E IL VAR?

CAPU…T DERBY – Var spento e Champions falsata per Atalanta, Juventus, Lazio e Inter

Redazione DDD

Quattro indizi fanno una prova: il Var è diventato ormai così marginale da risultare utile solo sul fuorigioco

di Giovanni Capuano -

Ronaldo affossato in tempo di recupero a Oporto, Milinkovic Savic sgambettato a inizio gara contro il Bayern Monaco e poi la ridicola espulsione di Freuler all'alba della sfida tra Atalanta e Real Madrid. E prima ancora, ma si potrebbe andare avanti, Lukaku buttato a terra a Kiev da un difensore dello Shakhtar nella notte che ha cambiato il verso del girone interista. Due partite su tre delle italiane nell'andata degli ottavi di finale della Champions League sono finite con un risultato probabilmente diverso da quello reale (tralascio la Lazio anche se l'errore resta grave). E' successo nell'era del Var, il che rende il fatto ancora meno accettabile.

Siccome non siamo sostenitori della tesi dei complotti e quindi non perderemo nemmeno un secondo dietro alla teoria dei club italiani poco potenti o cose simili, ci concentriamo sul ruolo di complice silente cui ormai è stato ridotto il Var. In Italia per scelta di Nicola Rizzoli, preoccupato perché l'anno scorso è stato dato qualche rigore di troppo, in Europa da Roberto Rosetti. In generale, il Var è diventato ormai così marginale da risultare utile solo sul fuorigioco. In tutti gli altri casi è un caos: qualche volta interviene, spesso no rendendo così del tutto arbitraria la prima circostanza. Arbitraria e, dunque, ingiusta.

Il Var non è nato per questo utilizzo. Non è vero, come raccontano quelli che stanno accompagnando la sua lenta eutanasia provando a convincerci che sia giusto, che se l'arbitro ha visto e valutato non può essere richiamato. Deve. Il Var è stato creato per offrire al direttore di gara informazioni non a disposizione sul terreno di gioco; ad esempio, la direzione di Mendy verso l'esterno nel rosso a Freuler. Non è vero quasi nulla di quanto ci viene raccontato e soprattutto non sono veri i risultati di un calcio in cui si mandano agli archivi partite totalmente condizionate dalle scelte (arbitrarie) di due uomini di cui uno è davanti alla televisione. Spiace ma è così. E i club sostengono i danni dei loro errori, mentre agli arbitri e ai loro capi non riesce mai di chiedere scusa.