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DDD Story – Falcao dalla Roma all’Inter? La mamma chiama il figlio, Andreotti chiama Milano…

PORTO ALEGRE, BRAZIL - OCTOBER 03: Paulo Roberto Falcao coach of Sport during the match between Internacional and Sport as part of Brasileirao Series A 2015, at Estadio Beira-Rio on October 03, 2015, in Porto Alegre, Brazil. (Photo by Lucas Uebel/Getty Images)

La storia corre sul filo del telefono. Fra Roma e Milano.

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Siamo nel giugno 1983. Ci sono le elezioni per il rinnovo del Parlamento. I politici, tutti, sono impegnati in campagna elettorale, neanche un voto va lasciato per strada. La Roma ha appena vinto lo scudetto con 43 punti, davanti a Juve (39) e Inter (38). Il bianconero Platini ha vinto la classifica dei cannonieri. Che cosa succede? La notizia “bomba” arriva da Porto Alegre, in Brasile, dove è in vacanza Paulo Roberto Falcao, centrocampista dei giallorossi, 30 anni da compiere a ottobre, chiamato “l’ottavo re di Roma”. Dice: “Lasciare Roma è stato un trauma, il prossimo anno giocherò nell’Inter”. I giornali sparano titoloni. I tifosi romanisti sono infuriati, quelli dell’Inter sognano. Sotto la Madonnina il presidente nerazzurro, Ivanoe Fraizzoli, vuole rinforzare la squadra e puntare allo scudetto. Mette la campagna acquisti in mano a Sandro Mazzola, che si accorda con Falcao. Il giocatore firma, è tutto a posto. A posto un bel niente. Giulio Andreotti, deputato Dc fin dalla Costituente, che a Roma ha la sua base elettorale, sa che questo trasferimento gli farà perdere consensi. Lui, poi, è anche tifoso giallorosso. E pensa che bisogna tentare l’impossibile. Intanto provano con la signora Azise, madre di Falcao, che è rimasta nella capitale. E’ una donna molto religiosa. Le fanno credere che anche Papa Wojtyla vorrebbe che il giocatore restasse a Roma. “Signora – le dicono – non vorrà mica dare un dispiacere al Santo Padre”. E lei, è naturale, telefona al figlio.

 (Photo by Alexandre Schneider/Getty Images)

(Photo by Alexandre Schneider/Getty Images)

Un’altra telefonata, di cortesia, la fa Ivanoe Fraizzoli, al presidente della Roma, Dino Viola. Lo informa dell’accordo raggiunto con Falcao, che è ancora sotto contratto. E, pertanto, un’intesa fra Inter e Roma va per forza trovata. Il presidente Viola, al telefono, fa scena muta. Ascolta e basta. Poi chiama Franco Evangelisti, il braccio destro di Andreotti, che si ricorda, da politico navigato quale è, di tutti gli affari di Fraizzoli. Il presidente dell’Inter è a capo della Fabbrica Italiana Uniformi Civili, che ha ereditato dal padre. Fraizzoli fornisce uniformi a mezza Italia, ai vigili urbani, ai commessi negli uffici, ad avvocati, giudici, personale degli alberghi, hostess di aerei e marinai di tutte le navi. Le divise sono il suo business e Andreotti lo sa. E lo chiama. Che cosa dice il potente Giulio al mite Ivanoe? Ufficialmente resta un mistero. Fatto sta che, subito dopo, in lacrime, il presidente dell’Inter chiama nel suo ufficio Mazzola, il direttore Beltrami e la moglie Renata: “Ho ricevuto una telefonata da molto, molto, molto in alto. Falcao non possiamo prenderlo. E non chiedetemi perché. Tanto avete capito”. Mazzola prende il contratto e lo strappa. I tifosi dell’Inter sono delusi. Quelli della Roma esultano. Esulta anche Andreotti, ricoperto da un mare di preferenze che lo portano a fare il ministro, il mese dopo, nel primo governo Craxi. Non solo. Viene riconfermato al Senato il suo braccio destro, Evangelisti. E viene eletto, sempre con la Democrazia Cristiana a Palazzo Madama, anche Dino Viola, presidente della Roma. A Milano, Fraizzoli resta in carica ancora un anno e poi cede l’Inter a Pellegrini. E non sentirà mai più una telefonata di Andreotti.

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