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ADESSO SERVE UN PASSO INDIETRO

CAPU…T DERBY – E che adesso sia #CeferinOut

LJUBLJANA, SLOVENIA - JUNE 06: Aleksander Ceferin, President of UEFA prepares to award the players of Germany with the UEFA European Under-21 Championship trophy after the 2021 UEFA European Under-21 Championship Final match between Germany and Portugal at Stadion Stozice on June 06, 2021 in Ljubljana, Slovenia. (Photo by Jurij Kodrun/Getty Images)

Cosa significa il passo indietro dell'Uefa nella guerra contro Juventus, Real Madrid e Barcellona. Il presidente isolato dentro la sua organizzazione

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

Il comunicato con cui la Disciplinare dell'Uefa ha spiegato che il procedimento contro Juventus, Real Madrid e Barcellona è sospeso in attesa di novità dal Tribunale di Madrid e dalla Corte di Giustizia europea non rappresenta il punto finale della vicenda, ancora molto lontano, ma certamente è un passo indietro deciso di Nyon. Arriva a pochi giorni dall'ennesima intemerata verbale del presidente Ceferin contro Agnelli ("Ai miei occhi quell'uomo non esiste più") e cancella l'idea che la Uefa possa disporre della questione a suo piacimento. Non è così. Non è come lo stesso Ceferin va sostenendo dal 19 aprile, la notte della nascita della Superlega. Alle minacce e intimidazioni sempre più dure non è seguito nulla, per ora. E al primo bivio decisivo chi ha dovuto mettere la retromarcia è stata la Uefa.

 La rubrica di Giovanni Capuano

Il finale della storia ovviamente non è scritto. Nessuno sa con certezza se l'argine eretto dalla sentenza del Tribunale di Madrid terrà anche alle prossime ondate e nessuno è in grado di prevedere quale sarà l'orientamento della Corte europea su una questione che ha mosso governi e istituzioni, tutti contro i "ricchi avidi del pallone" e in difesa del "calcio del popolo" che poi tanto del popolo non è, se si osservano i denari che il Psg degli emiri sta riversando sul sistema in queste settimane senza badare ad alcun limite etico ed economico. Il passo indietro della Uefa, però, qualche riflessione la consente. La prima: i legali della Disciplinare non se la sono sentita di firmare provvedimenti di esclusione dei quali avrebbero poi rischiato di rispondere anche personalmente. La seconda: al di là dell'ottimismo professato via comunicato stampa, la Uefa non è un monolite in cui tutti la pensano come Ceferin (e l'accenno al dissenso lo aveva fatto anche Agnelli nell'ultima uscita pubblica). La terza: la sospensione del procedimento apre lo spazio temporale perché si avvii davvero un momento di confronto tra le parti.

E qui si arriva alla conclusione. A quel tavolo non potrà sedersi Aleksander Ceferin, incapace in questi due mesi di uscire dalla logica della 'questione personale' contro l'ex amico Andrea Agnelli. Il presidente Uefa si è messo nelle condizioni da solo di non essere eleggibile per gestire la mediazione politica che dirà cosa potrà sopravvivere dell'idea della Superlega e cosa, invece, dovrà essere cancellato per sempre. Non ci potrà essere spazio per astio e rancore, in gioco c'è il futuro del calcio mondiale. Ceferin ne prenda atto e faccio un passo indietro lasciando ad altri il compito di cercare una sintesi, lucida e difficile. Anche perché l'evoluzione di queste settimane dimostra che il numero uno di Nyon è meno legittimato nella sua leadership di quanto non abbia voluto far passare con la virulenza dei suoi attacchi. Non un uomo solo al comando, ma certamente un uomo che ha sottovalutato (forse per rabbia) aspetti fondamentali della vicenda. Un errore da matita blu e un peccato difficilmente scusabile.

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