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COME IL MILAN DI ELLIOTT

CAPU…T DERBY – Più Arrivabene per tutti

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La trattativa infinita per il rinnovo di Dybala e il ruolo dell'uomo che deve risanare i conti della Juventus, accusato di sbagliare comunicazione

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

Dopo mesi di tira e molla, il dibattito sul rinnovo di contratto di Dybala si è trasformato in un referendum pubblico su chi abbia ragione e chi torto. Su chi stia sbagliando e chi facendo la cosa giusta, nel balletto di messaggi incrociati che i due protagonisti si lanciano e che vede i tifosi della Juventus testimoni inconsapevoli di un ritorno alle origini in casa bianconera, quando la società contava più del singolo giocatore. Addirittura Arrivabene, il cui ruolo dentro la Juventus è chiarissimo vista la sbandata che hanno preso i conti dopo il triennio del Covid e di Ronaldo, viene accusato di muoversi come un elefante in una cristalleria e di non conoscere il modo di comunicare del mondo del calcio, quell'impasto di frasi abbozzate per cui top player (veri o presunti) e agenti vanno trattati come santoni con in mano il destino sportivo ed economico di aziende da centinaia di milioni di euro di fatturato. Il sistema che ha contribuito ad arricchire questi ultimi spingendo i club verso il baratro di costi insostenibili.

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Non c'è nulla di più distante dal vero. Arrivabene assomiglia al Milan di Elliott, il rischio di perdere Dybala a zero (con i suoi colpi di classe e le sue lunghe assenze) è concreto ma, esattamente come è successo per il Milan con Donnarumma e Calhanoglu anche gli juventini scopriranno - se si arriverà allo strappo - che esiste una Juventus senza Dybala. E che l'agenda in una trattativa tra azienda e dipendente la detta la prima, non il secondo soprattutto se pagato, e non poco, per fare quello che da un paio di stagioni non gli riesce benissimo. E - ultimo punto - che il calcio non è un pozzo senza fondo cui attingere. Se la Juventus farà o no la prossima Champions League non è un orpello ma il confine tra possibilità e impossibilità. Quindi un buon amministratore, non un elefante in una cristalleria, ha il dovere di congelare e ripensare al ribasso ogni progetto visto che i presunti fuoriclasse che battono cassa quell'obiettivo minimo (quarto posto in campionato) al momento non lo garantiscono. Quello sbagliato non è Arrivabene, insomma, ma tutto il carrozzone che non comprende come il tempo di tornare alla normalità sia arrivato ormai per tutti.

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