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DDD Story – Ronaldo, il Fenomeno con la faccia da bambino

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Ronaldo arrivò all’Inter a 21 anni

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Arriva a Milano in pompa magna, fra flash, titoloni e interviste. Ma il suo debutto è ricordato solo con qualche trafiletto. Per forza, è il 31 agosto 1997 e qualche ora prima, a Parigi, è morta Diana Spencer, moglie (separata) dell’erede al trono Carlo d’Inghilterra. La sua auto (è con il suo compagno, Dodi Al–Fayed e l’autista) è finita contro un pilastro in un tunnel sotto la Senna. Ronaldo Luis Nazario de Lima, attaccante dell’Inter, affronta la prima di campionato contro il Brescia. La partita si mette male, segnano prima gli ospiti. Poi ci pensa Recoba (due gol) ad aggiustare le cose.

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In quel campionato (1997-98) gli occhi sono tutti per lui. Nasce in un quartiere povero di Rio de Janerio il 18 settembre 1976 (e prende il nome di Ronaldo dal medico che assiste la madre nel parto), ma viene registrato all’anagrafe solo il giorno 22. Fa niente. Lui si diverte a festeggiare due compleanni. Debutta nel Cruzeiro, passa nel 1994 in Olanda al PSV e poi al Barcellona nel 1996. Ma l’anno dopo l’Inter lo vuole fortemente e paga al catalani la clausola di rescissione: 48 miliardi di lire. Moratti, oltre a Recoba, gli affianca il Cholo Simeone, il brasiliano Ze Elias, il francese Cauet e l’ala destra Moriero. Ronaldo va a mille. Quel campionato finirà, di fatto, il 26 aprile 1998, con l’Inter sconfitta dalla Juve dopo un rigore negato proprio per un fallo sul Fenomeno. E sono in tanti a sostenere che, proprio da quel rigore negato siano nati i sospetti che hanno portato poi, nel 2006, al processo di Calciopoli e alla retrocessione della Juve in serie B.

Comunque Ronaldo gioca nell’Inter fino al 2002 anche se due gravi infortuni (nel 1999 e nel 2000) lo tengono a lungo lontano dal campo. Quindi chiede di essere ceduto al Real Madrid. Il calcio italiano perde i suoi dribbling, i suoi doppi passi. “Era immarcabile – dice Fabio Cannavaro – perché al primo controllo ti superava, al secondo ti bruciava, al terzo ti umiliava. Sembrava un extraterrestre”. E lo scrittore catalano Manuel Vazquez Montalban: “E’ un ragazzo con il fisico da pugile e i piedi di Fred Astaire”. In Spagna, con i blancos, continua a segnare (104 gol in 177 partite) e nel gennaio 2007 torna in Italia, al Milan. Segna nel derby e Moratti, in tribuna, gli fa il segno dell’ombrello. Poi, nel 2008, il ritorno in Brasile, al Corinthians. Con la maglia verdeoro gioca quattro Campionati del Mondo. Nel 1994 in Usa (convocato ma non scende mai in campo). In Francia, nel 1998, prima della finale, ha le convulsioni, sta male, viene tolto dalla formazione e poi inserito all’ultimo. E’ la Francia che vince e lui, tornato in Brasile, fatica a scendere la scaletta dell’aereo. Che cosa è successo? Mistero. Perché il Fenomeno si riprende e con una sua doppietta il Brasile vince la finale contro la Germania nel Mondiale in Giappone (2002). C’è anche al Mondiale 2006. Poi la decisione di smettere e trasferirsi in Spagna, dove è proprietario del Real Valladolid.

Il Fenomeno, che ha conservato la faccia da bambino di quando debuttò con l’Inter, ha una vita familiare movimentata. Riconosce quattro figli avuti da tre donne diverse ma, alla nascita dell’ultimo, (avuto da una relazione con una modella) decide di sottoporsi all’operazione di vasectomia. Lui, una via di mezzo fra Maradona e Messi. Lui, novello Cristo redentore del Corcovado (in una pubblicità della Pirelli) adesso è molto, molto ingrassato. Fa niente, lo ricordiamo con quella faccia da bambino e i suoi gol.

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