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SEMPRE CONTRO CORRENTE

DDD Story – Gianni Rivera, l’abatino fra gol e no-vax

ROME, ITALY - JUNE 21:  (L-R) The Mexico Ambassador Carlos Eugenio Garcia De Alba, Gianni Rivera and FIGC President Gabriele Gravina pose during the Mexico 70 World Cup 50th anniversary ceremony at the Mexican embassy on June 21, 2020 in Rome, Italy.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Calcio e dualismi, polemiche e politica, film, frasi celebri, fino al vaccino...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

La scena, memorabile, è del 20 maggio 1973. La Domenica Sportiva invita tutta la squadra del Milan in trasmissione. E’ in testa alla classifica e in quel giorno si gioca l’ultima di campionato. Ma i rossoneri perdono a Verona e lo scudetto va alla Juve. L’imbarazzo in studio è totale. Il conduttore, Alfredo Pigna, cerca di sciogliere il gelo con una battuta: “E’ proprio vero che la palla è rotonda”. Nessuno risponde. L’allenatore, Nereo Rocco, resta imbambolato. Prende il microfono Gianni Rivera: “Diciamo pure che la palla è rotonda, ma diciamo anche che rotola sempre dalla stessa parte”. In riferimento, chiaro, è alla Juventus e alla classe arbitrale. Nascono polemiche furenti con Concetto Lo Bello (allora principe indiscusso delle giacchette nere) e per Rivera piovono squalifiche. Il ragazzo (allora aveva 30 anni) saprà rifarsi perché nello stesso anno la Nazionale italiana va a vincere contro l’Inghilterra a Londra e il ct inglese, Alf Ramsey, dichiara: “I quattro giocatori italiani più forti sono Rivera, Rivera, Rivera e Rivera”.

 (Photo by Keystone/Getty Images)

Numero 10 del Milan dal 1960 al 1979, ha sempre remato controcorrente. Nasce povero (figlio di un ferroviere e di una casalinga) ad Alessandria, sotto i bombardamenti. Debutta giovanissimo con i”grigi”. Lo vede Gipo Viani che lo consiglia al presidente Rizzoli. E questi dirà: ”Mi ha fatto spendere un sacco di soldi per un ragazzino che non so neanche come si chiami”. Ma sono soldi spesi bene. I giornali lo mettono spesso sulla graticola ma lui tira diritto, anche quando Gianni Brera scrive: “Non sa correre, non è un podista. Per me è un mezzo grande giocatore”. Poi lo chiama “abatino”, un termine settecentesco per definire un uomo elegante, ma fragile. In Nazionale prima litiga con Picchi (che preferiva il catenaccio) e poi comincia il dualismo con Mazzola (nella storia la famosa “staffetta” nella finale Italia-Brasile, ai Mondiali del 1970, con Rivera mandato in campo negli ultimi 6 minuti). Con la maglia azzurra gioca quattro campionati del Mondo, con il Milan vince campionati e Coppe Campioni. Nel film “Eccezzziunale… veramente”, per il personaggio Donato (Diego Abatantuono) è “il profeta del calcio mandato direttamente da Dio”. Quando smette diventa dirigente del Milan. Ma nel 1986 arriva Silvio Berlusconi. I due non vanno d’accordo. L’anno dopo, nel 1987, entra in Parlamento, con la casacca della Democrazia Cristiana. Aderisce al centro-sinistra e viene rieletto per altre tre volte.

Nel 2001 viene candidato alla Camera nel collegio Milano 1 proprio contro Berlusconi. Vince il Cavaliere. Poi, nel 2005, è ancora eletto al Parlamento europeo. Nel 2011, con grande sorpresa di tutti, sostiene Letizia Moratti (centro destra) alle elezioni a sindaco di Milano e forse porta a casa la sua più cocente delusione. I milanesi gli riservano soltanto 20 (venti) preferenze. Nel 2017, a 74 anni, si iscrive al corso allenatori e prende la patente. Non solo, due anni fa prende anche il patentino Uefa. ”Non è mai troppo tardi”, dice. Torna a far parlare di sé nel mese scorso. A Porta a Porta dichiara di non volersi vaccinare contro il Covid-19 e scatta la reprimenda di Bruno Vespa. Ma l’ex Golden Boy, anche stavolta, non poteva che andare contro corrente.

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