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MA CHE VAR E'?

CAPU…T DERBY – Se il Var è quello di Milan-Juve no grazie

MILAN, ITALY - JANUARY 06: Leonardo Bonucci of Juventus competes for the ball with Hakan Calhanoglu of AC Milan  during the Serie A match between AC Milan and Juventus at Stadio Giuseppe Meazza on January 06, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Daniele Badolato - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

Il Var di Juve-Udinese e il Var di Milan-Juve: due sistemi d'intervento diversi, in episodi analoghi fra loro

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

E' difficile accettare che nell'era del Var esista una sfida scudetto con dentro almeno tre errori arbitrali evidenti a tutti, ma non corretti dalla video assistenza. Ed è difficile accettare che, a pochi giorni di distanza, un gol sia stato annullato perché nella revisione dell'azione è stato scovato un tocco di braccio (De Paul in Juventus-Udinese) e lo stesso protocollo con lo stesso strumento abbia scelto di tenere gli occhi chiusi sul fallo di Calhanoglu su Rabiot che ha aperto la strada al pareggio del Milan contro la Juventus. Presi due episodi a caso, ravvicinati, senza pretesa di andare oltre sulla strada della dietrologia e del sospetto visto che la Juventus ha poi vinto con merito a San Siro e che Irrati (pessimo a dir poco) ha seminato errori da una parte e dall'altra.

Il problema è un altro. Sia per il gol annullato all'Udinese che per quello concesso al Milan il comportamento di arbitro e Var sono stati giudicati aderenti a quello che richiede il protocollo. Il cortocircuito è evidente. Si trattava reti entrambe irregolari, solo che una è stata annullata (giustamente) e l'altra no.

L'errore arbitrale era comprensibile e scusabile quando tutto si svolgeva in una frazione di secondo e la moviola era un passatempo per giornalisti e tifosi a fine partita. Con la video assistenza l'asticella si è alzata, ma il risultato non è cambiato. Tutto è arbitrario: qualche volta si va al Var, altre no. E se non si va, come nel caso di Calhanoglu su Rabiot, la spiegazione è che si tratta di "cose da campo" che in campo devono restare, sotto la giurisdizione unica dell'arbitro. A volte. Perché poi in altri momenti si giustifica l'intervento della sala Var sostenendo il contrario. Così non va. L'errore dell'arbitro deve sempre essere compreso. L'omissione di chi lo deve guidare, avendo a disposizione la tecnologia, no. E si può dirlo e scriverlo senza provare vergogna. Il Var così non serve. Lo hanno ridotto al silenzio trasformandolo in un semplice strumento geometrico per chiarire il fuorigioco. Il resto è a caso e allora tanto vale spegnerlo.

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