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TRAFFICANTI SCONFITTI IN COLOMBIA, MA...

DDD Story – Andres Escobar, morire per un autogol

MONTPELLIER, FRANCE - JUNE 22: Fans of Colombia display a banner from Andres Escobar, who was murdered after the World Cup 1994, during the FIFA World Cup group d match between Colombia and Tunesia on June 22, 1998 in Montpellier, France.

Una macchia nella storia, Andres Escobar

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Doveva venire in Italia, al Milan, per sostituire Franco Baresi, ormai a fine carriera. Invece lo hanno ammazzato per un autogol. Su quella partita i cartelli della droga colombiana avevano scommesso forte. La Colombia doveva vincere. E invece ha perso. Per quella palla che è finita nella sua porta. E lui ha pagato con la vita. E’ la storia di Andrés Escobar, difensore dell’Atletico Nacional, la squadra della città di Medellin, e della Nazionale. Escobar gioca i Mondiali di Italia 90 e viene convocato, quattro anni dopo, per il Mondiale negli Usa. Ma la Colombia è dilaniata da una guerra che vede contrapposti i grandi cartelli della droga. Succede di tutto, morti, rapimenti. Il terrore è di casa. Nonostante questo, arriva a dire la sua anche Pelé. “La Colombia – dice – è la mia favorita per diventare campione del mondo”. La nazionale dei Cafeteros, nelle gare di qualificazione al Mondiale Usa, ha addirittura sconfitto (0-5) l’Argentina al Monumental di Buenos Aires.

 (Photo by Beate Mueller/Bongarts/Getty Images)

(Photo by Beate Mueller/Bongarts/Getty Images)

Il Paese, però, è una polveriera. Pablo Escobar, re incontrastato del narcotraffico e “patron” dell’Atletico Nacional, quando è rinchiuso nel carcere di Medellin, riesce addirittura a organizzare una partita della Nazionale dentro la prigione (a dimostrazione della sua forza). Però, qualche mese dopo, durante un tentativo di fuga, viene ucciso dalla polizia. E questo scatena la sete di vendetta dei rivali. Si organizzano i “Los Pepes”, acronimo di “Perseguitati da Pablo Escobar”, che si macchiano di terribili delitti ai danni di parenti e amici dell’ex boss. E i “Los Pepes” si appoggiano ad altri narcotrafficanti che diventano sponsor dell’America di Calì (altra città colombiana). E non sono da meno gli uomini de “Il Mexicano”, che invece foraggia ancora un’altra squadra, i Millonarios di Bogotà.

Mentre la squadra è negli Usa, l’aria è pesante, ma si gioca. Nel primo incontro, la Colombia è sconfitta (3-1) dalla Romania.  E ora, per andare avanti, deve battere gli Usa. La Colombia ha varie occasioni per segnare ma non ci riesce. Invece, su un cross basso e teso arrivato in area, Andrés entra in spaccata. Vuole mettere la palla in corner e invece è autogol. La gara finisce 2-1 per gli States e la Colombia torna a casa. Il clima è terribile, i giocatori vengono invitati a restare a casa. Invece Escobar, la sera del 1 luglio, va al ristorante. Incontra amici e tifosi, si scusa per l’autorete. Ma non basta. Quando esce ci sono i killer ad aspettarlo. “Complimenti per l’autogol”, gli grida uno. E parte una raffica di mitra. Sei colpi che lo prendono alle spalle. Inutile il trasporto in ospedale. Al suo funerale vanno in 150 mila. L’anno dopo viene arrestata un’ex guardia del corpo. Si prende 43 anni di galera, ma ne sconta solo 11. Solo 4 anni dopo finisce in carcere un capo del “Cartello di Calì”. Era sua l’auto usata dai killer per la fuga. A distanza di anni, la Colombia (dove comunque non mancano i problemi) ha sconfitto i trafficanti. Il centro sportivo di Medellin è intitolato a Andrés Escobar.

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