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UN ADDIO SENZA FIAMMATE

CAPU…T DERBY – Gigio e il volemose bene del Milan

VERONA, ITALY - MARCH 07: Paolo Maldini and  Gianluigi Donnarumma of AC Milan during the Serie A match between Hellas Verona FC  and AC Milan at Stadio Marcantonio Bentegodi on March 07, 2021 in Verona, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

L'addio al miele a Donnarumma, le amnesie dell'ex portierone e il nuovo stile comunicativo del Milan

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

E' chiaro da mesi che il Milan ha deciso di imporsi ed imporre un nuovo stile a tutti i livelli, dalle trattative capestro con i procuratori alla comunicazione nei passaggi più delicati di una stagione. Tanto chiaro che il tradimento di Donnarumma, di cui le tracce erano ben visibili sin dallo scorso autunno, è stato gestito senza che ci fosse alcuna fiammata, proteggendo il numero 99, mettendolo in condizione di giocare tutta la stagione come se nulla fosse e alla fine di svuotare l'armadietto e andarsene quasi nottetempo. Dunque non sorprende che da parte dei vertici del Milan non ci siano asprezze nei confronti di Gigio e del suo ingombrante entourage, malgrado la vicenda abbia portato una parte del tifo rossonero a indicare negli stessi dirigenti i colpevoli di essersi lasciati portare via a zero un fuoriclasse potenziale. Quello che sorprende, semmai, è che il clima da 'volemose bene' prosegua ancora incurante degli ultimi sviluppi. Donnarumma è approdato al Psg, come da previsioni, è per salutare i tifosi rossoneri ha scelto di scrivere (?) un post social in cui in sostanza in mezzo a tanti giri di parole ha teorizzato di essersene andato per "affrontare sfide diverse, crescere e completarsi", come se al Milan questa opportunità gli fosse preclusa. Come se il progetto di questo Milan non lo convincesse, altrimenti non ci sarebbe ragione per andarsene. Un temino di 222 parole in cui sono mancare quelle più importanti: grazie e scusate. Ringraziamento che invece è stato ben presente in cima alla risposta social che il club gli ha riservato, come se si trattasse di una bandiera che lascia al termine di una carriera infinita e non di un 22enne che se ne è andato senza chiudere la porta.

 La rubrica di Giovanni Capuano

Appena arrivato a Parigi è andato oltre, parlando di un grande club "con una grande storia" che in Europa racconta di una Coppa delle Coppe e di un Intertoto. Roba nemmeno paragonabile alla sala dei trofei di Casa Milan. Davanti a questo, Paolo Maldini ha usato ancora parole al miele per l'ex portiere: nostalgia, è stato bello, fa un po' male e via discorrendo. Ora, non siamo nostalgici dei duelli verbali all'ultimo sangue e apprezziamo stile e misura, ma ci immedesimiamo nei tifosi del Milan che la sindrome di Stoccolma verso Donnarumma e Raiola non la provano, hanno sentimenti in questi momenti un po' più accesi e ritengono che l'onore delle armi debba essere concesso a chi si è battuto con lealtà, non a chi pare aver avuto poco rispetto della storia e del presente rossoneri. Non si tratta di alzare i toni, ma almeno di tacitarli. In fondo non si è mai visto in un divorzio chi, lasciato dalla moglie con grave danno, passi il tempo a ringraziarla pubblicamente per averlo fatto. E l'addio di Donnarumma da tanti è vissuto così: un tradimento con divorzio, sofferto e con la sensazione sgradevole di essere stati fregati.

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