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IL DERBY DELLA SETTIMANA – Frappart, l’arbitra che ha sconfitto le proteste

I derby della settimana nella rubrica di Consuelo Motta

Stephanie Frappart arbitra egregiamente Juventus-Dinamo Kiev, riduce al minimo le proteste dei giocatori e viene lodata. Stupisce ancora il fatto che una donna può essere brava come un uomo

Consuelo Motta

Passata agli annali dopo aver diretto la finale di Supercoppa europea Chelsea-Liverpool nel 2019, Stephanie Frappart torna alla ribalta dopo aver arbitrato Juventus-Dinamo Kiev, prima volta per lei, e per una donna, in Champions League.

Stephanie Frappart (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Stephanie Frappart (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Il derby di cui voglio parlare oggi è quello che abbiamo tutti noi con i nostri limiti. La Frappart è un’arbitra famosa (il termine “arbitra” esiste, al contrario di altri femminili riadattati, che vi piaccia o meno). La 37enne francese arbitra regolarmente in Ligue 1, è molto stimata, e ha vinto il Globe Soccer Awards come miglior direttore di gara del 2019.

Come riporta il Corriere, la Frappart inizia ad arbitrare sin da ragazzina, ispirandosi a due grandi pioniere: l’arbitra svizzera Nicole Petignat, prima donna a dirigere una gara in coppa UEFA nel 2003, e l’arbitra tedesca della Bundesliga Bibiana Steinhaus. Un percorso non sempre agevole. Durante la sua scalata, la francese ha affrontato anche sessismo e cattiveria. Un episodio del 2014 vuole che, durante una gara di Legue 2, qualcuno in campo le chiese se voleva essere chiamata madame o monsieur. “Fai tu: a cosa pensi che somigli di più?”, la risposta.

Attraverso tutte le difficoltà ha fatto carriera, ha avuto successo, e oggi raccoglie i frutti del suo lavoro. In Juve-Dinamo Kiev la Frappart ha arbitrato molto bene, ha consultato il VAR quando necessario, ha tenuto saldamente le redini della partita, ha preso decisioni importanti, come il rigore non concesso agli ucraini. Delicata e decisa, nella direzione di gara e in quella dei restanti membri del quartetto arbitrale, tutti uomini. E, come qualcuno ha fatto ben notare, le proteste da parte dei calciatori si sono ridotte al minimo. Rispetto verso il gentil sesso? Fiducia verso un ottima professionista? Non ci è dato saperlo, ahimè.

Oggi è un’avanguardia avere delle donne tra gli arbitri professionisti. La priorità, quindi, è quella di iniziare a sdoganare certi pregiudizi. Un buon direttore di gara non si definisce dal sesso, ma dal fatto stesso di essere un buon direttore di gara. E finché ci troveremo qui a lodare una donna perché riesce a fare, tra l’altro particolarmente bene, le cose che fa anche un uomo, saremo ancora agli albori della civiltà.

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