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30 ottobre 1977: l’inspiegabile morte di Renato Curi su un campo da calcio

Renato Curi

Il centrocampista del Perugia si accasciò a terra a causa di un problema al cuore, senza mai più rialzarsi. Il primo di molti decessi che si dovevano evitare

Redazione DDD

di Marco Alborghetti -

Nel calcio negli ultimi anni abbiamo assistito a molti decessi di giocatori avvenuti in campo, e forse tutti evitabili se si avesse  avuto maggiore memoria del passato. Il 30 ottobre 1977, infatti, il mondo dello sport visse una delle domeniche più strazianti della sua storia. Un Perugia-Juventus che sarebbe dovuto passare alla storia come consacrazione della piccola sorpresa umbra, ma che ancora oggi ricordiamo per la scomparsa di Renato Curi.

Cuore matto” Renato Curi

Fu lo stesso centrocampista perugino in un’intervista a definire “matto e capriccioso” il suo cuore, rivelando come pure i medici del centro tecnico di Coverciano avessero riscontrato anomalie nel suo battito cardiaco.

Un primo campanello d’allarme che lo stesso Curi ignorò, dato che in passato nella sua vecchia carriera da mezzofondista e velocista il suo motore interno non lo aveva mai tradito, anzi, spinto a dare il massimo per raggiungere i suoi obiettivi.

In quel Perugia-Juventus di 43 anni, Renato Curi giocò e pure bene in mezzo al campo, nonostante venisse da un infortunio alla caviglia, e la pioggia battente avesse reso ancora più epica la battaglia con gli juventini Bettega, Scirea e Causio.

Proprio nel primo tempo, il centrocampista perugino uscì dal campo in seguito ad uno scontro di gioco con Causio, ma nella seconda frazione strinse i denti come un vero guerriero.

Dopo 5 minuti, Causio si accasciò a terra esanime, e le immagini dei vari Bettega, Scirea e Benelli che gesticolano ansiosamente sono presagi del dramma che si sarebbe consumato in giornata. I medici dello staff perugino cercarono in tutti i modi di rianimare Curi con massaggi cardiaci e iniezioni, ma l’ambulanza lo trasportò invano in ospedale. Alle 16.30, orario in cui lo stesso arbitro fischiò la fine del match, i medici dichiararono la morte di Renato Curi.

 

 

L’inutile ricerca di responsabilità

L’autopsia rivelò la malattia cronica di cui soffriva Curi, e che immediatamente suscitò molte polemiche.

Il medico del Perugia aveva dichiarato di essere più preoccupato per la condizione atletica del giocatore, anziché del suo stato di salute.

In seguito anche il portiere Lamberto Boranga svelò di come Curi fosse consapevole dei rischi a cui sarebbe andato incontro, data la sua malattia, ma che decise coraggiosamente di ignorare per non rinunciare alla sua più grande passione.

Alla fine il medico dello staff perugino e del centro di Coverciano furono condannati, ma si trattò di una decisione giudiziaria finalizzata a cercare i responsabili, quando ancora oggi amici, parenti e spettatori si chiedono “Perché nessuno lo ha fermato prima?”.

 

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