La Premier League 2025/26 si è aperta con un vero e proprio spettacolo da grande schermo. Manchester United-Arsenal non è, e non sarà mai, soltanto una partita: è un classico che porta con sé storia, rivalità e pathos. Ogni volta che Red Devils e Gunners si affrontano, nasce una trama fatta di tensione, colpi di scena e un finale che resta sospeso fino all’ultimo respiro.
C'era una volta Rocky
United-Arsenal, Indiana Jones ringrazia Calafiori e batte Rocky

Il gol dell'ex Roma e Bologna, arrivato da calcio d’angolo e reso possibile dall’uscita goffa di Bayindir, è sembrato quasi un MacGuffin alla Hitchcock, un dettaglio apparentemente semplice ma capace di cambiare tutto il corso della narrazione, perché da lì in poi è stato un lungo thriller in cui l’Arsenal ha dovuto difendere il tesoro conquistato e il Manchester United ha rincorso disperatamente il pareggio come un protagonista ferito ma mai arreso.

Se questa sfida fosse davvero un film, avrebbe le atmosfere di un Rocky ambientato a teatro shakespeariano, con i Red Devils che hanno combattuto con cuore e coraggio, soprattutto grazie ai nuovi arrivati Cunha e Mbeumo, entrati in scena come comprimari di lusso pronti a rubare la scena al protagonista, ma fermati da un David Raya in versione supereroe Marvel, capace di parate spettacolari che hanno reso ogni tentativo di rimonta un atto drammatico senza lieto fine.
L’Arsenal di Arteta, invece, è stato ancora una volta l’Indiana Jones del calcio inglese, alla ricerca di un trofeo che manca dal 2004, abile a sfruttare un indizio trovato in anticipo – quel corner battuto da Rice – per portare a casa il tesoro della vittoria, pur senza la brillantezza e lo spettacolo che ci si aspetterebbe da un’avventura all’altezza delle grandi saghe.

Il film ha avuto i suoi momenti di suspense: il palo colpito da Dorgu nel primo tempo come una pallottola sfiorata in un noir, il colpo di testa di Mbeumo respinto sulla linea da Raya come una scena al rallentatore di un action movie, e soprattutto quel salvataggio di William Saliba all’89’, degno del sacrificio eroico di un personaggio pronto a tutto pur di proteggere il bottino conquistato. Lo United ha recitato la parte del pugile orgoglioso che nonostante le botte incassate continua a rialzarsi, mentre l’Arsenal ha interpretato il ruolo della banda che resiste fino alla fine in un assedio da western.
Alla fine, se questo Arsenal-United fosse davvero un film, non sarebbe una commedia leggera né un capolavoro di estetica, ma un thriller sporco e intenso, di quelli in cui conta solo la sopravvivenza, con Calafiori nelle vesti dell’eroe insospettabile, Arteta come regista che predica la solidità più che lo spettacolo, e Amorim nella parte del protagonista tragico, costretto ad applaudire l’impegno dei suoi uomini ma punito dall’errore che ha deciso tutto. Un film che forse non vincerà premi per la bellezza delle scene, ma che rimarrà nella memoria perché racconta esattamente ciò che questa rivalità è sempre stata: una battaglia, un duello, un copione da vivere fino all’ultimo fotogramma.
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