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L’EDITORIALE DI MAURO SUMA – Il Milan canta spensierato, fra il gol di Leao e il palo di Niang

Opinioni e spunti di riflessione

Redazione DDD

Il Milan che canta "on fire" in pullman a qualcuno ricorderà il Napoli di "Un giorno all'improvviso" sul prato del San Paolo sotto la curva dei propri tifosi alla fine delle partite. E' un Milan che rischia di sentirsi dire, come veniva detto a quel Napoli arrivato secondo in albergo a fine stagione, che non si fa, che non va bene cantare troppo presto, che serve solo a caricare gli avversari eccetera eccetera. Forse, ci sta. E' un rischio che si corre. Probabilmente però il Milan non ha paura di sentirselo dire. I ragazzi del Milan non hanno avuto paura di tirare dritti, quando gli hanno detto che facevano bene solo per grazia ricevuta, un po' perché non c'era gente allo stadio e un po' perché c'era Ibra, o per i rigori, o per quello che volete voi. E non avranno paura adesso, che verranno accusati di eccesso di euforia. Anche perchè le accuse serviranno a sfogarsi, a chi aveva già fatto il de profundis ai ragazzi del Milan, prima del tempo. Ancora prima di Sassuolo-Milan c'era chi sosteneva che senza Ibra il Milan avrebbe perso il derby e che quindi il diritto di sentirsi capolista spettava all'Inter. Parere sotto media, avventato: il Milan senza Ibra ha il doppio della media punti dell'Inter senza Lukaku e della Juventus senza CR7. Basta controllare.

Ancora prima di Sassuolo-Milan c'era chi godicchiava tra il Milan disperato e il Milan decimato, per le tante assenze fra i titolari di prima fascia. E soprattutto aveva ancora diritto di cittadinanza quella specie di bestialità tecnica per cui Leao sarebbe "come Niang". E se non si capisce la differenza fra il gol di Leao a Reggio Emilia, non lo avesse fatto sarebbe stata una svolta choc della partita al pronti-via, e il palo di Niang a Barcellona, è un peccato. Per chi non la capisce. La differenza tra l'insostenibile leggerezza di Leao e la pesantezza tecnica di Niang è lì da vedere, è sotto gli occhi di tutti. Leao fende l'aria e se ne va, Niang discuteva con l'aria e a volte erano discussioni sterili. Insomma, tutti a far la predica e il funerale intempestivo al Milan. Tutti a pensare di portarli a spasso e a tenerli a bada i ragazzi del Milan. Ma i ragazzi che cantano sul pullman, in realtà, poi sul campo, hanno la faccia da schiaffi. E a spasso ci vanno da soli. E quando qualche solone politicamente corretto sembra avergli fatto la morale definitiva, loro non prendono appunti. Ma fanno il sorrisetto di circostanza e tirano dritti. Per la loro strada e per le loro canzoni sul pullman. Che sono leggere, proprio come leggero e spensierato è il Milan in campo.

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