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ULTRAS DRUGHI JUVE, CONDANNE E DASPO

CAPU…T DERBY – La Juve non erano loro

CAPU…T DERBY – La Juve non erano loro - immagine 1

Condanne per il processo agli ultras bianconeri, l’inchiesta finita su giornali e tv e che si è chiusa con un verdetto che sarebbe giusto fosse pubblicizzato

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

Bonificare gli stadi italiani e renderli dei luoghi più accoglienti e non in mano a bande di ultras si può. Anzi, si deve. Con coraggio, affrontando prezzi da pagare ma con una strada ora descritta con chiarezza dalla sentenza di un processo molto chiacchierato all’inizio, quando sui giornali e in tv finirono volti e voci dell’inchiesta della Digos di Torino, e che si spera abbia la stessa eco adesso che i giudici hanno emesso la loro sentenza. Dicendo, tra le altre cose, che la Juventus è stata vittima di minacce, violenza e intimidazioni perché non cancellasse anni di privilegi concessi agli ultras e ai loro capi.

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Per la prima volta in Italia è stato riconosciuto il reato di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione per un gruppo ultras (i Drughi Juve) con condanne e Daspo. E il club con i suoi dirigenti, costituitisi parti civili, si sono visti riconoscere risarcimenti danni. Una sentenza che andrebbe pubblicizzata ovunque per rendere le società di calcio meno schiave di chi comanda nelle curve.

Il rapporto viziato con i capi delle frange più calde delle tifoserie è un rapporto malato di cui spesso si è parlato senza quasi mai arrivare al dunque. Ora un precedente c’è e può spingere tutto il sistema a fare il passo successivo, riappropriandosi delle curve. Non c’è tempo da perdere in un periodo in cui la riapertura degli stadi è accompagnata dal moltiplicarsi di episodi di razzismo. Fuori tutti, si può fare.

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