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CAPU…T DERBY – Parole, parole, parole

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Mourinho e Sarri, una stagione contro tutti e sempre senza autocritica. Il fallimento in campo di Roma e Lazio, partite con grandi speranze

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

Roma e Lazio vanno a braccetto in questa stagione in cui il calcio della Capitale si è scoperto piccolo piccolo, proprio quando immaginava di aver giocato sul tavolo il rilancio più importante. Entrambe lontane dalla zona Champions, accumunate da sinistre analogie: stessi punti (39), gol subiti (45 e 46 complessivi) e quantità di sconfitte (20 divise quasi equamente tra le due squadre). Tutte e due eliminate dalla Coppa Italia tornando a casa da Milano con in faccia il segno bruciante degli schiaffi presi da Inter e Milan che, al contrario di quanto accade dalle parti dell'Olimpico, rappresentano oggi la faccia felice del pallone. Milano domina su Roma e la sensazione è che il vantaggio accumulato non sia cancellabile a breve termine.

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Roma e Lazio condividono anche un altro aspetto dentro questo loro lungo inverno. Mourinho e Sarri si stanno distinguendo molto per quello che dicono e poco per quello che lasciano, come traccia, sul campo. Mourinho ha lasciato San Siro con il duro atto d'accusa rivolto ai suoi giocatori ("Siete senza palle, la cosa peggiore per un uomo") aggiungendo così un altro elemento alla rosa dei colpevoli del fallimento, già lunga ma che agli occhi del portoghese non comprende se stesso. Come se la squadra senza gioco e senza identità, che ne ha prese 6 in Norvegia, ha rischiato l'eliminazione dall'Europa League e vivacchia in campionato, non sia anche il prodotto degli errori del tecnico.

Sarri, invece, ha approcciato alla Coppa Italia con l'ennesima disquisizione a vuoto su format, regole e sorteggi che ha ricordato il Sarri che se la prendeva con la penombra delle partite pre-serali, i calendari penalizzanti solo per lui, gli arbitri e le magliette a strisce, l'erba del campo e avanti tutta. Solo che quel Sarri guidava un Napoli strabordante di qualità e intuizioni mentre la Lazio di oggi - va detto, costruita male da altri - si trascina tra una fase difensiva incomprensibile ed equivoci tattici ingiustificabili dopo sei mesi di lavoro. Meno parole e più fatti, insomma. Sia per Mourinho che per Sarri. In fondo l'apertura di credito della gente di Roma e Lazio nei loro confronti è totale, nessuno li contesta e mette in discussione nemmeno adesso che i risultati mancano. Ed è giusto così, perché il rilancio della Capitale può davvero passare per due tecnici dalla grande personalità e con alle spalle un passato di vittorie. A furia di guardarsi indietro, però, il rischio è che si finisca fuori strada. Sempre per colpa altrui, sia chiaro.

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