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GLI ISTINTI DEL CALCIO

CAPU…T DERBY – L’odore dei soldi

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Il colpo Vlahovic e le reazioni di chi, per tifo o interesse, ha fatto i conti in tasca ai bianconeri e al calcio italiano

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

L'affare Vlahovic ha scatenato nel tifo italiano gli istinti più bassi. Era prevedibile, vista la portata del blitz della Juventus, passata nell'arco di poche settimane dal ruolo di grande in crisi economica a dominus del mercato. Però tra le pieghe dell'ondata di ritorno si sono verificati anche alcuni fatti sorprendenti. I conti in tasca ai bianconeri li hanno fatti tutti, arrivando alla conclusione che quella di Arrivabene sia stata, nella migliore delle ipotesi, la mossa della disperazione: prendere il migliore per garantirsi la qualificazione alla prossima Champions e con essa i soldi che servono per ripagare l'investimento. Dimenticando che non c'è nulla che garantisca il risultato e che, seguendo questa logica, se a maggio Allegri dovesse non essere riuscito nell'impresa di acciuffare almeno una tra Inter, Napoli, Milan e Atalanta allora il banco dei bianconeri sarebbe destinato a saltare. Cosa che non avverrà, perché comunque vada c'è una proprietà che ha dimostrato di supportare le scelte e, nel caso di Vlahovic, di aver avallato ogni strategia.

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C'è chi ha fatto i conti in tasca anche al venditore, la Fiorentina, criticando l'ottimo Commisso per il motivo contrario e cioè per aver venduto un giocatore che aveva annunciato di non voler rinnovare. Come se incassare una settantina di milioni a 18 mesi dalla scadenza del contratto sia una colpa e non un merito, in aperta contraddizione con quanto sostenuto prima (Rocco ha rischiato questa estate trattenendo il serbo) o per altri (il Milan, ad esempio, criticato per non aver monetizzato per tempo quelli che si avvicinavano allo strappo). A proposito dei rossoneri, l'ondata di ritorno ha travolto anche l'ottimo lavoro di Maldini e soci e messo nel mirino l'idea di calcio di Elliott, passato nell'arco di una notte da proprietario con una visione moderna (sostenibilità e crescita nei risultati) a speculatore inadatto al ruolo. Dimenticando come il campo stia dettando da oltre un anno risposte diverse dentro un percorso di rilancio non terminato e, comunque, non breve. A oggi il Milan rappresenta un esempio virtuoso e non il contrario, sta tornando ai vertici e solo cattivi consiglieri possono chiedergli di prendere scorciatoie pericolose e non in linea con l'attuale dimensione economica. Che non sarà per sempre - è destinata a crescere -, a patto di non farsi prendere la mano inseguendo pericolose scommesse.

Tutti segnali di mal di pancia e anche di un pizzico di sana invidia cui si aggiunge il carico da novanta, buttato lì da chi il calcio continua a sfruttarne la popolarità girandosi dall'altra parte nel momento del bisogno. C'è chi ha sostenuto che, siccome la Juventus ha preso Vlahovic, allora non è vero che il pallone ha bisogno di aiuti per uscire dalla crisi economica della pandemia. Che se i conti sono scassati la colpa è di chi i soldi li sta perdendo e delle sue cattive abitudini, non del Covid e di alcune scelte scellerate che hanno contribuito a mettere in ginocchio l'intera industria dello sport e del calcio. E che, in estrema sintesi, è giusto che i vari governi abbiano inondato di ristori altri settori dell'intrattenimento dimenticando le aspirazioni della Serie A (e non solo). Visione miope e molto populista.

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