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UN BASTIMENTO CARICO DI...

DDD Story – 1950, ritorno dal Brasile: Veleno Lorenzi sbaglia nave e arriva in Italia un mese dopo

DDD Story – 1950, ritorno dal Brasile: Veleno Lorenzi sbaglia nave e arriva in Italia un mese dopo

Quanta paura dopo la tragedia di Superga...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

E’ un appuntamento da onorare. L’Italia è campione in carica. Ha vinto l’ultimo Mondiale, quello del 1938, poi la lunga interruzione per colpa della guerra, e adesso ecco il Mondiale 1950. Si gioca in Brasile. Gli azzurri, a Roma, vengono invitati a pranzo dal ministro dello sport, Giulio Andreotti. Poi partono in treno per Napoli. Una folla di tifosi accompagna la comitiva dalla stazione al porto. Sulla banchina è prona la “Sises”, 16 mila tonnellate di stazza. D’altra parte, era l’anno dopo la tragedia di Superga e gran parte dei partecipanti (Benito Lorenzi in testa) aveva votato per il viaggio nave. Però iniziano subito i problemi. Difficile allenarsi. La comitiva ha a disposizione l’intero ponte superiore, ma i palloni finiscono in mare e c’è spazio solo per esercizi di ginnastica. Per il resto, qualche partita a carte e tanta noia. Poi la nave attracca a Las Palmas, alle Canarie e lì c’è spazio per un’amichevole. Quindi, il via verso il Brasile, con il mal di mare che provoca vomito e nausea. Eppure la traversata dell’oceano avrebbe dovuto portare benefici in quanto i medici avevano messo in conto “le ventate di iodio” che si sperava fossero salutari.

Arriva in Brasile una nazionale poco allenata (il viaggio è durato due settimane) e gli azzurri vengono alloggiati, a San Paolo, in un albergo che ospita anche un corpo di ballo argentino. In pratica, c’è festa tutte le sere. In più, il 24 giugno, ci sono i fuochi d’artificio e i mortaretti per la festa di San Giovanni. Non si dorme. Due giorni dopo c’è l’incontro con la Svezia. Si perde 3-2 con due gol di Jeppson. Inutile la vittoria sul Paraguay perché è la Svezia a passare il turno. Si torna a casa. Gianpiero Boniperti, il “fornaretto” Amadei e molti del gruppo, scelgono l’aereo (si tratta, comunque, di un viaggio di 35 ore). Benito Lorenzi prende ancora la nave. Ma sbaglia i conti, sale su un bastimento che deve fare sosta in Francia per lasciare un carico e arriva in Italia un mese dopo.

Il Mondiale? Doveva essere l’anno del Brasile, che giocava in casa ed era sicuro di stravincere (aveva anche un gran squadra). Infatti i carioca battono, senza problemi, Messico, Svizzera, Jugoslavia, Svezia e Spagna. La finale si gioca al Maracanã di Rio de Janeiro. Il Brasile è sicuro di vincere. Ci sono manifesti dappertutto, per salutare “i campioni del mondo”. Si affittano anche undici limousine per portare i giocatori in giro per la città. Infatti i carioca vanno anche in vantaggio contro  l’Uruguay, che, però, prima pareggia e poi segna il gol vittoria a 10’ dalla fine. Fra i 130 mila tifosi dello stadio, ci sono scene di disperazione e anche una decina di suicidi. Da quel giorno, il 16 luglio 1950, in Brasile si parlerà di “Maracanazo” per ricordare la grande delusione. E l’Italia? Ben 8 giocatori della Svezia, che ci aveva battuto alla prima partita, vengono acquistati da squadre italiane. Compreso Jeppson, finito prima all’Atalanta e poi al Napoli per 105 milioni di lire. E i tifosi l’hanno subito ribattezzato, per chiamarlo “o’ banche e Napule”. Ma questa è un’altra storia.

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