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E FU DERBY ANCHE FRA GIPO VIANI E NEREO ROCCO...

DDD Story – José Altafini, il “coniglio” capace di fare 4 gol in un derby

DDD Story – José Altafini, il “coniglio” capace di fare 4 gol in un derby

C'era una volta il gol alla Altafini...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Decisiva è un’amichevole fra Inter e Brasile, a San Siro, con i verdeoro che si preparano ai Mondiali di Svezia, nel 1958. Nel Brasile gioca un ragazzo che tutti chiamano “Mazola”, con una sola “z”. Chi è? Si chiama José Joao Altafini, non ha ancora vent’anni, gioca nel Palmeiras, la squadra degli italo-brasiliani (i suoi genitori, Gioacchino e Maria, sono emigrati dall’Italia ma senza trovare fortuna). Nello spogliatoio del Palmeiras c’è una foto del Grande Torino e i dirigenti trovano, nella faccia di Altafini, tante somiglianze con i grande Valentino. Di qui il soprannome, anche senza una zeta. Quel giorno di Inter-Brasile allo stadio ci sono Gipo Viani e Nereo Rocco (direttore sportivo e allenatore del Milan). Vedono Altafini e lo vogliono in rossonero. Per 135 milioni l’affare si fa. “Mazola” gioca e vince quel Mondiale al fianco di Pelé e, di ritorno dalla Svezia, si veste di rossonero. Nel 1960 segna quattro gol in un derby (vince il Milan 5-3) e nei sette anni in rossonero Altafini porta a casa due scudetti.

 (Photo by Juventus FC - Archive/Juventus FC via Getty Images)

Sul suo ruolo al Milan hanno visioni diverse Viani e Rocco. Viani (uno dai modi bruschi, chiamato lo “sceriffo”) scopre Altafini una sera in un night, il giocatore si nasconde dietro un divano ma viene scoperto. Da allora, per Viani, sarà sempre un “coniglio”. Rocco, che parla solo in triestino, invece dice: “El xe un gran zogador”. Arriva la finale di Coppa Campioni, nel 1963, e il Milan è sotto di un gol contro il Benfica. Rocco ha bisogna di una scossa e chiama Altafini: “Ciò, Josè, el ga razon Gipo, ti xè un conejo”. Altafini capisce il messaggio, entra e fa due gol, portando a Milano la coppa. L’attaccante rossonero fa parlare anche i settimanali di gossip. Si innamora di Annamaria Galli, moglie del suo compagno di squadra, Paolo Barison (la coppia ha già tre figli). E lo “scandalo” arriva mentre l’Italia è già divisa sull’unione fra Fausto Coppi e Giulia Occhini, la “dama bianca”.

Nel 1965 Altafini passa al Napoli per far coppia con Omar Sivori. Ci resta sette anni, realizzando gol a raffica. Nell’estate 1972, a 34 anni (allora la carriere erano più brevi) lo prende la Juventus. I tifosi napoletani non gradiscono e lo ribattezzano “core ‘ngrato”. Data l’età, alla Juve lo mettono in panchina, (titolari sono Pietro Anastasi e Roberto Bettega), ma “Mazola” ribalta spesso il risultato pur entrando a gioco in corso e i giornali si inventano il “gol all’Altafini”, ovvero segnato da chi entra dalla panchina. In bianconero conquista altri due scudetti (in totale 216 gol in 459 partite in serie A) per finire la carriera in Svizzera. Meno fortuna ha in Nazionale. Escluso dal Brasile perché giocatore italiano, viene escluso anche dall’Italia che, dopo la batosta ai Mondiali del Cile, chiude la porta agli “oriundi”. Finito di giocare, Altafini diventa commentatore televisivo. “Ma ora non mi vogliono più – dice – perché la raccomandazione ha battuto la competenza. Preferiscono le ragazze giovani, con belle tette”. A 83 anni, l’ex goleador lavora ancora, fa il rappresentante per una società di campi sintetici. “Per forza – spiega –. Ho solo la pensione sociale di 700 euro al mese, non ho mai pensato ai soldi. E non li ho fatti”.

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