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BELFAST, DONNE E ALCOL

DDD Story – George Best, la sintesi del derby fra il suo United e i Beatles di Liverpool

Manchester United player George Best during a match against Northampton Town, UK, 7th February 1970.  (Photo by Joe Bangay/Daily Express/Getty Images)

Poeta del calcio a Manchester, quinto Beatle a Liverpool

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Per tutti era il “quinto dei Beatles”. Se la band di Liverpool si è affermata nel mondo con musica e canzoni, lui è diventato famoso per le sue stravaganze, i capelli lunghi, le basette fole, i pantaloni a zampa d’elefante. E, naturalmente, i gol. George Best nasce nel 1946 in un quartiere popolare di Belfast, in Nord Irlanda, figlio di due operai protestanti. Viene ammesso  a una prestigiosa scuola di rugby, ma lui preferisce il calcio. Lo prendono al Manchester United. A 19 anni vince un campionato inglese, segna quattro gol al Benfica e si porta a casa il Pallone d’oro. Nel campionato 1967-68 gioca la sua migliore stagione e porta il Manchester a vincere la sua prima Coppa dei Campioni (è anche la prima di una squadra inglese), ma la sera prima della finale, George non si trova. Si era imboscato per passare la notte con una ragazza.

 (Photo by Aerpix/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)

Le donne e l’alcol sono il suo chiodo fisso. “Ho speso un sacco di soldi per queste passioni, tutti gli altri li ho sperperati”, racconta a un giornale. Poi, nel 1969, decide di dare un taglio a questo andazzo. “Ma – dirà - sono stati i venti minuti peggiori della mia vita”. Dichiara di aver sedotto almeno duemila ragazze e di essersi accompagnato con sette Miss Mondo. Continua a giocare. Colleziona anche insuccessi ma sa segnare gol incredibili. Riceve inviti in tutto il mondo, cerca di imporre anche un suo marchio. Tanti ragazzi lo imitano, soprattutto nel vestire. Più difficile imitarlo sul campi di calcio. Un giorno, è il 1976, si sfidano Irlanda del Nord e Olanda. Dopo cinque minuti, Best prende la palla, salta un uomo, un altro, un altro ancora. Potrebbe puntare la porta, ma torna al centro del campo. Arriva davanti a Cruyff, gli fa una finta, poi un tunnel. Poi calcia via il pallone e gli dice: “Tu sei il più forte di tutti, ma solo perché io non ho tempo”.

Lo United lo mette ancora fuori rosa perché lui perde il treno (la squadra andava in trasferta a Londra) ma Best non si dispera: passa un weekend con una bella attrice. E subito dopo, espulso e squalificato dopo una partita con il Chelsea, scappa con Carolyn Moore, Miss Gran Bretagna in carica. Però a soli 28 anni, deve lasciare il calcio che conta e comincia un lungo girovagare. Gioca in Sudafrica, poi negli Stati Uniti. Poi torna nel regno Unito perché gli scozzesi dell’Hibernian gli fanno un contratto a gettone. Ma mentre la squadra lotta per non retrocedere, lui passa le sere con i nazionali francesi di rugby, a Edimburgo per incontrare le Scozia. Nel novembre 2005 il mondo dello sport è sconvolto da una foto pubblicata da un giornale inglese. Si vede Best, sdraiato su un letto d’ospedale, quasi irriconoscibile, pieno di tubi e cannucce. Il titolo è un pugno allo stomaco. “Non morire come me”, dice l’ex campione, ridotto così dall’alcol. I suoi funerali richiamano a Belfast tutto il calcio europeo. La sua città gli ha intitolato l’aeroporto. Nel primo anniversario della morte, sono state emesse, in Irlanda, un milione di banconote da 5 sterline con la sua immagine.

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