dispiacere, che la Serie A italiana, a differenza del teatro, vive la dimensione opposta, in quanto non c’è nulla di finto, ma è tutto irrimediabilmente falso.